«Il bradisismo rischia di “uccidere” Ischia»
L’allarme del decano dei trasportatori isolani, Giovanni Lombardi, che in una inedita intervista al nostro giornale non nasconde la sua preoccupazione per gli eventi che stanno rendendo sempre più impraticabile il porto di Pozzuoli per le navi traghetto da e per Ischia. Le soluzioni che fin qui non si vedono e i timori per un futuro anche abbastanza prossimo
Giovanni Lombardi, la situazione Bradisismo nel porto di Pozzuoli sembra diventare sempre più preoccupante e l’impressione è che forse la si stia sottovalutando un po’ troppo. E’ un’impressione che condivide o le cose stanno realmente così?
«Effettivamente non posso che essere d’accordo. Ormai è diventato un rituale consolidato, un copione che si ripete. Tutti i giorni assistiamo a problematiche legate all’imbarco e allo sbarco dei mezzi, difficoltà dovute all’innalzamento del suolo che non si arresta nonostante da più parti si continui a fare finta che nulla sia accaduto. Sono a conoscenza del fatto che ci sono stati incontri in Prefettura, riunioni anche con l’autorità marittima competente con la partecipazione delle compagnie di navigazione per trovare una soluzione. O meglio, una soluzione sarebbe stata anche trovata».
Quale?
«La Regione dovrebbe acquistare o noleggiare, ma questo fa poca differenza, dei pontili galleggianti, affiancarli alla banchina e fare in modo che i traghetti potessero attraccare, ormeggiare tranquillamente e dunque svolgere agevolmente le operazioni di sbarco e imbarco di veicoli e mezzi. E credo che questa sia l’unica strada percorribile, perché a differenza di Ischia dove abbiamo creato degli scivoli con le vecchie banchine, a Pozzuoli c’è una struttura in cui questo tipo di intervento non è ipotizzabile essendo stata costruita in cemento armato. Un’alternativa forse potrebbe essere costituita dai pontoni, ma se ne parla da mesi e fin qui non s’è visto nulla».
Qualcuno ipotizza anche che prima o poi si potrebbe arrivare a un blocco delle corse da e per Pozzuoli, il che aprirebbe uno scenario inquietante non soltanto per quanto riguarda l’aspetto turistico ma soprattutto per lo stesso trasporto merci.
«Sì, c’è davvero molta preoccupazione: il problema andrebbe affrontato di petto e risolto, possibilmente in tempi brevi. Non si può andare avanti così perché la situazione è quella che è e soprattutto continua a peggiore. Non dimentichiamo che di recente la capitaneria di porto di Pozzuoli ha emesso anche un’ordinanza che vieta l’entrata nel porto (e dunque l’imbarco e lo sbarco) a traghetti che hanno un pescaggio superiore a due metri e mezzo, quindi fa questo limita l’afflusso delle motonavi».
Il “piano B” significherebbe spostare l’intero traffico a Napoli.
«Ma è chiaro che se dobbiamo andare a Napoli diventa tutto più complicato e soprattutto oneroso. I tempi di percorrenza si allungano, i costi aumenterebbero e poi bisognerebbe anche capire se a Calata di Massa l’autorità portuale avrebbe la possibilità di garantire gli spazi necessari a questi nuovi collegamenti. Ripeto, la situazione è più drammatica di quanto si immagini, io davvero mi auguro che non peggiori oltre perché siamo arrivati al limite».
Prima ancora di capire cosa farebbe l’autorità portuale, è lecito pensare che Napoli possa reggere la mole di traffico che oggi assorbe Pozzuoli senza patirne alcuna significativa conseguenza?
«E’ una domanda alla quale è oggettivamente difficile dare una risposta. Occorrerebbe uno studio di fattibilità per capire, anche perché non dimentichiamo che a Porta di Massa, oltre ai traghetti diretti a Ischia o in arrivo dalla nostra isola, c’è il traffico che muove in direzione Capri. Bisognerebbe dunque valutare con estrema attenzione se ci sono spazi orari sufficienti: a occhio credo che la risposta possa essere positiva. Magari potrebbero essere anche individuate banchine suppletive, ma questo poi finirebbe col creare problemi legati alla bigliettazione e altri aspetti di natura strettamente logistica».
Immagino che voi autotrasportatori negli ultimi tempi abbiate affrontato e discusso reiteratamente ed a lungo della questione: vi siete mai chiesti se esista una soluzione più celere dei pontili, anche solo per iniziare a tamponare quella che ormai è diventata una drammatica emergenza?
«Tecnicamente credo proprio di no, perché a riguardo è stato già effettuato un ampio e articolato studio che ha portato ad individuare i pontoni come scelta più oculata e giusta. E, detto per inciso, anche più breve. Perché non possiamo dimenticare un aspetto fondamentale, quello che la banchina originale sta a due metri d’altezza rispetto a quella attuale. Ripeto, questa struttura, costruita negli anni ’80, presenta delle limitazioni legate proprio alla sua modalità di costruzione e questo rende impraticabile l’ipotesi di realizzare degli scivoli. E poi…».
E poi?
«Guardiamoci intorno, dove possono essere mai valide alternative? A Baia, ormai, il porto commerciale di fatto è stato chiuso. A Torregaveta di fatto non esiste, quindi anche se dista appena 20 minuti da Ischia, parliamo di una soluzione impraticabile. C’è poco da fare, anzi niente, la scelta obbligatoria e alternativa sarebbe quella di far rotta su Napoli».
Quella che sta andando in archivio è stata anche un’estate nella quale si è discusso molto del traffico dei mezzi pesanti sulle strade isolane, in particolare durante determinate fasce orarie della giornata. Tu credi che in un territorio come il nostro ci siano numeri e possibilità per poter gestire meglio il fenomeno o soprattutto considerata la popolazione che ha raggiunto Ischia bisogna necessariamente rassegnarsi a questo stato di cose?
«Sarò sincero, questa è davvero una bella domanda. Diciamoci la verità, Ischia probabilmente non è fatta per reggere l’attuale popolazione che supera i 60.000 abitanti, e questo è un fatto. Siamo troppi in tutto, come residenti, come veicoli in circolazione. Tutto questo, però, mentre le strade sono rimaste quelle di una volta ed anzi in alcuni casi si sono addirittura ristrette. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio, anche grazie all’esperienza e alle doti dei nostri autisti, per far sì che quotidianamente la gente che vive sull’isola riesca a ricevere i giusti approvvigionamenti e vi assicuro che la cosa non è proprio una “passeggiata di salute”. Pensate che soltanto con il caldo c’è stata un’impennata del consumo di acqua minerale, giusto per fare un esempio: garantire adeguati rifornimenti viene dato per scontato ma se poi uno ci riflette si rende conto che non è affatto così. E’ chiaro che certe situazioni andrebbero riviste, ma la conformazione territoriale è quella che è e soprattutto la cosiddetta strada statale ha ormai i suoi anni. E poi ci sono contraddizioni davvero senza senso».
Per esempio?
«C’è quel problema legato al passaggio di mezzi superiori a un certo peso nella zona del Castiglione. Abbiamo chiesto all’ANAS come mai sia in vigore un divieto comprensibilmente senza senso e ci è stato risposto che lo stesso fu istituito nel 2002 – dunque la bellezza di 22 anni orsono – perché bisognava effettuare dei lavori ai costoni a mare. Le opere sono state realizzate, ma quel divieto non è stato mai rimosso. E questa è una cosa gravissima: immagina, se un mio camion fa un incidente in quel tratto di strada dove vige il divieto a 18 tonnellata, l’assicurazione potrebbe rifiutarsi di riconoscere il danno e non pagare perché di fatto il mezzo non avrebbe potuto attraversare la zona in questione. Abbiamo più volte sollecitato la rimozione di quel divieto, ma fin qui siamo rimasti inascoltati. E questa è una situazione francamente paradossale, intollerabile».
E poi ci sono i porti…
«Già, strutture che sono rimaste le stesse di decenni e decenni fa, ma anche sotto questo aspetto stiamo terribilmente peggiorando. Ischia alcuni anni orsono disponeva di otto ormeggi per le navi traghetto, adesso si chiamano slot e sono diventati tre: non serve una laurea per fare i conti e capire che ne abbiamo persi cinque, più della metà. Insomma, si fa davvero fatica a non vedere nero».