LE OPINIONI

IL COMMENTO Il turismo senza fine

Dal Politecnico di Milano arrivano interessanti indicazioni, che amministrazioni locali attente dovrebbero tesaurizzare e tentare di tradurre in provvedimenti concreti nelle realtà comunali. Incominciamo col citare l’intervento che il Rettore Ferruccio Resta ha scritto il 30 maggio sul Corriere della Sera. Anche lui si accoda alla lunga lista di intellettuali che – come ho avuto modo di scrivere giorni fa- auspicano uno sforzo nazionale per la formazione del capitale umano e cioè dei lavoratori.

Condannato il progressivo disinvestimento nel settore cultura nel corso degli anni, il rettore riconosce però al Governo di aver fatto un passo importante per invertire la marcia, stanziando – per il diritto allo studio e la ricerca – 1,4 miliardi di euro e disponendo l’assunzione di 4.000 nuovi ricercatori. Aggiungo io che, come da art. 88 del Decreto Rilancio, è stato istituito un “ Fondo nuove competenze” di 230 milioni per rimodulare l’orario di lavoro nelle aziende, in modo da finanziare un orario dedicato a percorsi formativi del personale. Sono compresi, nel finanziamento, anche i contributi previdenziali e assistenziali relativi alle ore formative. Il Rettore lancia quindi l’idea di un Patto tra Università, imprenditori e studenti, che stabilisca e finanzi una “dote per il futuro, degli studenti più capaci” da spendere in una delle Università italiane. In altre parole, con opportuni stanziamenti, si vorrebbe assicurare, a questi meritevoli, la copertura delle tasse universitarie, il costo dei trasporti, il costo degli alloggi fuori sede, la messa a disposizione gratuita di hardware e software per la massima connettività. Pensate se studenti universitari ischitani potessero avere queste facilitazioni!

Poi c’è un altro, ancora più interessante, capitolo scritto dal Politecnico di Milano e che riguarda l’isola d’Ischia ancor più da vicino: uno studio interdisciplinare costituito da 3 professoresse e 5 professori, ha sviluppato un modello nuovo e alternativo di offerta turistica. Questi studiosi sono ovviamente partiti dal presupposto che il Covid 19 ha ribaltato la scala dei valori che maggiormente determineranno la domanda turistica (nazionale e internazionale), ponendosi al centro dell’attenzione: sicurezza sanitaria, benessere e sostenibilità. Ciò impone una discontinuità rispetto al passato e ci spinge a ri-articolare i fattori produttivi della catena turistica. Per località già ad alto flusso turistico (come Ischia) si tratterà di allargare a fisarmonica l’esperienza di viaggio, anticipandola ad un “prima” del viaggio e prolungandola nel “dopo” del viaggio. Che significa? Significa che, avvalendosi soprattutto della tecnologia digitale, delle peculiarità territoriali e dei prodotti della terra, l’esperienza turistica incomincia ben prima dell’arrivo fisico nella struttura di accoglienza (albergo, casa vacanza, agriturismo) mediante preliminare informazione sulla storia, paesaggio, economia locale, enogastronomia, iniziative culturali, festival e manifestazioni di cui potrà godere. Poi arriva la vacanza vera e propria e qui dovremo dare conferma delle promesse che avranno convinto il turista a visitarci. Guai a deluderlo e a fargli constatare uno scarto tra “promessa” e realtà. Infine, se tutto sarà andato bene, dovremo impegnarci a mantenere questo rapporto anche nel periodo successivo al viaggio, avendo convinto il turista a ordinare on line i nostri vini, i nostri liquori (quelli genuinamente locali, non le patacche prodotte in serie altrove che di locale hanno a malapena l’etichetta posticcia) le nostre creme termali (l’imprenditore Carmine Bernardo, avvocato, già adesso ha avuto commissionato un ordinativo dalla Russia e ha un rapporto privilegiato con Amazon per il collocamento on line dei prodotti di bellezza di origine termale), i nostri panettoni (visto che ormai siamo capaci anche di questo), delle nostre ceramiche (meravigliosi piatti, mattonelle decorative, suppellettili varie) o le nostre erbe, i capperi e tanto altro o, semplicemente tenendoli aggiornati delle nostre iniziative culturali o dei nostri sforzi di adeguare strutture e infrastrutture per riaccoglierli meglio.

E, a proposito di riaccoglienza, possiamo creare – è sempre il Politecnico a suggerirlo – dei meccanismi di premialità, per cui si accumulano punti-sconti nel tempo. Il turista più viene e meno paga, più acquista prodotti locali on line e maggiori facilitazioni avrà all’atto della nuova vacanza. Questo è il “ turismo senza fine”! Ed è la migliore risposta a chi è scettico sull’allungamento della stagione. La destagionalizzazione certamente deve riguardare un allungamento del periodo come presenza fisica effettiva (da Pasqua a novembre, con qualche puntata a Natale e, soprattutto, a Capodanno) ma può essere intesa anche come “continuazione virtuale”, con una “premessa” e una “coda”, nei modi che abbiamo spiegato. Sono concetti difficili? Utopistici? Non ne beneficerebbero direttamente i lavoratori del comparto turistico perché, comunque, non andremmo ad ampliare in concreto il periodo di apertura e funzionamento delle strutture ricettive. Questo è vero, ma “fidelizzare” i clienti contribuirebbe a stabilizzare il flusso per il futuro e ci metterebbe al riparo da imprevedibili cali di domanda; in secondo luogo, incoraggiare i turisti a consumare anche a casa loro, dopo la vacanza, nostri prodotti, può creare una sana e nuova occupazione, nell’agricoltura e viticoltura per esempio o nei prodotti derivati dal termalismo.

C’è un ultimo importante aspetto, valutato dagli studiosi del Politecnico: l’esperienza derivante da Covid 19, ci ha indotto a intensificare e accelerare il ricorso allo smart working. E questo può portare ad una rivoluzione anche in campo turistico, perché non è più vero che la “vacanza” è un lasso temporale ritagliato in mezzo al lavoro. Noi dobbiamo saper spiegare alle migliaia di nuovi lavoratori dello smart working che turismo non è più solo “pausa” di lavoro. Si può andare nelle località turistiche e continuare a lavorare, praticamente durante tutto l’anno. Si rinfranca il fisico e l’anima non solo quando si riposa e si resta lontani dal lavoro, ma si reintegrano le energie psico fisiche anche lavorando in un luogo più ameno e climaticamente migliore. Dobbiamo saper pubblicizzare questa “rivoluzione” del rapporto lavoro-turismo. E quale località può farlo meglio di questa nostra meravigliosa isola? Adriano Olivetti, negli anni 50, intuì che situare uno stabilimento per macchine calcolatrici nell’area puteolana, sulla costa che secoli prima aveva attratto la nobiltà dell’impero romano, avrebbe posto le premesse per un lavoro di qualità e di benessere. Il progetto fu curato da un’equipe di architetti guidati da Luigi Cosenza e mirò ad un ottimale inserimento della struttura nel paesaggio costiero. All’inaugurazione dello stabilimento, nel 1955, Adriano Olivetti disse: “ Di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno”. Lo smart working può addirittura bypassare fabbriche e stabilimenti e instaurare un ponte diretto lavoratore-luogo turistico. E le aziende , non solo d’Italia, potrebbero addirittura contribuire economicamente, in una sorta di nuovo welfare, alla vacanza-lavoro di quadri e dipendenti. Esiste, già da tempo, la vacanza-studio, adesso è l’ora della vacanza-lavoro. Ischia, se ci sei, batti un colpo!

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