ARCHIVIO 3

Il caso cratere: le parole del geologo Carlino

Stefano Carlino è un geologo e ricercatore presso l’Osservatorio Vesuviano (INGV) che si occupa in particolare della modellazione dei processi dinamici dell’isola d’Ischia e dei Campi Flegrei. Circa l’isola d’Ischia ha dichiarato: “Il Monte Epomeo non è un vulcano, anche se era ritenuto tale fino agli inizi del XIX secolo. Si tratta, in effetti, di una struttura vulcano-tettonica, definita per la prima volta dal geologo svizzero Alfred Rittmann, in un suo famoso lavoro pubblicato nel 1930”. La struttura del Monte Epomeo è stata generata dalla spinta di una massa magmatica poco profonda, che lo ha fatto risalire di circa 800 m, a partire da 55.000 anni fa, con un tasso medio di alcuni centimetri l’anno. Le eruzioni, invece, si sono verificate ai bordi del monte, dove sono localizzate le faglie e le fratture da cui risale il magma. In effetti, i fenomeni di risalita e subsidenza dell’Epomeo sono indicatori della dinamica vulcanica, ma non è facile prevedere dove potrà essere localizzato il prossimo evento eruttivo e quale sarà la sua energia. Al momento l’isola attraversa una fase di lenta subsidenza e di quiescenza vulcanica. Quanto alla pericolosità, nell’isola d’Ischia, almeno negli ultimi 55.000 anni si è verificata una sola grande eruzione ignimbritica e molti altri eventi di energia piccola o, al più, moderata. L’opinione che mi sono fatto, studiando i processi vulcanici dell’isola, è che il verificarsi di un’eruzione di piccola energia è più probabile. Quindi direi che la pericolosità è inferiore a quella del Vesuvio. Il rischio potenziale tuttavia è alto, perché in caso di evento eruttivo esplosivo, l’intera isola, con circa 65.000 abitanti, dovrebbe essere evacuata. La sismicità ad Ischia è di natura vulcanica. Tuttavia, i terremoti più forti verificatisi nell’isola, di cui si hanno notizie a partire dal 1228, non sono mai stati seguiti da eruzioni. In passato alcuni studiosi hanno definito questi eventi come delle “eruzioni abortite”. In sostanza il magma genererebbe una spinta sulle rocce producendo terremoti, ma senza giungere in superficie. Un’ipotesi questa verosimile, anche se al momento non verificabile. Gli studi più recenti mostrerebbero che la sismicità storica è legata alla dinamica di un bacino magmatico, in lento raffreddamento, il cui top si troverebbe a circa 2 km di profondità. La sismicità di energia significativa si svilupperebbe specialmente nel settore settentrionale, quello di Casamicciola, dove gli spessori delle rocce fragili sono maggiori che in altre porzioni dell’isola. La popolazione in generale è poco informata sui rischi connessi alle eruzioni, mentre la quiescenza vulcanica in atto ha attenuato ulteriormente la percezione del rischio. Credo che nessuna comunità, che non abbia già avuto esperienza con questi fenomeni naturali, sia realmente preparata ad affrontare un’emergenza”.

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex