CRONACAPRIMO PIANO

Il Capricho è del Comune, il Consiglio di Stato “boccia” Calise

I giudici della suprema corte hanno messo la parola fine ad una serie di ricorsi iniziati ormai dieci anni fa e che vedevano contrapposti l’ente casamicciolese e l’imprenditore che deteneva la struttura

Sono stati i giudici della Sezione Seconda del Consiglio di Stato a mettere definitivamente la parola fine alla diatriba che dura da oltre dieci anni tra la società Calise ed il Comune di Casamicciola. La vicenda giudiziaria comincia nel 2010 quando il Comune di Casamicciola con un’ordinanza di sgombero ingiungeva alla società Calise di lasciare libero e vuoto di persone e cose l’immobile di proprietà comunale “Capricho de Calise” in quanto era stato inserito nel piano delle alienazioni del patrimonio immobiliare e ne era stata programmata appunto la vendita. Il primo round quindi se lo aggiudicò il Comune. La società Calise venne anche condannata al rimborso delle spese di lite (5mila euro) nei confronti dell’Amministrazione comunale.

Ma non è finita qui in quanto la società propose appello alla sentenza  sostenendo come “avrebbe errato il Tribunale nel respingere il motivo di ricorso relativo al difetto di partecipazione procedimentale, in quanto l’Amministrazione non ha dimostrato in giudizio “la propria volontà di non alienare l’immobile in questione” e non ha documentato, come invece affermato a più riprese nel corso del giudizio, di avere provveduto ad indire una procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento in concessione dell’immobile; tanto più che la decisione di non alienare sarebbe stata compatibile con l’instaurazione di un rapporto locatizio sull’immobile, con conseguente mancata comunicazione di avviso di avvio procedimentale, per giunta anche in ordine alla quantificazione delle somme dovute dalla società, profilo di censura questo non esaminato dal T.a.r”.

Secondo la società Calise “erronea sarebbe anche la statuizione di rigetto della censura relativa al lamentato difetto di competenza, in quanto è l’organo giuntale deputato ad individuare i beni da valorizzare o dismettere e pertanto occorreva una sua rideterminazione invece che dell’organo consiliare e comunque, secondo il canone del contrarius actus, si imponeva l’attivazione di un procedimento analogo a quello seguito per giungere al provvedimento revocato”. Ed infine “il T.a.r. non avrebbe poi considerato, a proposito della censura del difetto di motivazione, che con il solo inserimento dell’immobile in contestazione nell’elenco dei beni disponibili era maturato in capo all’appellante il diritto di opzione alla locazione dell’immobile o al suo acquisto cosicché l’atto di revoca è andato ad incidere su una situazione giuridica soggettiva differenziata e consolidata; nemmeno sarebbe stata adeguatamente esaminata la censura del difetto di istruttoria e di contraddittorietà con i precedenti deliberati essendosi il Comune espresso in modo diametralmente opposto per l’adibizione a servizio pubblico e la concessione a terzi”.

Secondo la società Calise “erronea sarebbe poi la declaratoria d’inammissibilità per difetto d’interesse dei motivi aggiunti del 7 giugno 2010 in quanto, ove il bene risulti appartenente al demanio marittimo, gli atti impugnati sarebbero da ritenersi illegittimi anche per incompetenza, non avendo il Comune, in tal caso, il potere di ordinare lo sgombero del bene demaniale; il T.a.r., infine, non avrebbe esaminato quanto dedotto a proposito del mancato riscontro delle istanze di rinnovo della concessione demaniale”. Per i giudici del Consiglio di Stato non c’è stata “contraddittorietà del comportamento dell’Amministrazione comunale, essendosi ormai definitivamente espressa in favore della sottoposizione del bene ad una destinazione pubblicistica che non è preclusa dalla concessione del bene a terzi se finalizzata a tale destinazione”. I supremi giudici amministrativi hanno quindi respinto le richieste della società Calise e compensato le spese.

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Gio Pilato

Perché i vaccini anti Covid19 non sono ancora disponibili per gli anziani ad Ischia? Nemmeno i medici locali sembrano essere al corrente di quando i vaccini saranno disponibili per gli ultra ottantenni. In paesi come l’Inghilterra, i vaccini sono già in via avanzata di somministrazione per gli ultra ottantenni e e ultra settantenni. E’ una vergogna che i vecchi ad Ischia vengano abbandonati dallo Stato/Regione/Provincia.

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