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Il caso – La scomunica del parroco di San Ciro al Comune di Ischia

Di Marco Gaudini

ISCHIA – Ieri si è celebrato con tanto di festa, San Ciro Martire, uno dei santi più “popolari” se così, absit iniuria verbis, possiamo dire, della nostra isola, e della Regione intera. San Ciro è stato un medico, che ha speso la sua vita proprio nella cura e nell’assistenza dei più deboli. Somministrava cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “anàrgiro”(dal grecoanargyros, senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Dalla venerazione di questo Santo, quindi, dovrebbero giungere messaggi di carità, di conforto e accoglienza. Sembra però che così non sia stato, almeno sentendo le parole pronunciate dal parroco della Parrocchia di San Ciro a Ischia, Don Emilio. Sabato scorso, infatti, durante l’omelia –  che  nel cristianesimo, è l’esortazione con cui il sacerdote durante la celebrazione liturgica si rivolge direttamente ai fedeli in maniera non ritualizzata, per commentare le letture del giorno –  Don Emilio ha voluto affrontare anche un altro tema, legato di più alla quotidianità ed ai rapporti tra la Chiesa e l’istituzione comunale. Prima però di parlare dell’omelia “sui generis” di Don Emilio, dobbiamo fare un passo indietro, e comprendere alcuni passaggi.

 

LA VICENDA DEI LAVORI AL MARCONI

Lo scorso Maggio è stata avviata un’opera di ristrutturazione dell’Istituto Marconi di Ischia nell’ambito del progetto “Scuole Belle”, finanziato con i fondi europei Por 2007/2013. Lavori che, come era stato annunciato tempo addietro, sarebbero dovuti finire entro il 30 di Novembre, ma che, di fatto, sono ancora in pieno svolgimento. La chiusura dei cantieri è quindi stata posticipata ancora ed il personale scolastico e gli alunni dovranno ancora fare i conti con la polvere e con uno spazio ristretto per lo studio a causa della mancanza di aule. Ma i problemi su questa vicenda non si limitano a ciò. Infatti in tutta questa situazione, che presenta numerosi disagi, non  mancano poi neppure le lamentale delle insegnanti e genitori della scuola materna, le cui classi sono state spostate, nei mesi scorsi, provvisoriamente presso l’ex asilo delle suore di san Ciro, ove lo spazio, però, è davvero poco per poter far stare i bambini più piccoli e le stesse insegnanti in tutta tranquillità. Infatti una delle tre aule messe a disposizione è praticamente a fronte strada, con il rischio quotidiano che qualche bambino possa allontanarsi. Mentre le altre aule sono abbastanza scomode per contenere i circa 100 bambini trasferiti provvisoriamente in questa struttura. Solo la dedizione al lavoro e l’attenzione delle maestre, sta consentendo di superare senza particolari disagi questa temporanea sistemazione. Ma veniamo al punto che ci riguarda: qualche tempo fa l’Amministrazione del Comune di Ischia, chiese appunto alla Parrocchia di San Ciro, la disponibilità ad ospitare queste classi per un tempo limitato, in pratica fino al termine dei lavori. In un’ottica di collaborazione che potremmo definire istituzionale non vi furono problemi nel concedere la struttura. Della vicenda se ne occupò per il Comune direttamente il Vicesindaco di Ischia, Enzo Ferrandino, che ha avuto numerose interlocuzioni sia con il Parroco, Don Emilio, che con Sua Eccellenza, il Vescovo. Fin qui tutto normale, ma la vicenda ha però assunto delle diverse connotazioni sabato scorso.

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LA PREDICA DI DON EMILIO E LE “STOCCATE” AL COMUNE DI ISCHIA

Come dicevamo, sabato scorso, il giorno prima di San Ciro, ricordato appunto il 31 gennaio, con una Chiesa quindi molto gremita, Don Emilio, ha tenuto come ogni messa la sua omelia. Durante la sua predica però, ha voluto trattare anche altri argomenti, oltre il commento delle scritture. L’attenzione del sacerdote, infatti, si è focalizzata proprio sulla vicende delle aule messe a disposizione per ospitare le classi della materna del Marconi. Don Emilio ha infatti parlato di un “personaggetto” che tempo fa è andato da lui a chiedere la disponibilità dei locali per cinquanta giorni. Tanto doveva essere inizialmente il periodo stimato per la fine dei lavori alla scuola Marconi. Ora però – ha  continuato il Parroco durante la sua omelia – i cinquanta giorni sono abbondantemente passati e i bambini sono ancora lì. Ma poi il sacerdote ha rincarato la dose, dicendo che alcuni progetti che aveva in mente per la chiesa, non è stato possibile metterli in pratica proprio per la presenza delle classi della scuola materna nell’ex asilo della suore. Per poi terminare con un’esortazione che ha lasciato sbigottiti i tanti fedeli presenti in Chiesa. Il Parroco, ha infatti con tono ammonitorio detto ai suoi fedeli, che potevano anche andare a “portare la spia, come sono soliti fare in giro”. Parole che hanno colpito molti fedeli, tra i quali anche alcuni genitori o familiari dei bambini della scuola dell’infanzia. Parole che “suonano” stonate, se dette da un uomo di chiesa, e in un luogo sacro. Qual è infatti il senso che intendeva dire Don Emilio, quando rivolgendosi ai fedeli ha parlato di “portare la spia”. Non è forse compito di ogni cristiano diffondere il verbo sel Signore? E in una chiesa, un sacerdote non dovrebbe lanciare messaggi di accoglienza, tolleranza e carità cristiana? Non è nostra intenzione strumentalizzare il pensiero di Don Emilio, ma solo immaginare che in una chiesa, vi possa essere anche un piccolo accenno di omertà, porta la mente lontano dagli insegnamenti che la stessa religione cattolica professa. E’ evidente che questa situazione di precarietà della materna nell’ex asilo delle suore non fa piacere a nessuno, e forse Don Emilio, seppur polemicamente, ha acceso l’attenzione su un tema sentito, su una vicenda che per come si sta evolvendo, vede delle responsabilità, anche dell’amministrazione. Ma è proprio necessario rivolgersi ad esponenti dell’amministrazione, da un altare, durante un’omelia, con parole proprie di una delle migliori imitazioni del comico Maurizio Crozza? Sono forse troppo lontane le parole di Papa Francesco, che sta cercando di attuare nel variegato mondo clericale una silenziosa ma dirompente rivoluzione.

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