Il buono libro usato per boicottare la libreria “nemica”
In un Comune dell’isola,i buoni libri per il diritto allo studio erogati dalla Regione Campania, sarebbero diventati un mezzo di vendetta post campagna elettorale
L’invito a spendere buoni libri per il diritto allo studio in determinate librerie piuttosto che in altre, con chiare indicazioni da parte di alcuni soggetti di non recarsi in quelle che, dopo le elezioni amministrative, si sarebbero dimostrate poco “amiche” nei confronti della maggioranza vincente. Una vicenda, quella che stiamo per raccontare, dai contorni francamente sconfortanti, dal sapore di una sorta di vendetta post elettorale e che renderebbe, quindi, uno dei sei Comuni dell’isola, protagonista di uno spettacolo tutt’altro che edificante.
Sopratutto ora, in tempi di post lockdown dal Coronavirus e in cui sarebbe necessaria la ripresa rapida di qualsiasi attività commerciale. Superfluo indicare il Comune in cui tutto ciò starebbe accadendo, come è lungi da noi dal voler dare inizio alla caccia alle streghe. Ciò che vale la pena, però, rilevare, è, infatti, il comportamento, che sottende la ritorsione ormai di uso diffuso in certi ambienti che vedono, seppure non direttamente, il coinvolgimento della politica e della gestione del potere. Ma facciamo un passo indietro e riavvolgiamo i nodi cruciali dello spiacevole episodio. Come ogni anno, la Regione Campania ha, infatti, erogato alle famiglie i contributi per l’acquisto di libri per i propri figli frequentanti le scuole di I° e II° grado. Un’ iniziativa questa lodevole, a garanzia del diritto alla studio, e che però sarebbe stata sporcata da chi, evidentemente, pensava di trovarsi ancora in una sorta di campagna elettorale continua. Partiamo anche da un presupposto: esiste un libero mercato, non c’è una lista di librerie obbligate ad accettare i buoni acquisto e le famiglie, quindi potrebbero acquistare i testi di cui hanno bisogno in una qualunque attività a loro scelta.
Da parte, però, di alcune persone – nel ruolo di “appassionati consulenti”- e legate indirettamente all’amministrazione comunale, suo malgrado protagonista della scabrosa vicenda, ci sarebbe stato l’invito a non sperperare il buono acquisto presso una determinata libreria, dirottando piuttosto, la scelta delle famiglie verso altre librerie più compiacenti, elettoralmente parlando. Il motivo?Il gestore dell’attività libraria in questione avrebbe sostenuto inizialmente l’elezione di un sindaco alle precedenti tornate elettorali– il quale per buona sorte non sarebbe stato chiamato in causa nella storia – per poi, a quanto pare, passare a sostenere l’attuale opposizione di quell’ ente comunale. L’unica colpa della libreria, insomma, sarebbe stata quella di essere passata tra le file dei sostenitori del gruppo della minoranza. Nella vicenda, per fortuna, non ci sarebbe un coinvolgimento diretto dell’amministrazione, tuttavia, il collegamento, seppure indiretto a chi le gestisce, non può che lasciar trasparire un velo di amarezza. Non c’è nulla di male, infatti, nell’agevolare le imprese che ne avessero bisogno. Tuttavia il confine diventa scivoloso quando i consigli e i moniti rischiano di favorire e rappresentare, quindi, più che altro una punizione verso chi avrebbe violato regole e fiducia dopo le elezioni, solo perché ha scelto di sostenere un gruppo politico diverso. Ecco quindi che il confine tra suggerimento ed esclusione, tra dove acquistare libri e dove sarebbe da evitare di portare il “buono”, potrebbe rivelare il volto della rappresaglia. E da parte di chi detiene un potere, diretto o indiretto che sia per la gestione di una amministrazione, sarebbe solo la conferma questa, purtroppo, che durante la lettura del libro della democrazia, potrebbe aver saltato qualche pagina.