LE OPINIONI

IL COMMENTO 2022: scuola e cultura salveranno Ischia

E’ convinzione di molti che Ischia abbia bisogno di una nuova classe dirigente, per ridarle lo smalto che va perdendo ormai da anni. Quello che si sta osservando e scrivendo, per esempio, sul declino del Corso Vittoria Colonna, è solo la punta dell’iceberg su cui sta andando a sbattere il Titanic-Ischia. Dicevamo che l’esigenza di un ricambio della classe dirigente è convinzione di molti, ma non di tutti. C’è infatti un irriducibile drappello di isolani convinti che le bellezze dell’isola siano tali e tante da non avere bisogno di stravolgimenti amministrativi, sociali, economici, culturali e imprenditoriali. Per costoro, è solo questione di marketing, di saper meglio propagandare un prodotto ancora ottimo che non abbisogna di aggiustamenti. In questi ultimi non vedo alcun segnale di autocritica, di pentimento per avere seriamente compromesso un patrimonio naturale, storico, culturale che il mondo ci ha invidiato per decenni. Per quanto riguarda la classe dirigente politico amministrativa, bisogna riconoscerle almeno un’attenuante, costituita dall’ampio consenso popolare che riscuote al momento delle elezioni. Può quindi legittimamente sostenere che il suo operato viene largamente apprezzato. Ma per quanto riguarda l’imprenditoria locale, le associazioni di categoria, i sindacati, possiamo dire che abbiano operato al meglio e che godono del consenso dei propri iscritti? Se c’è ancora oggi sfruttamento del lavoro, insicurezza e improvvisazione sui cantieri, lavoro a nero e morti bianche, non possiamo ritenere che stiano operando al meglio. Né che il sindacato sia vigile, né che le Associazioni di categoria siano capaci di guidare e consigliare albergatori, commercianti, artigiani, balneari. Non è mia intenzione offendere alcuno, però credo sinceramente che la crisi che si sta trascinando da anni a Ischia, sia crisi di idee e di classe dirigente. Si, la politica è in crisi, i partiti non esistono più, gli amministratori locali sono intenti a risolvere, prima di tutto, i loro incroci clientelari e familiari. Ma questi ultimi riescono comunque a gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica grazie ad una ingente dose di finanziamenti pubblici che, mai come adesso, stanno consentendo di ristrutturare scuole, piantare alberi, rifare strade e marciapiedi, piazze, porti (quasi mai con la giusta programmazione e senza la doverosa consultazione della base popolare). Quelli che sembrano girare a vuoto, in completa dissintonia con i mutamenti della società e dell’economia, sono invece le rappresentanze socio-economiche. I famosi “corpi intermedi” che non intermediano più nulla.

Dove invece intravediamo vitalità e capacità di leggere e interpretare il futuro? Nella scuola, nelle imprese che operano nel settore della cultura (cinema, giornalismo, filosofia) e nell’associazionismo culturale. La scuola d’Ischia sta dando ampia dimostrazione di avere degli ottimi dirigenti scolastici; che è “aperta” più del passato alla società esterna e all’interazione tra “istruzione” e “vita vissuta”, tra lo “studio” del passato e le testimonianze di chi, per esperienze dirette o tramandate, quel passato conosce. Tra l’altro la scuola d’Ischia sta arricchendo la propria offerta formativa con corsi di grande interesse e attualità, come è, ad esempio, l’ultimo ampliamento del Liceo Statale Giorgio Buchner con gli indirizzi Artistico, Musicale e Biomedico. Al di là della foresta di sigle entro le quali le scuole potrebbero perdersi nei meandri burocratici (PCTO- Percorsi competenze trasversali e Orientamento; PTOF- Piano Triennale Offerta Formativa; RAV e PDM – Piano di Miglioramento) resta il fatto che si aprono prospettive nuove e attraenti per ragazzi e giovani. Questo, naturalmente, non significa che saremo in grado di frenare l’emorragia di “cervelli” giovani che emigrano in Europa o nell’Italia centro settentrionale. Ci sono motivi profondi (di offerta di lavoro, di familismo industriale che frena l’ascesa di potenziali dirigenti giovani e competenti, la difficoltà di mettere su famiglia e casa) che determinano il distacco dei giovani da Ischia.

Tuttavia, il miglioramento delle strutture scolastiche, l’arricchimento di campi sportivi e palestre, un avvicinamento scuola-società, l’ampliamento dell’offerta formativa costituiscono fattori di speranza. E il recente attivismo dei giovani nei Consigli di Istituto, anche nelle proteste per la sicurezza stradale, l’aver voluto l’intestazione a Gino Strada di un piazzale al Polifunzionale, al di là del merito delle questioni (su cui si può discutere) costituiscono segnali inequivocabili di una nuova vitalità. Meraviglia, piuttosto, che “Procida Capitale Italiana della Cultura 2022” non abbia assunto, come architrave, il mondo della scuola. Non vorrei che il bravissimo Direttore Riitano abbia finito col concentrare il programma culturale su storytelling, sul modo di lanciare messaggi accattivanti, bypassando la cultura vera. Il fatto che il Comune di Procida abbia stipulato un Protocollo d’intesa con l’Istituto Alberghiero diretto dal Preside Mario Sironi, attenua ma non risolve lo iato tra “capitale culturale” e “scuola”. Sembra infatti più una piattaforma per impegnare e coinvolgere i giovani studenti dell’Alberghiero nell’organizzazione degli eventi e nell’accoglienza. Ciò non esclude che bisognasse coinvolgere le scuole per ritessere la storia culturale delle isole e dell’Area Flegrea, contesto in cui s’inserisce il riconoscimento di Procida Capitale della Cultura. La narrazione che tanto sta a cuore a Riitano è importante, ma quando nel sostrato c’è sostanza vera, altrimenti la “vendita di fumo” si rivelerà, prima o poi, per quel che è: fumo!

Ischia in passato ha venduto “sostanza”: paesaggio, umanità di rapporti, apertura verso la diversità (chi si scandalizzava dell’omosessualità di grandi artisti, pittori scultori musicisti che venivano nella nostra isola, soprattutto a Forio e al Bar Internazionale da Maria? Chi si faceva scrupolo politico di dissidenti che fuggivano da dittature per riparare a Ischia; chi si rizelava dell’arrivo in esilio, a Palazzo Covatta, della famiglia di Benito Mussolini?). Ischia in passato ha venduto storia (quella più bella, più colta, più antica, quella greca) e ha venduto “salute”: terme di alto livello per chi se lo poteva permettere, ma anche con cure termali per chi non se lo poteva permettere (quel “bagno termale” presso il Pio Monte della Misericordia). Adesso non c’è più Misericordia, c’è rimasto il lusso e il superlusso, con potenziali benefici economici ma con un depauperamento sociale che ci fa scivolare sempre più in uno “sviluppo senza progresso” come diceva Pier Paolo Pasolini. Se posso, pertanto, offrire una speranza per il 2022 è che la Scuola e il mondo delle imprese culturali, delle Associazioni culturali, del volontariato, innervino il nostro tessuto di nuove idee e nuovi dirigenti. Io, personalmente, ci credo. Quando però indico nel 2022 l’anno della svolta, non significa che “Il Paradiso all’improvviso”, ma che si getteranno basi importanti per una svolta che dovrà svilupparsi negli anni successivi. E sono sicuro che il nostro giornale saprà cogliere ed accogliere queste voci nuove che romperanno la monotonia di rappresentanti non più in grado di rappresentare alcuno.

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