Il caso Lacco, i presidi: «Scuola e famiglia contro i baby vandali»
Assunta Barbieri e Mario Sironi nonn hanno dubbi, per combattere la maleducazione fondamentale è l'apporto del mondo didattico abbinato a una maggiore attenzione dei genoitori, sempre più distratti (e distanti)
Le immagini delle ragazze che a tarda notte mettono scompiglio tra i ristoranti di Lacco Ameno ha raggiunto in men che non si dica l’intera opinione pubblica isolana. Il tam tam ha colpito soprattutto i genitori, quelli che hanno figli giovani che sicuramente il dubbio se lo sono fatti venire: “mio figlio farebbe mai una cosa del genere?Quando esce con i suoi amici fa cose del genere?”. Al di là della paura di trovarsi un figlio che fa della maleducazione uno stile di vita, il giudizio naturalmente è negativo e ci si chiede a cosa si debba imputare questa deriva educativa che sembra privare i giovanissimi di ogni freno inibitorio. E la faccenda di Lacco Ameno è solo l’ultimo, forse più eclatante, episodio che ha caratterizzato questa estate, fin ora. Sono settimane che i residenti di Ischia denunciano la presenza di orde di ragazzini, alcuni davvero piccolissimi, che rimangono fino a tarda ora in giro per l’isola, non di rado a macchiarsi di dispettucci che fanno infuriare gli isolani e che non sembrano privare il sonno ai genitori che lasciano pascolare i propri figli fino a tarda ora. E i piccoli incivili che approfittano delle ore piccole e della scarsa vigilanza che c’è in giro per essere protagonisti di atti poco edificanti non mancano.
Ma cosa sta succedendo alle generazioni più giovani? Cosa le spinge a comportarsi in questo modo, quali strumenti gli adulti hanno per recuperare una generazione che se in età adolescenziale e pre-adolescenziale si prende la libertà di gettare tavoli in strada, di scaraventare frigoriferi dai dirupi e di non avere regole di alcun genere nel tornare a casa, cosa potrebbe mai fare tra qualche anno? Per Assunta Barbieri, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Vincenzo Mennella”siamo di fronte a una vera e propria deriva che si è ormai sedimentata in un’emergenza educativa che non può più essere ignorata.” i ragazzi – ne è convinta la preside che passa molto tempo con bambini e ragazzi di ogni età – con buona probabilità non si rendono nemmeno conto della gravità delle proprie azioni.
C’è una profonda superficialità che è molto lontana dagli atteggiamenti che si possono riscontrare a scuola dove i ragazzi appaiono completamente diversi. Il vero problema – evidenzia Assunta Barbieri – è in famiglia dove non pochi genitori stanno rinunciando al rapporto con i propri figli. Anche il semplice atto di guardare i propri figli negli occhi non viene più realizzato. Gesti semplici, fondamentali che potrebbero spezzare il predominio degli smartphone e dei social e che invece non si effettuano più, a causa dei ritmi frenetici cui siamo costretti e che non ci danno più modo di vivere il ruolo di genitore in famiglia come un tempo. Eppure la vigilanza è necessaria, ancora di più in questo momento storico in cui i Social portano i ragazzi a essere superficiali, a fare bravate sempre più eclatanti, in una gara che fa leva sulla visibilità e non sul buon senso. A scuola vigiliamo, ma il grosso del lavoro deve essere fatto in famiglia”.
Dello stesso avviso anche il professor Mario Sironi, dirigente scolastico dell’Istituto Professionale di Stato “Telese” che ricorda quanto la scuola possa essere un potente strumento per contrastare un mondo che sembra orientato verso una deriva diseducativa. “Forse – chiarisce il preside dell’istituto ischitano – proprio l’indole antiquata che molte persone indicano come un difetto, fa della scuola un baluardo di educazione fondamentale. La scuola trasmette valori, regole precise di comportamento, quasi come un’oasi disperata di piccole regole, un faro in un mondo dove a dettare legge ci sono i Social con la continua messa in scena di cattivi esempi. La scuola educa nonostante un mondo profondamente diseducativo. La scuola rimane il luogo privilegiato dove si impara come ci si comporta, si assimilano le regole del vivere civile, dello stare assieme agli altri e rispettarli, lottando contro l’indifferenza. Per recuperare questi ragazzi ed evitare di continuare a vedere atti di conclamata maleducazione la scuola deve continuare a svolgere, bene, il proprio lavoro. Perché imparare a studiare – conclude il preside Sironi – è un modo e per educarsi e rispettare le regole “.