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Procida non è solo “L’isola di Arturo” ma tempio della contemporaneità antica

È patria di personaggi illustri come Giovanni da Procida e celebre scenario del romanzo di Elsa Morante

Procida è la Capitale italiana della cultura per l’anno 2022 ed è un isolotto delizioso del Golfo di Napoli. Comunità molto ricca e operosa, già nel Medioevo aveva famiglie dotate di ingenti patrimoni. Ci sono famiglie di armatori, c’era una piccola flotta. Ha tutte le sembianze di una Repubblica marinara.

Le 10 finaliste capitale italiane della cultura Ecco l’elenco delle candidate finaliste, audite dalla commissione ministeriale negli scorsi giorni, da cui è stata scelta Procida, che succederà a Parma Capitale della Cultura italiana 2020 poi prorogata al 2021: Ancona, Bari, Cerveteri, l’Aquila, Pieve di Soligo (Treviso), Procida (Napoli), Taranto, Trapani, Verbania, Volterra.

Città natale di personaggi illustri come Giovanni da Procida (XIII sec.) medico della Scuola Salernitana, diplomatico e uomo politico legato alla dinastia sveva degli Hohenstaufen e uno dei familiares di Manfredi.

Dopo la caduta della dinastia sveva, fu protagonista dei Vespri Siciliani. Procida è anche la patria del politico Antonio Scialoja (1817–1877) che fu insigne economista e accademico. A lui si deve l’ordine del giorno che il 4 agosto 1870 autorizzò il governo ad armarsi per fronteggiare gli effetti della guerra franco-prussiana, legittimando così a livello parlamentare la presa di Porta Pia del successivo 20 settembre.

Michele De Jorio

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Ma Procida ha dato al mondo ben altro: il primo codice marittimo della storia fu scritto da un procidano, Michele De Jorio, nato nel 1738. La sua opera è fondamentale per chiunque voglia intraprendere studi di diritto marittimo, anche ai giorni nostri. Il Codice De Jorio è composto da 4 tomi e complessive 2411 pagine. De Jorio era un eclettico sia in campo economico, sia in quello giuridico. In economia, era fisiocratico quando parlava dell’agricoltura, mercantilista quando accennava alla bilancia commerciale, fautore di una conciliazione tra liberismo e protezionismo quando si occupava di traffici. Un altro esponente della famiglia De Jorio fu Andrea. Archeologo ed entomologo, celebrato negli atenei americani e totalmente sconosciuto in Italia. Eppure si tratta di un procidano che influì molto sull’evoluzione della napoletanità. Esistono centinaia di libri sulla mimica napoletana che parlano di gestualità, di corna, di mani messe in determinati modi, ma il primo in assoluto, scritto su basi storiche scientifiche, e divinamente illustrato, fu redatto da Andrea De Jorio nel 1832.

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Un Antipapa

Infine Procida vanta un Antipapa. Il celebre Giovanni XXIII – al secolo Baldassarre Cossa (XV sec), fino a poco tempo fa considerato pontefice legittimo. Nacque secondo alcune fonti ad Ischia ma da una famiglia di mercanti procidani. Ebbe grande influenza sotto il pontificato del debole Alessandro V, cui successe nel 1410. La Francia, l’Inghilterra e molti stati italiani e tedeschi ne riconobbero la legittimità, da altri negata. Il Concilio di Costanza, dopo alcune drammatiche vicende, lo sospese e lo depose (1415). A lungo prigioniero, nonostante avesse accettato la sentenza del concilio, fu liberato per ordine di Martino V. La sua tomba, nel battistero di Firenze, è opera – tra gli altri – di Donatello.

L’isola di Arturo”

Nel 2022 in programma 
44 progetti culturali, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali, 8 spazi culturali rigenerati.
Cinque le sezioni del programma: 
– Procida inventa con mostre, cinema, performance e opere site specifiche
– Procida ispira e l’isola diventa fonte d’ispirazione
Procida include. Progetti di inclusione sociale
– Procida innova. Progetti che promuovono il rapporto tra cultura e innovazione
Procida impara. Progetti che promuovono il rafforzamento di una comunità educante

Il primo porto dell’isola è di fattura micenea e si trova sull’isolotto di Vivara. L’incubo del turismo di massa c’è. Qui sono abituati a lasciare le chiavi attaccate alla porta, le bici senza catena. Procida è gelosa delle sue tradizioni e vorrebbe puntare sul turismo di qualità, sul fascino selvaggio e sulla genuinità dell’isola. Un fascino a cui non rimase indifferente Elsa Morante che nel 1955, all’ombra dell’agrumeto nel giardino dell’allora Albergo Eldorado, ebbe l’ispirazione per il romanzo che due anni dopo le valse il Premio Strega: “L’isola di Arturo”

Ambientata negli anni Quaranta, “L’isola di Arturo” è la storia di un ragazzo orfano di madre che trascorre l’adolescenza nella sua isola natia, nutrendosi di sogni e aspettando ciclicamente il ritorno del padre girovago, una figura idealizzata come gli eroi delle sue storie. Nel libro Procida non è mai nominata ma è descritta nei minimi particolari: dalla spiaggetta dell’asino alla Piazza dei Martiri. Il giardino di Elsa era l’albergo Eldorado che fu costruito alla fine dell’Ottocento ma divenne popolare soprattutto negli anni Cinquanta quando vi alloggiarono Vasco Pratolini, Alberto Moravia e appunto Elsa Morante che, beneficiando della splendida vista sul mare e la frescura nel giardino di limoni, s’immerse freneticamente nella scrittura.

Il postino” di Troisi

Liberamente ispirato da Il postino di Neruda, romanzo firmato dal cileno Antonio Skàrmeta, Il postino è il racconto di un’estate, di un incontro, di due esistenze  – quella di un Pablo Neruda in esilio e di un semplice postino, Mario Ruoppolo – che, all’apparenza inconciliabili, si intersecano, trovando nella poesia un punto di contatto.

Pur mantenendo il potente carattere poetico ed evocativo del libro da cui è stato tratto, il film, diretto nel 1994 da Michael Radford e da Massimo Troisi, presenta numerose differenze rispetto allo scritto di Skàrmeta: cambiano le parole dei personaggi e il finale stesso, così come varia completamente anche il contesto storico ma resta un gran bel capolavoro della cinematografia italiana.

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