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Le Iene di Milano e lo sciacallo dell’Epomeo

DI PAOLO CHIARIELLO

Viviamo in un Paese profondamente malato. Un Paese dove la furbizia ha preso il posto dell’intelligenza; il merito ha fatto il suo ingresso nell’ascensore sociale sbagliato e invece di salire è sceso sotto terra lasciando ai piani alti gli amici e gli amici degli amici che gestiscono alcune stanze del potere come se fossero le dependance delle loro magioni padronali. Quanto alle regole, quelle valgono quando decidono che valgono e quando stabiliscono per chi valgono. Poi c’è il mecenatismo pubblico che finanzia il “tengo famiglia”, per cui noi paghiamo e gli altri si raccomandano a vicenda per comandare nelle stanze dei bottoni o per spartirsi un po’ di sottobosco. C’è poi il meccanismo della gogna trasversale,  per cui se non posso arrivare a te sputtano la tua famiglia. Come si fanno certi lavoretti sporchi, chi li commissiona, chi sono i mandanti e soprattutto chi paga per l’esecuzione dei lavoretti sporchi nessuno può dirlo senza avere tra le mani la smoking gun, la pistola fumante. O meglio nessuno vuole dirlo. O meglio ancora c’è chi viene “pagato” per non farlo sapere. Quello che accade a Luigi Di Maio sulla casa abusiva del nonno o sull’operaio in nero del papà, più o meno con le dovute proporzioni è quel che si chiama il metodo Boffo o metodo buffo per le modalità con cui si eseguono ordini padronali sempre allo stesso modo.

Anche ad Ischia, il bel suol d’amore, certe pratiche che si distinguono per porcherie e assenza di clamore non sono rare. Potete chiedere al sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino. Lui è una sorta di ultimo dei mohicani in salsa isolana, che sta assaporando ogni sorta di nefandezza e spregiudicatezza da certi apparati oscuri locali che pur di piegare gli interessi della istituzione che governa in nome del popolo ischitano le provano tutte, anche con i regolamenti di conti trasversali familiari. Come si fa in certe onorate società.  Ferrandino ha denunciato? Sì, pubblicamente. E che cosa è successo? In Compagnia dei Carabinieri c’è troppa compagnia e pochi carabinieri. Il presidio va rafforzato.  Alla Polizia di Stato, chi c’è stato sa che lo Stato è sempre stato lento. Ma è così è una istituzione lenta. E allora? Si continuerà ad assistere all’uso della stampa (“è la stampa, bellezza!” si diceva una volta) come arma di distrazione di massa o come strumento di castrazione  di pochi che si  oppongono ad affari poco leciti. Oramai ci si è abituati al punto che se ne discute al bar come se fossero gli errori arbitrali della partita del Napoli e non un criminale calpestare leggi e etica.

Se non siete anime candide o peggio ancora se non siete dei fessi, credo che non abbiate appresso nulla di quanto non fosse già a vostra conoscenza. A Milano ci stanno le Iene di Quentin Tarantino, a Ischia c’è lo sciacallo dell’Epomeo. La sostanza non cambia, la forma è più rozza per mancanza di cultura e assenza di intelligenza, ma il servilismo verso il padrone locale è davvero inarrivabile. La missione è sempre la stessa. Schizzare fango, schizzare fango, schizzare fango. Qualcosa resta sempre. Per Ferrandino e company, invece, la parola d’ordine era ed è resistere, resistere, resistere. E denunciare sempre. Il giudice non c’è solo a Berlino, ma anche a Ischia. Castigato per motivi organizzativi, ma c’è! Come Dio. C’è!

 

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* GIORNALISTA E SCRITTORE

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