LE OPINIONI

IL COMMENTO MALA TEMPORA CURRUNT

DI ANTIMO PUCA

Mala tempora currunt… …sed peiora parantur. Questa nota espressione latina, attribuita a Cicerone, pare rappresentasse un vaticinio per le sorti di Roma su quell’ultimo scorcio di secolo ante Christum natum che preludeva alla fine della Repubblica. Esprimeva il timore che, rispetto ad un presente storico già di per sé critico, per le sorti della città eterna si prospettasse un futuro ancora peggiore. La formula col tempo ha finto per incarnare – in maniera più generica – la concezione storica che interpreta il passato come un periodo migliore del presente e, insieme ad un’altra frase (stavolta autenticamente ciceroniana) – “o tempora, o mores” – è giunta ad esprimere deplorazione per una attualità negativa e corrotta in contrapposto ad un trascorso positivo e idealizzato. Un pensiero, questo, che si trova anche in altri classici latini (Sallustio, Livio, Tacito) ma che, ancor prima, nella letteratura greca, era stato sintetizzato ne “Le opere e i giorni” da Esiodo, che aveva diviso la storia dell’umanità in cinque successive epoche, ognuna legata ad un metallo che diveniva via via più vile (passando dall’oro al ferro) col progredire dei tempi.

È una sorta di “grido di dolore”, misto a delusione, che assume un grande valore. Soprattutto per ciò che non dice. È una pubblica denuncia del clima politico avvelenato, ai limiti e forse oltre la legalità. Che toglie l’aria e impedisce la normale vita amministrativa. Più passa il tempo e più cresce in me la sensazione della presenza di un potere tentacolare che blocca, rallenta, sabota, disinforma, delegittima. Una specie di piovra che attiva la macchina del fango. Che isola e distrugge. Mi tornano in mente i nomi, i volti, le parole di sindaci che quei tentacoli, sempre gli stessi, hanno stritolato, impedito di governare. Fatto fuori. Bisogna essere forti. Non bisogna cedere al canto ingannevole delle sirene. Ad un potere tanto forte quanto occulto e diffuso che sarebbe in grado distruggere la normale vita democratica e le ordinate e legittime attività amministrative. Ci troviamo a vivere in un’isola in cui i pubblici poteri, le libertà democratiche e gli stessi diritti sono fortemente condizionati e continuamente minacciati. Forse la politica non basta più. E neanche può bastare la pubblica indignazione. Ci vorrebbe ben altro rispetto all’accertamento dei fatti e alle azioni conseguenti di osservazione e vigilanza della legalità. Oltre alle richieste di chiarezza e trasparenza su ciò che accade dietro le quinte del governo dell’isola. Una cosa bisogna dire ed è che il fronte della entusiastica condivisione del mitico cambiamento della “rivoluzione gentile” si va continuamente sfaldando e indebolendo. Questo, si spera, non per colpa diretta dei sindaci, ma perché molti centri di potere e personaggi locali o si sono riposizionati oppure stanno facendo il doppio e triplo gioco. Infine, ma non ultimo, anche per il fatto che, oggettivamente, ci troviamo di fronte al contemporaneo indebolimento. Sia dei poteri di indirizzi dei Consigli Comunali e di altri organismi di partecipazione. Sia delle incertezze e dei rallentamenti dei decisori amministrativi. Queste notazioni, in forma più o meno diretta ed esplicita, sono ormai un quotidiano refrain di molti osservatori locali che non sono né schierati politicamente né pregiudizialmente avversi al cambiamento. Anzi. È evidente che in tale contesto la “guida carismatica” è insufficiente. I “mi piace” e le condivisioni su Facebook appagano l’anima. Ma non aiutano a ben governare. Come è altrettanto evidente che tali tipi di “guida carismatica” rischiano di essere la foglia di fico dietro cui si nascondono nuovi ed insidiosi interessi particolari. Ai sindaci non posso che ricordare e raccomandare un paio di immagini metaforiche. La prima, del potere politico, racchiusa nel mitico centauro di Machiavelli. La seconda, filosofica, racchiusa nella coppia simbolica dell’aquila e del serpente di Nietzsche. È vero. Mala tempora currunt. Però chi ha scelto la politica, ha anche scelto la responsabilità. Onori. Ed oneri.

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