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I perseguitati

Una notizia apparsa mercoledì 10 tra le pieghe di un giornale, ci dava i risultati di una indagine al sistema tributario italiano nel tempo dal 2000 al 2015. Essa, al di là di confermarmi vecchi sospetti, mi ha procurato un forte sgomento per il pressappochismo con cui viene considerato il cittadino, contribuente, nel sistema Italia. La notizia è questa “tra il 2000 e il 2015, la società Equitalia ha emesso cartelle di pagamento per 1.058 miliardi di euro. Di dette somme, 217 miliardi (dopo essere stati richiesti) sono stati annullati dagli enti creditori; 300 miliardi richiesti a soggetti morti o falliti che, quindi, non si riscuoteranno. Poi il seguito come nel prospetto che si pubblica di lato. Una rapina di 217 miliardi di euro provando ad immaginare i destinatari delle cartelle di cui si stima un 80% di persone semplici, anziane, forse malate che ricevuta la cartella, hanno preso i pochi spiccioli della loro pensione, dal comò nascosti tra la biancheria intima, e hanno pagato. Rinunziando per tale spesa, a qualche altra necessità che ad una certa età si può avere. Succede ancora che non abbiamo neanche finito di leggere una tale notizia, in altra successiva leggiamo che il governo ha messo a posto (per gli azionisti) la vicenda delle banche lasciando senza tutela chi ha visto andare in fumo i risparmi di una vita e, in altre ancora sperperi infiniti nella pubblica amministrazione dei comuni o delle regioni. Ci viene il mal di testa nel renderci conto in che mani versa l’amministrazione dello stato italiano. Il lettore si chiederà, esaminando il campione (2000/2015), come mai è potuto succedere tanto?. La spiegazione non è complessa nè lontana. Come ho scritto altre volte le vicende non succedono per caso. Sono il frutto di azioni che hanno chiare identificazioni. Andiamo all’inizio: anno 2000. Sono andate  a regime una serie di norme che sotto il borioso titolo “testo unico degli enti locali” (D.lgs 267/2000) sostituivano il vecchio testo unico che aveva formato e rodato la classe amministrativa, politica e burocratica, dal 1915 in poi con le varie integrazioni che s’erano succedute. Lo spirito di tale “nuovo compendio” normativo, in sintesi giornalistica, era quello di sottrarre, la gestione della macchina amministrativa dalle mani dei politici (già ci si riempie la bocca solo a dirlo) per affidarla ai funzionari, dopo aver abrogato un reato specifico del codice penale l’art. 324 “interesse privato in atti di ufficio” pietra miliare per punire il malaffare nella gestione della cosa pubblica. Con nuovo compendio (noto come legge Bassanini), la scelta dei funzionari resta al sindaco. Immagini il lettore cosa è potuto succedere negli oltre ottomila comuni italiani a seguito della riforma. Tanti impiegati assunti prima degli anni 60 (molti con la sola licenza di scuola media) o assorbiti dalla soppressione degli enti inutili in cui si era assunti per simpatie politiche, assumevano il ruolo di “funzionario” per anzianità di impiego e spesso senza alcuna preparazione specifica. Bastava l’accordo con i sindacati e, prerogativa italiana, anche gli asini diventavano cavalli. Tanto nessuno controllava pur se il contribuente pagava eserciti di controllori per farlo.  I “funzionari” al momento di formare il bilancio dell’ente, fornivano e forniscono il meglio delle loro capacità. Per fare qualche esempio da un piccolo comune (ampliabile in scala). Per far quadrare le cifre, si iscrivevano partite inesistenti, dando per certo, somme rilevanti da: “contravvenzioni al codice della strada” -molte non avevano nemmeno raggiunto il contravventore-, da “locazioni del patrimonio immobiliare” –spesso inesistente-; da “recuperi tributari” anche per soggetti morti o falliti. E, in conseguenza si confezionavano poi i ruoli tributari per esazioni inesistenti o altro del genere di cui a quel prospetto, che hanno scatenato e scatenano un contenzioso con annullamenti e costi a carico sempre della tasca del contribuente. Chi provava (e lo posso raccontare) ad opporsi a tali bilanci, veniva deriso, sbeffeggiato e non c’era organo che se ne interessasse. Un quadro d’insieme terrificante che se lo si unisce ai risultati delle infinite intercettazioni telefoniche, con amministratori collusi con i propri funzionari, espone una realtà da capogiro. Dove andremo a finire di tale passo? Io credo che siamo già oltre la Grecia. Chi ha letto l’intervista dell’economista Gotti Tedeschi (ex finanze vaticano), ha un quadro abbastanza chiaro del futuro, riuscendo anche comprendere come mai, con il costo del petrolio a 26 dollari al barile, paghiamo la benzina come quando costava ad  € 150. Ad Ischia poi è ancora peggio e sarebbe ora che qualcuno facesse qualche controllo tra i costi alla raffineria e di quelli alla pompa. Cari lettori è necessario correre ai ripari. L’Italia in genere e l’isola d’Ischia in particolare, non può più permettersi una classe di amministratori come quella degli ultimi 15 anni.  Penso, a differenza del mio amico Mizar, che non serve prendersela con chi approfitta di un tale stato di fatto, ma con chi lo consente. acuntovi@libero.it

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