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I resti umani di tre persone nella tomba della Coppa di Nestore

Uno studio interdisciplinare pubblicato sulla rivista “Pios One” e portato avanti da ricercatori dell’Università di Padova e dell’Orientale di Napoli fa emergere la clamorosa e suggestiva scoperta

I resti umani – per l’esattezza i tessuti di 130 ossa – contenuti nella Tomba della Coppa di Nestore non appartengono a un solo individuo, ma a tre differenti persone e sono caratteristiche di almeno tre fasi della vita. A rivelarlo uno studio interdisciplinare effettuato sulle ossa cremate e sul ricco corredo funerario pubblicato sulla rivista “Plos One” e portato avanti – sotto la direzione della Soprintendenza per l’Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Napoli – da un team di ricercatori dell’Università di Padova, dell’Università l’Orientale di Napoli, del Servizio di Bioarcheologia del Museo delle Civiltà di Roma, dell’Università del Kent e de La Sapienza.

«La cremazione 168 della seconda metà dell’VIII secolo a.C. (necropoli di Pithekoussai, Isola d’Ischia, Italia), meglio conosciuta come la Tomba della Coppa di Nestore, – si legge nell’abstract – è ampiamente considerata come una delle scoperte più intriganti dell’archeologia mediterranea preclassica. Una coppa per bere, da cui deriva il nome della Tomba, reca uno dei primi esempi sopravvissuti di scrittura greca, che rappresenta la più antica poesia omerica mai ritrovata. Secondo precedenti analisi osteologiche, la Coppa è associata ai resti cremati di un giovane, di età compresa tra 10 e 14 anni circa al momento della morte. Da allora, una vasta letteratura ha cercato di spiegare l’associazione unica tra l’eccezionalità del complesso del bene funerario, l’evocazione simposica ed erotica dell’iscrizione della Coppa di Nestore con la giovane età dell’individuo sepolto con essa. Questo articolo riconsidera le precedenti valutazioni dei resti combinando la morfologia macroscopica con l’istologia qualitativa e le analisi istomorfometriche dei frammenti ossei bruciati. Questo lavoro rivela la natura mista dell’assemblaggio osseo, identificando per la prima volta più di un individuo umano mescolato a resti faunistici. Questi esiti cambiano radicalmente le precedenti ricostruzioni del deposito di cremazione, riscrivendo la risposta alla domanda: chi fu sepolto con la Coppa di Nestore? ».

E si legge ancora: «Dalla scoperta e dalla prima descrizione della Tomba della Coppa di Nestore, c’è stato un considerevole dibattito sulla natura dei resti osteologici e su chi potrebbero essere collegati. Gran parte di questo dibattito è stato incentrato sulla cultura materiale unica per quanto riguarda l’associazione significativa della Coppa inscritta con un giovane». Lo studio appena pubblicato, invece, fornisce la prova che alcuni dei resti scheletrici bruciati della Tomba della Coppa di Nestore non sono umani, a testimonianza della presenza di resti faunistici mescolati con quelli umani. «Tale evidenza – si legge ancora – corrisponde all’uso di porzioni faunistiche durante il rituale di cremazione, già osservato all’interno della necropoli di Pithekoussai. I nostri risultati indicano la presenza di almeno tre individui umani di età diverse sepolti con la Coppa di Nestore, forse rafforzando la ricostruzione iniziale di Buchner delle tre distinte cremazioni. Anche se non è possibile stimare l’età alla morte di questi tre individui, nessuno di loro sembra riguardare un bambino».  Questo studio contribuisce in modo significativo e porta avanti il dibattito sull’interpretazione del contesto complesso e unico della Tomba della Coppa di Nestore, aprendo a nuove domande sulla natura della o sulle sepolture e sul significato della Coppa e della sua iscrizione ivi sepolta.

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