LE OPINIONI

IL COMMENTO Cara Rita Dalla Chiesa Le Scrivo…

DI LUIGI DELLA MONICA

Gent.ma Signora dottoressa Rita Dalla Chiesa, Le scrivo mosso dalla indignazione per le sue parole e le sue esortazioni rivolte agli “amici” del Nord a non godere dei soggiorni sull’isola d’Ischia. Le ricordo, senza voler essere nè critico, nè pungente e senza voler adoperare gli obsoleti metodi di aggredire la persona per contestare le sue idée, che l’utilizzo della di lei persona pubblica per dirigere un qualsivoglia messaggio mediatico produce una potenza amplificata delle conseguenze delle sue parole. Premetto di essere l’ultimo degli asini a poter giudicare la Sua persona, che discende da un Uomo di Stato, il quale ha contribuito al benessere della collettività e dell’odierna serenità di vita, quale garantita dalla costruzione delle libere istituzioni democratiche, ma ignoro francamente i ciricoli culturali e produttivi del Nord a cui Ella abbia voluto rivolgersi , lanciando un messaggio inopportuno.

Mi permetta un richiamo all’art. 6 Cost., che Lei ben conoscerà come parte dei dodici principi fondamentali ed immodificabili ed enunciante il valore del rispetto delle minoranze linguistice, sociali, razziali e culturali. Questa norma di rango costituzionale rammenta a chi scrive ed ai lettori che l’Italia, quale difesa con la vita da Suo padre, è una forma di Stato in antitesi con la segregazioni razziali, sociali, sessuali, linguistiche e culturali. Culturali, appunto. Fermo restando che come Lei dice, dott.ssa Dalla Chiesa, è bella, così bella che io spero di vivere tanto a lungo da visitarla in lungo ed in largo, piena di posti stupendi di cui Ischia è sicuramente parte integrante, il suo messaggio mediatico , proveniente da donna di cultura, da giornalista, da persona di alto spessore umano e sociale, ha ferito proprio quei principi di rispetto e tolleranza della minoranza culturale ischitana. Il motivo è presto svelato: anzichè ammonire e richiamare all’ordine una singola persona, che non spetta a me sicuramente giudicare, in quanto adulta e capace di difendersi da sola, Ella, dott.ssa Dalla Chiesa si è persa in una sterile e pericolosa generalizzazione.

Mi rincresce affermare che il Suo messaggio ha sortito l’effetto bing bang di ingrandire un caso isolato, con ciò colpendo al cuore l’orgoglio e la dignità della cultura ischitana dell’amore per il turista. L’evento del coronavirus ha prodotto una indiscussa psicosi collettiva, anche se non propriamente, poichè a vedere la gente per strada vi è una moderata normalità e serenità. Va detto che un luogo turustico come Ischia che contiene almeno quarantamila posti letto, nel periodo di massima diffusione del virus avrà visto con sospetto oppure con paura il transitare di una comitiva di turisti provenienti proprio dalle zone focolaio, o quanto meno dalle vicinanze delle aree in quarantena. La signora avrà letto come temeraria, ovvero menegreghista, la condotta di quei turisiti veneti che ostinatamente, magari portatori sani, hanno voluto godere del soggiorno acquistato sull’isola, nonostante l’allarmismo sul contagio. Voglio sperare dottoressa Dalla Chiesa che Lei in quanto giornalista tenuta alla ricerca del vero storico non abbia dimenticato che l’anno scorso Ischia ha assistito a due amarissimi lutti per meningite, per cui avrebbe dovuto tempestivamente ricordare ai Suoi “amici” del Nord di non venire già da prima. Tornando alle conseguenze denigratorie della imagine dell’isola d’Ischia da parte del Suo messaggio, vorrei analizzare il contest storico culturale in cui Ella ha agito. Richiamandomi all’art. 6 Cost non si può dubitare che in Ischia alberghi la cultura, atteso che vi sono testimonianze storiche incontestabili da almeno 3 mila anni.

Non conosco I motivi per evitare Ischia, come Ella consiglia e dovrà essere Lei a riflettervi. Ma posso certamente affermare con forza ed orgoglio che il suo parlare sui social ha inferto un duro colpo alla dignità di un’isola già angustiata da diversi eventi negativi, che poteva evitarselo. Un contesto storico sociale in cui l’isola combatte per la ricostruzione dal terremoto, per la stabilizzazione del Tribunale come presidio di civiltà, con la paura talvolta di essere privata dell’unica azienda ospedaliera che nel periodo estivo sopporta una recettività di circa 200mila persone, non poteva e non doveva ricevere questo Suo colpo basso. Le ricordo Dott.ssa Dalla Chiesa che proprio un cummenda del Nord, il compianto Angelo Rizzoli, caso strano a dirsi, e perdoni la mia colpevole ignoranza ma non so neppure se Lei viva a Roma oppure a Milano, ha costruito quell’ospedale che qualche miope amministratore locale vuole strapparci. Il più Milanese dei milanesi, con la sua parlantina lumbard, ha finanziato di tasca sua un ospedale che ancora oggi beneficia la comunità isolana; ha convinto I suoi amici dei circoli produttivi e culturali a scendere sull’isola, a vedere quale angolo di paradiso il Signore ha voluto precipitare in mezzo al mare Tirreno, un suo alito di fuoco, laddove fuoco sta per vulcano si trovasse di fronte all’isola di Tibero, allo scoglio delle Sirene ed alla collina di Posillipo (senza trascurare la meravigliosa Procida….). La gravità delle Sue parole si incunea anche in un contesto storico, in cui l’isola oltre al terremoto sta conoscendo un fenomeno per essa probabile, ma nuovo: il dissesto idreogelogico.

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È cronaca degli ultimi anni una continua fenomenologia di allagamenti ad Ischia Ponte e da qualche mese è accaduto un fatto straordinario ed analogo al Porto d’Ischia dopo 150 anni di sua vita, senza contare l’erosione della battigia delle grandi spiagge di Citara, di Cava dell’Isola e dei Maronti. Se Lei Signora Dalla Chiesa in questi termini ha esortato i Suoi e non nostril “amici” del Nord a non venire ad Ischia, si è rivolta a persone comunque non limitate al territorio nazionale, giacchè sicuramente legate a doppio filo con altri partner stranieri, ancorandosi al pretesto di bacchettare una singola donna ischitana, con ciò perdendosi in sterili generalizzazioni, allora Signora Dalla Chiesa Ella ha colpito l’orgoglio ischitano di amare il turista per definizione. La gentilezza, la ospitalità, la cultura per il diverso, lo spirito di accoglienza ischitani sono stati inopinatamente dileggiati. Certamente l’isola non sarà un paradiso abitato da angeli, qualche persona fortemente negativa vi è come in tutti I luoghi e con ciò non faccio nessuna allusione al caso di specie della signora, che non mi compete giudicare e\o difendere. Io parlo con la malinconia di chi per lavoro è costretto a stare mesi interi lontano da Ischia, ma posso dire con serenità ed orgoglio di avere degli amici meravigliosi sull’isola, che non vedo l’ora di riabbracciare durante il periodo estivo. Posso lanciare un’idea di invitare i sindaci dei comuni isolani a gemellarsi con quelli di provenienza dei turisti veneti vittime di quell’episodio “strano”, ma mi creda Signora Dalla Chiesa, Ischia è culla di civiltà, cultura, simpatia, gioia di vivere, tolleranza ed amore, non è un posto da evitare ed Ella si è macchiata di un crimine contro l’amore che centinaia di operatori turistici profondono nella cura degli ospiti.

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Loredana Minini

Caro Avv. Di Luigi Della Monica, ho letto la Sua lettera alla Dott.ssa Rita Dalla Chiesa, che difendo in toto. Io stessa lombarda, che ho frequentato X ben 26 anni l’isola di Ischia, che ho tanto amato e la ritenevo la mia seconda casa, Le confesso che quanto da Lei esposto è corretto sino ad un certo punto/periodo. Premetto che li ho tantissimi amici cari, ma per questo non posso certo chiudere gli occhi su quella che è diventata negli ultimi anni la Sua isola. Cara, sporca, senza servizi, con un ospedale aperto si da un Lombard, ma lasciato nelle Vs mani è tra i peggiori d’Italia. Non lo dico io ma i Suoi conterranei. Avete edificato in modo sfrenato, spesso abusivamente, abbandonato l’agricoltura, è molto altro ancora. Non si è accorto che i tedeschi da anni vi hanno abbandonato, preferiscono la Spagna, meno cara e con maggiori servizi…. che dire… Io stessa non metterò mai più piede ad Ischia, come sono sicura lo faranno molti del nord ed allora si che ripenserete…… agli sproloqui dei Vs vari ‘personaggi’ che in questi tristi gg si sono messi in mostra e tornerete spero almeno a ‘zappare’ la terra che avete abbandonato, come X i buonissimi limoni che avevate e che ora lasciate cadere a terra senza neppure raccogliere, anzi li acquistate da altri paesi del mondo. Che altro dire….. ciascuno è responsabile del proprio destino. Ma già…Lei vive fuori, fa solo il villeggiante….
Cordialmente.

Luigi Della Monica

Gentile Signora, La ringrazio per il Suo commento…Non sono un villeggiante, ma semplicemente obbligato per motivi di lavoro a stare lunghi periodi in lungo e largo per l’Italia…Nell’ospedale ci lavorano tanti bravi medici ed infermieri che conosco e non posso condividere quanto da Lei sostenuto…Ma lo sa che l’AORN San Carlo di Potenza serve una platea di 400.000 persone e nel mio articolo cito 200.000 per il “Rizzoli” nel picco massimo di turismo???Mi scusi ma Capri non è cara???La sporcizia che Lei descrive è una sua congettura, perchè si pratica la differenziata in tutti e 6 i comuni dell’Isola…I servizi di trasporto hanno subito una caduta verso il basso qualitativo con il fallimento della EAV Bus…Si spera in tempi migliori…L’abbandono della terra???E’ un problema di tutto il Sud, perchè la riforma agraria, non lo dico io ma Rocco Scotellaro, fu pensata con oneri economici troppo alti da sostenere e, per l’effetto, i contadini proprietari terrieri meridionali abbandonavano le terre dei padri per coltivare quelle dei borghesi del Nord…Molti pescatori ischitani negli anni 50 emigrarono in Australia ed in California per coltivare il vino….mi dispiace si è persa anche lei in sterili generalizzazioni…

Loredana Minini

No comment…. Lei ha dato risposte….’Sue’ in modo evasivo su molte mie ‘osservazioni’… La verità è un’altra….. e Lei lo sa. Sappia che Ischia e parecchi ischitani stanno nel mio cuore sicuramente + che a Lei che la vive in modo ‘leggero’ e senza le grosse difficoltà che hanno molti ischitani.
L. Minini

Luigi Della Monica

Non aggiungo altro nemmeno io.

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