LE OPINIONI

IL COMMENTO Ci siamo presi una pausa, adesso ripartiamo

Se può sembrare strano entrare in un bar e prendere un caffè al banco, anche se chi ci sorride lo fa con gli occhi e dietro un plexiglas, allora benvenuta normalità! Uffa a strade buie la sera, negozi spenti già alle otto di sera, a ristoranti aperti ma con tavoli solo fuori e per fartelo capire meglio, tanto di nastro ma non certo per l’inaugurazione. Ed è ancora più inconsueto per noi, vedere file di macchine fuori ai ristoranti già dalle 7 di sera, orari non normali per un’isola con vocazione vacanziera, dove alle otto di sera si ritorna dalla spiaggia, aperitivo, la cena te la servono anche a mezzanotte e poi via per i locali per poi concludere con il mitico cornetto con la nutella. Ma quante cose sono cambiate a prescindere dal Calise che anche se riaprirà, ha perso la sua anima? E come siamo cambiati noi, che accettiamo senza fare troppi complimenti quello che prima era inaccettabile, come il coprifuoco imposto alle 23 e da lunedì fino a mezzanotte. Certo che siamo abitudinari e malleabili, solo così ne stiamo uscendo fuori, accettando restrizioni e limiti alla nostra libertà, dopo tante lotte per ottenerla. È tutto un controsenso per via di un virus invisibile che sta cambiando il nostro modo di vivere, un nemico molto probabilmente creato in laboratorio e sfuggito per errore ci ha chiuso in delle gabbie dorate o non, ma soprattutto mentali.

Certo meglio non ripetere l’errore dello scorso anno, nell’aprire tutto, sottovalutando l’insidioso nemico invisibile, quest’anno perlomeno abbiamo un’arma con cui combatterlo, una serie di vaccini, di cui non conosciamo la reale efficacia, ma è sempre meglio essere prudenti e metterlo a tacere del tutto. Aprire in sicurezza è quello che vogliamo tutti, ma spesso la situazione sfugge di mano, i nostri comportamenti sono sempre vacanzieri per tutto l’arco dell’anno, mentre per chi viene dalla città è del tutto normale fare certe cose entro un determinato orario. A Milano, Firenze o nella maggior parte delle capitali europee, a stento ti fanno mangiare alle nove di sera, mentre noi abbiamo abitudini del tutto diverse e non collimano con le restrizioni attuali. Ma ciò nonostante ci stiamo adattando ad andare a cena fuori quando ancora non è tramontato il sole e abbiamo scoperto il piacere del caffè e dell’aperitivo seduti al tavolo, quando prima lo ingurgitavamo in un solo sorso al banco, e anche questo potrebbe essere la riscoperta di un piacere! Piccoli locali si sono attrezzati per rendere ancora più piacevole queste brevi pause che riusciamo a concederci e costituisce la differenza che impreziosisce un normale momento della giornata. Certo abbiamo tanto da recuperare e da lavorare, una buona occasione viene anche da Procida capitale della Cultura. Non posseggono la nostra ricettività se ci dotiamo di un collegamento diretto, saremo fondamentali per la riuscita di questo evento di cui ne possiamo beneficiare. E di attrattive culturali, archeologiche e naturalistiche ne abbiamo a iosa per non essere solamente la camera da letto di Procida.

Quello che dobbiamo curare di più è la nostra insularità, è la miglior attrazione turistica che possiamo dare, è inutile e dannoso rincorrere il modello cittadino, non solo non lo siamo ma non lo vogliono, mentre dovremo rendere più accogliente ed interessante tutto quello che Ischia rappresenta, con tutte le comodità necessarie. Vengono da noi, non solo per la bellezza dei luoghi, il mare, le terme, l’archeologia, vengono da noi anche perché è un’isola, circondata dal bello, dove potersi rilassare e trovare luoghi che sanno ancora di antico e che possono riportare a memorie lontane. Che poi trovano anche la mondanità, che ben venga ma dovrebbe sposarsi con l’ambiente, locali all’aperto, perché no anche cinema e teatro sotto un cielo stellato. Reinventiamo la dolce vita ischitana facendo un passo indietro, seguendo modelli cittadini, abbiamo fatto solo disastri. Abbiamo fatto una pausa, prendiamola così dove abbiamo avuto tempo per pensare, e per capire l’enorme valore paesaggistico e culturale che possediamo, che sia un’occasione di ripartenza per tutti ma con i giusti propositi, valorizzando quello che abbiamo senza inventarci nulla.

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