Vi invitiamo a prestare la massima attenzione su quanto stiamo per riferirvi, perché – al netto del fatto che diverse imprese di casa nostra hanno perso l’occasione di racimolare un finanziamento per tirarsi su dopo il disastro del covid-19 – serve a farvi capire come quando si parli di cultura la nostra isola non è minimamente tenuta in considerazione. E, si badi bene, non da un qualsiasi e improvvisato ente di periferia ma proprio dal Ministero della Cultura. E così, prima ancora di addentrarci nel racconto, invertiamo la scaletta e tiriamo da subito le conclusioni: o davvero noi e il nostro patrimonio veniamo considerati come il due di picche o a Roma non capiscono una mazza. Tertium non datur, giusto per concederci anche la citazione latina. Tutto nasce da una iniziativa denominata “Cultura crea 2.0”: si tratta di un incentivo che sostiene la nascita e la crescita di imprese e iniziative no profit nel settore dell’industria culturale, creativa e turistica che puntano a valorizzare le risorse culturali nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. E’ promosso dal Ministero della Cultura e gestito da Invitalia in attuazione del Pon Fesr “Cultura e Sviluppo” 2014-2020 (Asse Prioritario II). Le risorse finanziarie attualmente disponibili per detto progetto ammontano a circa 54 milioni di euro.
Analizzando il tutto con attenzione, abbiamo appreso anche i vantaggi per le imprese: finanziamento agevolato a tasso zero e contributo a fondo perduto sulle spese ammesse con una premialità aggiuntiva per giovani, donne e imprese con rating di legalità. Gli incentivi, concessi nell’ambito del regolamento de minimis possono coprire fino all’80% delle spese totali, elevabili al 90% in caso di premialità. Ora, come detto il progetto punta a valorizzare una serie di risorse culturali presenti sui territori delle regioni interessati e molti soggetti hanno cominciato a interessarsi anche sulla nostra isola, dal momento che sarà possibile presentare le domande a far data dal prossimo 26 aprile. Ma ai loro occhi si è presentata una lettura a dir poco “raggelante”. Nell’allegato 4, quello dove è riportato l’elenco degli attrattori e dei Comuni di rilevanza strategica e delimitazione preliminare delle aree di attrazione culturale è incredibilmente assente Ischia, ogni Comune e angolo più recondito della nostra isola. Non ci credete? Nessun problema, vi rimettiamo di seguito tutti gli attrattori regionali con la località di riferimento: Museo Archeologico Nazionale MANN (Napoli); Museo della Reggia e del Real Bosco di Capodimonte (Napoli); Palazzo Reale di Napoli (Napoli); Anfiteatro Flavio e Tempio di Serapide; Reggia di Caserta (Caserta); Real Tenuta di Carditello (San Tammaro); Parco Archeologico di Velia (Ascea); Certosa di San Lorenzo (Padula); Area Archeologica di Pompei (Pompei); Area Archeologica di Ercolano (Ercolano); Area Archeologica di Stabia (Castellammare di Stabia); Parco Archeologico di Cuma (Pozzuoli); Museo Archeologico dei Campi Flegrei (Castello di Baia), Area Archeologica delle terme di Baia e parco sommerso (Bacoli); Museo e Parco Archeologico di Paestum (Capaccio); Castel Sant’Elmo (Napoli), Certosa e Museo di San Martino (Napoli) e Complesso dei Girolamini (Napoli).
Insomma, questi sono tutti i siti da valorizzare e di fatto l’elenco che vi mostriamo taglia inesorabilmente fuori le aziende isolane, a meno che le stesse (ce ne andiamo per idea, ma non abbiamo nemmeno certezza che questo sia possibile) non vogliano dedicarsi alla valorizzazione di risorse ubicate altrove. Ma non è questo il punto sul quale intendiamo soffermarci, piuttosto l’inquietante interrogativo che ci attanaglia da comuni mortali è un altro. Possibile che ci si possa dimenticare di attrattori come il Castello Aragonese, le rovine sommerse dell’antica Aenaria, la collina del Castiglione, la Chiesa e gli Scavi di Santa Restituta, il Museo di Villa Arbusto con tanto di Coppa di Nestore annessa, gli scavi archeologici di Punta Chiarito e ci fermiamo qui ma potremmo andare avanti ancora per parecchio. Come si può ignorare quella che è stata la prima colonia greca, un’isola che trasuda di storia e cultura, una terra che proprio grazie alla sua funzione di crocevia tra diversi popoli si trasformò in una società multietnica costituita da Greci, Etruschi, Fenici e probabilmente anche Cartaginesi? Non chiedeteci come può essere successo, quel che è certo è che è successo.