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“Mal di testa” da decreto, cresce l’attesa per il testo definitivo

ISCHIA. Il rebus-decreto è stato naturalmente l’argomento di discussione più gettonato sull’isola durante gli ultimi giorni. Rassicurazioni, ripensamenti, indiscrezioni inquietanti, condono sì, condono no, condono forse, casa per tutti, norme fiscali inserite e poi sparite, rifacimenti del testo, retromarce, linee telefoniche e chat incandescenti sulla triangolazione Ischia-Regione-Roma: mai come stavolta una vigilia normativa è stata più intricata a proposito di un testo che, al netto delle pur documentatissime e argomentate proposte avanzate dai comuni colpiti dal sisma, resta un oggetto misterioso. Potrebbe rimanerlo per poche ore, se oggi venisse reso pubblico, ma varie indiscrezioni ipotizzano anche un eventuale slittamento ai prossimi giorni. Tra le varie bozze circolate in questi giorni le temperature si sono alzate in relazione alla “sparizione” del cosidetto “terzo condono” del 2003: in pratica il decreto prenderebbe in considerazione solo le istanze pendenti ai sensi delle leggi n. 47/85 e n. 724/94. E siccome sono molte le costruzioni assoggettate a tutte le tre leggi, in pratica esse non si possono vedere riconosciuto il contributo per la ricostruzione, cosa che si riverbera anche sul diritto ad avere un’abitazione in caso di delocalizzazione urbana. Altro elemento di ulteriore confusione è la volontà del premier, più volte espressa, di dare comunque una casa a tutti, dunque anche agli abusivi: allora perché “scannarsi” sulla questione-condono? Quello che è certo è che al di là delle parole il testo è ben lontano dall’essere realmente condiviso. Fra l’altro, da indiscrezioni “romane” sembra che questa “corsa al decreto” sia dovuta essenzialmente alla concomitanza con le misure da prendere per il disastro del ponte di Genova, col premier che voleva ottenere in tempi rapidi un provvedimento concreto per la città ligure. E le norme per Ischia sono entrate a far parte della “rincorsa”, cosa che spiegherebbe la fretta e la concitazione di questi giorni. Semmai ci si chiede, ancora una volta, se le istituzioni pur dopo molteplici visite in loco, decine di incontri, dozzine di documentazioni apportate dalle amministrazioni, abbiano realmente compreso la peculiarità dei problemi di Ischia. Siamo in grado di dirvi che i primi cittadini dell’isola riescono a dialogare costantemente e personalmente con i due vicepremier, che dimostrano un’ampia disponibilità e una sufficiente comprensione delle questioni, ma poi al momento di mettere nero su bianco le norme ecco arrivare le docce fredde: peraltro inutili, perché le bozze finora circolate potrebbero essere spazzate via dalla prossima o, si spera, da quella definitiva. Segno di un possibile “scollamento”  tra la politica e i tecnicismi dei burocrati chiamati a dare forma giuridica al provvedimento, quasi una “manomissione” da parte di chi non sapeva cosa stesse realmente facendo. Non si spiega altrimenti il motivo per annullare la parte relativa alla decontribuzione per Ischia mentre la si concede al Centro Italia col decreto 189, oppure la “zona franca urbana” che pare scomparsa dalla bozza per l’isola, ma è stata assegnata a Genova, nonostante il fatto che per Ischia e la città ligure si tratti dello stesso decreto. Insomma, per dirla alla Shakespeare, molto rumore per nulla, nel senso che la tanto decantata collaborazione e condivisione avrebbe portato a ben poco. Fra l’altro, sono in molti a domandarsi quanto e come potrebbe cambiare, in meglio o in peggio, il decreto durante l’iter parlamentare di conversione. Ma questa è una fase ancora successiva. E speriamo che, nelle prossime ore o nei prossimi giorni o settimane, le inquietanti indiscrezioni filtrate e le bozze circolate finora possano dissolversi a fronte di un provvedimento realmente inclusivo delle istanze isolane. Ma la strada è stretta, inutile nasconderlo.

 

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