LE OPINIONI

IL COMMENTO Abbiamo due papi, ma trasformiamo in mostro un sacerdote

Quante volte siamo stati accolti, consolati, compresi dopo aver confessato il più orribile dei nostri peccati. Eppure non hanno giudicato, non hanno infierito, anzi hanno cercato di farci vedere le cose sotto un altro punto di vista e hanno compreso, la debolezza, la nostra, quella che ha preso il sopravvento sulla ragione, sul buonsenso e ci ha fatto smarrire. E allora pronti a chiedere perdono, a lavarci dalla macchia che sporca la nostra coscienza e subito ci sentiamo più buoni fino al prossimo errore. Ci sono stati orrori ben più terribili nei conventi o negli Istituti cattolici e sono stati coperti e quel silenzio, ancora urla e poi mettere alla gogna un sacerdote che ammette la sua colpa e lascia la veste per vivere felicemente la sua nuova vita da uomo libero, e pochi giorni fa leggiamo di un errore commesso, è accaduto e allora? Perché non dovremmo perdonare invece che accusare e additare, non guardiamo la veste che ha sempre indossato, sotto c’è un uomo con i suoi sentimenti e i suoi istinti che sono uguali per tutti anche in quest’epoca che ci vuole robotizzati e privi di emozioni. Potrebbero cambiare le cose, se è vero che l’uomo è soggetto a trasformazione per adattarsi, alle nuove condizioni che lo circondano, sarebbe bene che la Chiesa prendesse coscienza che i tempi sono cambiati.

Lo suggerisce anche il pensiero di Vito Mancuso, a proposito delle regole che la Chiesa impone ai propri sacerdoti sul celibato. E propone, una riflessione sul tema con la saggezza di chi ha approfondito la questione anche dal punto di vista della dottrina e dei testi sacri. Il celibato fa parte delle condizioni d’ingaggio dei preti, quella del celibato non è una condizione strutturale, il sacerdote non è il monaco per cui il voto di castità è costitutivo del codice genetico perché vuole vivere solo a solo con Dio. Per i sacerdoti e i presbiteri, che determinano la loro vita nel servizio della comunità, il nesso con il celibato non è strutturale, ma storico. Nel primo millennio, il celibato nei preti non era obbligatorio. Il Nuovo Testamento parla degli apostoli come uomini sposati, e per secoli i preti hanno avuto una famiglia. Dal secondo millennio il sacerdozio viene modellato sulla struttura del monaco per la progressiva valutazione negativa della sessualità. C’è un secondo motivo, di ordine più politico, il non avere famiglia, rende i preti più controllabili e si evitano tutti i problemi connessi all’eredità dei beni. Ma che senso ha oggi imporre ai parroci il celibato? La Chiesa nel terzo Millennio ha il problema delle vocazioni. In Occidente ci sono pochissimi preti e le vocazioni non sono proprio così splendenti . Molti giovani seminaristi rinunciano alla vita sacerdotale proprio per questa problematica . Ed è per questo un nodo gravissimo da sciogliere, il quale è parte determinante del futuro della Chiesa stessa. E siccome il celibato non è strutturale – Gesù ha scelto i propri discepoli tra persone sposate – è arrivato il tempo di discutere sul serio su questo tema se si vuole che il messaggio spirituale della Chiesa continui a vivere. Nella Chiesa si sta dibattendo intorno ai “ viri probati “, uomini che hanno una famiglia, che hanno dato prova di una vita esemplare e che, se lo richiedono, possono essere ordinati sacerdoti. Uomini scelti tra i laici preminenti che, una volta diventati sacerdote, continuano a mantenersi i loro affetti e i propri legami. Da quello che si può capire il Papà vorrebbe portare delle novità ma non ci sono ancora le condizioni, considerando i problemi di opposizione interna. Rimane così difficile parlare di sesso nella Chiesa, e non solo nella religione cattolica, rimane un tabù per tutte le religioni, o in gran parte. È difficile accettare che un prete possa avere una vita affettiva normale, ma il celibato dovrebbe essere una libera scelta, non è la modalità migliore per vivere la consacrazione del proprio tempo, per qualcuno diventa l’impossibilità di vivere sereni. La Chiesa dovrebbe riprendere i segni del tempi e lavorare su due punti, uno è quello dei “ viri probati”, l’altro riguarda il diaconato femminile, che è strettamente legati. Non ci sono fondamenti biblici che impediscono questo. Sarebbero due segnali che porterebbero ossigeno a una Chiesa che oggi appare come una struttura invecchiata.

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