Il caso Ego Eco e la petizione sul campo sportivo

FORIO – Gli abitanti della zona di via Casale e dintorni sono esasperati da tempo. Chi l’avrebbe mai detto che uno svincolo, un semplice accesso creato nel 2005 in occasione del memorabile concerto dei Pooh sarebbe diventato il loro incubo, e cioè il luogo in cui sostano da tempo i camion della Ego Eco. E lo manifestarono anche in passato quando venne effettata una voluminosa racconta di firme, una petizione che venne indirizzata al sindaco di Forio, all’azienda con sede legale a Cassino ma anche alle forze dell’ordine presenti sul territorio isolano. Recante un oggetto che già di suo era tutto un programma: “Cernita, raggruppamento, raccolta, stoccaggio rifiuti urbani. Uso illecito di impianto sportivo. Stato di pericolo di strade di collegamento. Ingombro centro cittadino, violazione norme sanitarie”. Insomma, parevano quasi i dieci comandamenti.
I firmatari della petizione scrivevano: “Da alcuni giorni, nella bretella di collegamento tra via Casale e il campo sportivo Salvatore Calise e all’interno dello stesso campo sportivo, si effettua in maniera del tutto abusiva, contro ogni previsione normativa che ne consenta ubicazione ed esercizio ed in assenza di qualsiasi ordinanza sindacale che ne autorizzi la raccolta, il travaso, lo smistamento e lo stoccaggio dei rifiuti urbani nell’area indicata, da parte della Ego Eco srl. In particolare nelle prime ore del mattino e la sera, si riversano in detta bretella dei camion di notevoli dimensioni che confluiscono i rifiuti raccolti in alcuni grossi autocompattatori… Durante le operazioni di travaso si diffonde per l’intera area circostante un forte rumore ed un forte odore di rifiuti che rende l’area insalubre con grave danno ed esposizione a pericolo per la salute e la incolumità della popolazione. Inoltre si riversa sul suolo non impermeabilizzato e nel sottosuolo una grande quantità di liquami e percolato maleodorante che va ad inquinare la falda acquifera sottostante che alimenta numerosi pozzi posti nei terreno circostanti le cui acque vengono utilizzate sia per uso domestico che per irrigare le colture. Si fa a riguardo rilevare che, contrariamente alle disposizioni previste dal testo unico sull’ambiente, le operazioni di travaso si svolgono in un centro ad alta densità abitativa, vicinissimo ad un Palazzetto dello Sport, nonché all’interno di un campo sportivo frequentato da bambini e adulti e senza alcuna tutela igienico-sanitaria necessaria in tutte le fasi della gestione dei rifiuti”.
I sottoscrittori della petizione aggiungevano poi che “risultano quindi palesemente violate le norme del TULPS e le disposizioni del D. LGS. n. 81/2008 volte ad individuare i fattori di rischio nell’esercizio degli impianti sportivi ed alla comminatoria di sanzioni penali nel mancato rispetto delle condizioni di salubrità e di sicurezza per i frequentatori dell’impianto” e concludevano chiedendo ai destinatari della loro nota che le stesse “ciascuna secondo le proprie competenze e attribuzioni, adottino con urgenza le misure più opportune ad evitare che dette attività possano continuare a determinare l’uso illecito dell’impianto sportivo e continuare ad arrecare grave pregiudizio per l’incolumità di frequentatori dell’impianto ed anche delle persone e dell’ambiente circostante”. Seguivano un “esercito” di firme e soprattutto una serie di rilievi fotografici decisamente esplicativi.