LE OPINIONI

IL COMMENTO Cari sacerdoti, siate liberi

DI ANTIMO PUCA

È giusto tenere a mente che il presbitero ha come Maestro il Cristo. Tra le tante cose che Gesù “fece e insegnò”, ogni sacerdote è chiamato a dare particolare attenzione all’obbedienza nel seguire Cristo Maestro. Il sacerdote sa che la costituzione gerarchica della Chiesa deriva dal suo divino Fondatore. Il carisma e il ministero del Papa e del vescovo sono di istituzione divina. Gesù ha inviato gli apostoli come Egli stesso è stato inviato dal Padre (cfr. Giovanni, 20, 21): “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me” (Luca, 10, 16). L’obbedienza che il presbitero dà al Santo Padre, al vescovo e ai loro rappresentanti, si basa sulla fede. Mediante questa obbedienza il sacerdote dà a Dio la possibilità di servirsi pienamente di lui nell’attuare la missione della Chiesa. L’obbedienza non ha lo scopo di sminuire il ruolo del prete, o di trattarlo come inferiore o di impedirgli la propria crescita personale.

Anche il sacerdote partecipa dell’esercizio dell’autorità nella Chiesa. Da quanti hanno autorità nella Chiesa ci si attende l’impegno di esercitare questo potere nel nome di Cristo. Un vescovo o un sacerdote deve fare il proprio dovere con tutta umiltà e coraggio. Non dimostra certo umiltà se abbandona la responsabilità pastorale: questo danneggerebbe solo il gregge. D’altra parte, il sacerdote non deve tentare di introdurre una specie di democrazia secolare che non si accorda con la natura divina dell’istituzione gerarchica della Chiesa. Una cosa è la virtù dell’umiltà, tutt’altra è cercare di clericalizzare il laicato o laicizzare il clero. La Chiesa non ha nulla da guadagnare, ma tutto da perdere, da simili dissennate iniziative. In tema di obbedienza del presbitero, è degno di speciale attenzione il suo atteggiamento verso i compiti affidatigli dal vescovo. Certamente da parte del vescovo ci si deve aspettare amore, attenta considerazione delle capacità di ciascun presbitero, apertura al dialogo, equità, giustizia e una chiara visione della missione della Chiesa nella diocesi. Ogni sacerdote deve lasciare al vescovo e ai suoi collaboratori piena libertà nelle nomine riguardanti i preti. Dal presbitero bisogna attendersi un amorevole e leale atteggiamento di collaborazione e obbedienza. Se tuttavia un sacerdote reputa che una particolare nomina o incarico datogli dal vescovo possa danneggiare lui o altre persone, allora ha il diritto, e talvolta il dovere, di chiedere un dialogo con il vescovo per esporre ciò che pensa. Dopodiché, in tutta semplicità, il sacerdote accetti la decisione ultima del vescovo.

Anche nello scenario peggiore che il vescovo assegni un incarico che supera le capacità del presbitero o che possa farlo soffrire e danneggiarlo, Dio non mancherà certo di proteggere il sacerdote che obbedisce. Ergo i Sacerdoti sono esseri LIBERI, vincolati in questa libertà. È il paradosso della libertà del Cristo che è Dio, ma quale Figlio si umilia, si fa UOMO per divinizzare l’Uomo e si fa OBBEDIENTE AL PADRE FINO ALLA MORTE E SPOSA LA CHIESA che è proprio l’essere OBBEDIENTI ALLA CHIESA. Cristo stesso “OBBEDISCE” alla Chiesa, dice a Pietro: Tutto ciò che legherai e tutto ciò che scioglierai. Il giudizio di Dio nei riguardi del vescovo è altra cosa e Dio non ha bisogno di consigli dal sacerdote per questo! 

Comunque, il sacerdote che disobbedisce a una direttiva chiara e ponderata del proprio Vescovo, non deve aspettarsi la benedizione del Signore. Si trova in balia di se stesso e non deve illudersi di star facendo la volontà di Dio. Ciò che voglio dire è che la mano invisibile di Dio guida gli eventi, anche quando i superiori possono essere carenti in qualche aspetto nell’esercizio dell’autorità. Alla fine, Dio protegge il sacerdote che rispetta e obbedisce al proprio vescovo con fedeltà ferma e nobiltà di carattere. L’intervento di Dio può apparire posticipato di mesi o anche di anni, ma alla fine arriva. Ad alcuni santi è stata fatta giustizia solo dopo la morte. Se i fedeli soffrono bisogna capire anche perché. A volte siamo noi che scegliamo strade sbagliate e ci poniamo fuori il disegno di Dio.In questo caso la sofferenza siamo noi a cercarla e a provocarla non la Chiesa.Forse besterebbe ubbidire a Dio e alla Chiesa e smetterla di ostinarsi in un puerile rifiuto. 

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Confidiamo nel Signore. Non sostituiamoci a Lui puntando il dito e giudicando. Lasciamo al Papa e ai Vescovi fare il loro mestiere. Preghiamo incessantemente, affinché i Sacerdoti scoprano la loro LIBERTA’ nella Chiesa e nell’Obbedienza al Sommo Pontefice e non a qualche laico che, per una incomprensibile situazione, si ritrova a comandare su di LORO. SIATE LIBERI, cari Sacerdoti, LIBERI da ogni condizionamento, perché l’unica via VERA e autentica è quella che NON condiziona il Vostro Ministero, ma NELL’OBBEDIENZA E FEDELTA’ AI SUPERIORI che sono il Vescovo e il Pontefice. Siate veramente il “seme CHE MUORE” e che solo così potrà permettere anche a NOI, Laici, di ricevere degnamente i Sacramenti e la Riconciliazione con Dio.

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