IL COMMENTO Benessere mediterraneo
E’ stata resa nota, il 9 agosto, la composizione del tavolo di coordinamento del turismo, a seguito del bando indetto il 25 luglio, che avrà funzioni consultive per la DMO del Comune d’Ischia, messa in piedi per il Piano di Riconversione Turistica 2023-2026. Oltre al Sindaco, all’Assessore al Turismo e al responsabile DMO, ci saranno venti persone a coadiuvare la struttura. Ci sono rappresentanti della ricettività, delle terme, dei direttori d’albergo, della ristorazione, delle guide turistiche, del CAI, del commercio, dei balneari, dei trasporti marittimi, dei taxi (non si capisce la contestazione dei colleghi per la nomina di Roberto Manzi; non potevano indicare collettivamente un rappresentante gradito, nei termini formali e temporali prescritti? Sempreché la categoria crede al progetto di riconversione turistica). Tra i venti nominati ci sono anch’io, nella semplice qualità di “cittadino” (con qualche competenza). Ho partecipato al bando, senza consultare preventivamente nessuno perché desideravo prendere parte al progetto (in cui credo fortemente) di riconversione turistica sotto la guida di Josep Ejarque. Considero positivo il fatto che sia stata accettata la mia candidatura al di fuori delle categorie economiche, per il fatto che, in tal modo, si è preso atto che una revisione del modello turistico non può contare solo sui rappresentanti delle principali categorie economiche. Se quest’isola avesse avuto una classe imprenditoriale illuminata difficilmente avrebbe imboccata la strada del declino. Quindi, che nel tavolo di coordinamento ci siano per la categoria “Altri” anche Cristian Sirabella (Picasso), Anna Buono (Distillerie Aragonesi), Leonardo Trani (Consorzio Ischia Ponte) e il sottoscritto cittadino attivo o giovani come la guida turistica Marianna Polverino è un segno che una nota di discontinuità può essere vitale. Senza nulla togliere a imprenditori come Peppino Di Costanzo o Salvatore Lauro o il Presidente di Federalberghi Luca D’Ambra, che vengono da lontano, ma hanno ancora voglia di nuovo. Non è un caso che siano assenti dal tavolo imprenditori arricchiti ma privi di background culturale ed economico, strenui difensori dello status quo in cui ci siamo turisticamente, socialmente e culturalmente impantanati.
Ovviamente cercherò di partecipare a questo tavolo portando il contributo di idee non solo mie ma che costituiscono il risultato di osservazioni e considerazioni di meritevoli consessi, associazioni culturali, ambientaliste, di cittadinanza attiva, di organizzazione di eventi, di cui faccio parte con entusiasmo. Cercherò, con tutta la modestia necessaria, di fungere da piccolo anello di congiunzione tra il mondo associativo, culturale, ecologico e il mondo della politica fattiva. Allora, con questo editoriale, incomincio a fissare alcuni concetti fondamentali. Mi ha colpito, su La Lettura (Corriere della Sera) del 13 agosto, un intervento della regista ed attrice Elena Arvigo, che fa un interessante parallelo tra la crisi del teatro e la crisi del turismo. Scrive: “Oggi se uno spettacolo merita, si dice < sold out> ovvero < venduti tutti i biglietti>, una volta invece si diceva < c’era tanta gente>. Cos’è accaduto? Il teatro è uno specchio onesto e banalmente siamo diventati tutti o venditori o clienti…Che differenza c’è tra spettatore e cliente?…Dietro i numeri spesso si nasconde un vuoto: niente rimarrà perché tutto è stato fatto per essere consumato, divorato e per mandare i conti al Ministero dimostrando di essere bravi per avere sempre più denaro. Passando al turismo, dice: “Che rapporto c’è tra etica e mercato? La dimensione di mistero del viaggio non è forse diventata la nevrosi del turismo? Il turista compra, il viaggiatore cerca”. Aggiunge: “Che differenza c’è tra turista e viaggiatore? Un turista pensa al ritorno a casa fin dal momento dell’arrivo, laddove un viaggiatore può anche non tornare”. Questa frase è mutuata dall’inizio del film “Il thè nel deserto” di Bernardo Bertolucci. Un esempio di viaggiatori è quello del manipolo di intellettuali che frequentarono, a Forio, il bar Internazionale Da Maria. Non erano di passaggio, ma in cerca di esperienze nuove e forse definitive, in luoghi ancora incontaminati e genuini. Poi se ne andarono, perché mutarono le condizioni. Ma il loro presupposto non era una visita di passaggio bensì un tentativo di una nuova e più genuina allocazione, magari anche solo per la libertà politica, sessuale, sociale, non più respirabile nei luoghi d’origine. Oggi non ci sono più viaggiatori ma solo turisti, consumatori e, nella consapevolezza di essere consumatori di passaggio, essi non pongono attenzione al rispetto ecologico, antropologico, sociologico dei luoghi che visitano. E’ turismo cavalletta!
Ora, cosa può fare la DMO (Destination Marketing Organization) per evitare tale orientamento? Se è vero, com’è vero, che la DMO presuppone di offrire ai visitatori ciò di cui questi sentono il bisogno, come fare per non restare prigionieri delle “tendenze invasive”? E’ necessario “strutturare” la destinazione: Ischia ha risorse naturali, storiche,archeologiche immense e variegate ma le dobbiamo dare una connotazione precisa che, al momento, non ha. Da “destinazione generalista” dobbiamo passare a “destinazione specializzata”; da “destinazione di massa” a “destinazione boutique”. Ejarque suggerisce una “destinazione premium e boutique nel segmento well-being (benessere). E lancia, a tal proposito, lo slogan “benessere mediterraneo” e presuppone di enfatizzare l’immagine di destinazione 365 giorni all’anno. Oltre all’affidamento a Ischia Risorsa Mare del compito di coordinare l’attività di DMO, è stato già allestito, in Piazzetta, un Ufficio Informazioni per i turisti, nel casotto ex edicola di giornali, ove spicca lo slogan “Benessere mediterraneo”. Nella nuova visione strategica dovremo lavorare per correggere l’idea che il turismo straniero ha di noi, inteso come complemento e scelta marginale rispetto a una visita di largo raggio su altre destinazioni (Napoli, Pompei, Ercolano, Capri). Dobbiamo lavorare a che gli stranieri considerino Ischia la meta diretta, magari in sinergia con la sola Procida e con l’area flegrea, che ha una tradizione termale ancora più antica di Ischia e una morfologia geologica similare alla nostra. Capri è un’altra cosa, un’altra storia e sempre più legata a Pompei e al versante Sorrento, Amalfi, Salerno, Aeroporto Costa d’Amalfi. Al benessere mediterraneo deve contribuire, oltre che un nuovo termalismo del benessere, anche una valorizzazione e riscoperta del patrimonio boschivo, dei sentieri, del patrimonio storico-archeologico terrestre e sottomarino e, naturalmente, del mare e delle coste. Lo “star bene” mediterraneo, a breve termine deve sostanziarsi con una motivazione ludica e sportiva (outdoor) con il divertimento non invasivo, con la giusta musica, i luoghi giusti en plei air e, a lungo termine, con una motivazione terapeutica , rilassante, salutare,curativa e di abbandono dello stress cittadino, attraverso una riconciliazione con la Natura e il Paesaggio. E infine, naturalmente, con un’enogastronomia genuina, locale, di qualità.
Obbrobriosa e da cancellare la deriva della vendita di prodotti-patacca (liquori, dolciumi,pasta) falsamente locali. E, problema dei problemi, il traffico. E qui s’incrocia la strategia turistica con la politica. Le amministrazioni devono mostrare tutto il coraggio che non hanno avuto fino ad oggi. Bisogna congelare la proliferazione di Rent a Car, contingentare il numero di automezzi e moto che ciascuna agenzia può utilizzare, pretendere che una percentuale di essi sia a trazione elettrica. Bisogna disciplinare lo sbarco e imbarco di grandi autoveicoli articolati del trasporto merci, con fasce orarie imposte, così come esigere il rispetto delle fasce orarie in cui si possono distribuire le merci al dettaglio o anche le consegne dei corrieri (moltiplicatisi dopo l’ingigantirsi delle vendite on line) Incrementare l’intermodalità auto privata-parcheggi periferici-trasporto pubblico, rivisitando e potenziando il sistema Zizì e Minizizì. Zizì non deve avere fermate intermedie, come avviene oggi, altrimenti perde il suo scopo effettivo di portare all’ingresso del centro storico scoraggiando l’uso dell’auto privata. Così si fa solo concorrenza al trasporto pubblico a pagamento e ai taxi e microtaxi. Niente fermate in prossimità di alberghi, B&B, case private ma unicamente alle traverse di accesso a via Roma, via Vittoria Colonna, al centro storico di Ischia Ponte e corrispondenti lidi. E Minizizì sia effettivamente al servizio di Persone a Mobilità Ridotta. Non a chi può muoversi speditamente e in libertà. E poi introdurre una serie di sensi unici, contrattare con taxisti e microtaxisti ipotesi di trasporto collettivo a prezzi ragionevoli. Tutto questo può contribuire a produrre “benessere”, collocato in uno scenario che merita di essere ristabilito, ripristinato, degno di fregiarsi del titolo “mediterraneo”, mare capace di incantare e unire i popoli di diversi continenti.
Visione molto accattivante e condivisibile. Alcune riflessioni tuttavia, scattano in automatico al visitatore ischitano con l’animo del viaggiatore: un ambiente curato “diffuso”, rivela attenzione da parte di chi lo abita, ed incute rispetto, mentre incuria, banalità e sciatteria, generano disimpegno, soprattutto da parte del visitatore occasionale.
Presentarsi solo attraverso alcune viste da cartolina, accuratamente scelte, escludendone altre meno edificanti, è indice di manipolazione del visitatore, che se di qualità non ritornerà di sicuro.
È più sano invece partire dall’idea che il territorio, nella sua complessità, non è qualcosa da mettere a reddito, ma è ciò che siamo e che esprimiamo, pertanto non può essere oggetto di mera “offerta turistica”, ma è un insieme di luoghi abitati ed amati, dei quali prendersi cura e renderne migliore la vivibilità, tutto l’anno e non solo nelle vie della movida…