IL COMMENTO A proposito di disastri e ricostruzione
DI GIUSEPPE LUONGO
Come si gestisce un disastro? Come si procede per ricostruire una comunita? Da ricostruire non è solo il costruito collassato o danneggiato, bensì anche la struttura sociale. Spesso si dibatte sulla necessità di conservare la memoria storica degli abitanti messa in crisi dall’evento. Talora l’evento può divenire una cesura con il passato e il principio di un futuro che, in mancanza del disastro, sarebbe apparso più lontano e nebuloso e collocato in tempi imprevedibili. Una catastrofe è sempre un evento da scongiurare, intervenendo sul territorio con azioni capaci di mitigarne gli effetti, ma quando accade emerge la necessità di una risposta adeguata ai tempi e proiettata al futuro.La comunità è in gran parte impreparata a un nuovo modello e teme l’ignoto; la sua componente sociale più debole privilegia la tesi del recupero delle condizioni pre-evento e sostiene questa tesi proposta dall’autorità competente, senza aver chiaro tempi e contenuto del progetto del recupero, soddisfatta di cancellare un episodio doloroso della propria esistenza. La speranza è quella che tutto ritorni come prima. A chi può assegnarsi questo compito della transizione? La risposta potrebbe essere banale, ma banale non è, perché bisognerebbe che la persona scelta dovrebbe avere innanzitutto una vasta e variegata competenza per ottemperare al mandato. La soluzione del problema non appare agevole per condizioni oggettive; occorre quindi seguire il percorso che preveda la scelta di una persona con vasta esperienza e colta, capace di gestire un percorso costruito con il contributo delle competenze necessarie alla collocazione della comunità sul percorso dello sviluppo sostenibile, realizzazione per nulla banale. Prima di questo passo bisogna mettere a confronto i diversi progetti possibili e scegliere quello che più di tutti superi la prova delle osservazioni degli esperti.
La gestione dell’opera potrebbe essere affidata ad un politico dalla vasta esperienza e con la capacità di ascoltare suggerimenti e richieste della comunità interessata alla realizzazione del progetto. È questa forse utopia? Se lo fosse, e per molti lo è, bisogna notare che tra l’utopia e il disastro dell’incapacità del decisore vi sono livelli intermedi che potrebbero produrre soluzioni non ottimali ma convincenti. Nel nostro paese è tradizione che un disastro sia gestito da un Commissario straordinario di nomina governativa. Non sempre è un politico in carica, spesso lo è, ma a volte si sceglie un funzionario con competenze amministrative. Nel primo caso il responsabile ha maggiori strumenti per confrontarsi con i rappresentanti eletti dalla comunità nel Parlamento e resistere a pressioni indebite; nel secondo caso la gestione rischia di essere più scialba e per evitare contrasti si opera accontentando tutti, finanziando anche proposte contrastanti. In un tale clima la ricostruzione ha tempi lunghi e il risultato spesso non è quello previsto dal progetto iniziale.
È triste constatare che le catastrofi naturali nel nostro paese siano state gestite nel tempo con un impegno che ha spesso privilegiato più l’apparire che l’essere. Esempi che mostrassero la magnificenza del monarca o del signore del territorio sono molteplici, ma spesso alla magnificenza si accompagnava anche un obiettivo culturale e politico. Chi ha la pazienza di esaminare la storia dei disastri naturali in Italia, vedrà che caposaldi di questa politica sono numerosi e diffusi e rappresentano, talvolta, le meraviglie del nostro paese. Su questa scia si pone anche l’isola d’Ischia con i suoi terremoti e i disastri idraulici. La prova dell’impoverimento della cultura delle scelte durante i disastri è fornita dalla fondazione dell’Osservatorio Geodinamico di Casamicciola, diretto da una delle personalità scientifiche più in vista in quegli anni di fine Ottocento, mentre nel terzo millennio e con l’avanzare dell’Intelligenza Artificiale, la proposta della mitigazione del rischio sismico, con la realizzazione di un Parco Scientifico Naturalistico e delle Acque nell’area epicentrale dell’Isola, non ha suscitato alcun interesse in quanti sono impegnati nella ricostruzione dopo il terremoto del 21 agosto 2017.