LE OPINIONI

IL COMMENTO Così cambia il volto del turismo

DI LUIGI DELLA MONICA

Cambia il volto, ma il ceto medio piccolo isolano sprofonda. Sabato Santo ore 23.30 circa sui social si intravede una foto del Corso V. Colonna\Via Roma nel comune di Ischia semideserta. Scenari impensabili almeno dieci anni fa. Eppure le statistiche della Capitaneria di Porto, ogni anno puntualmente, fanno avvertire il loro effetto oppiaceo, per animare di buoni propositi che forse il 2022 si potrà duplicare in termini di presenze turistiche. Leggevo che gli stranieri sono maggiormente presenti e che il trend alberghiero viaggia su ritmi accettabili. Onestamente non ho fatto le pulci agli alberghi, non sono andato ad intervistare le varie “reception” per conoscere impressioni ed auspici per il booking a venire, ma non credo che il quadro macroeconomico d’insieme sia positivo.

Dove sono gli effetti negativi? Sulle piccole attività. Ormai il sogno ischitano è appannaggio di pochi eletti, di una lobby di albergatori ed operatori termali che hanno deciso di stagionalizzare come un blocco monolite il turismo, entro i rigorosi tempi estivi, senza dare respiro ad altro da sé. Un tempo, vi era un benessere generalizzato, non capitava raramente che qualche bravo chef d’albergo si ritirasse per aprire una propria attività, così come i pasticcieri, gli elettricisti, i carpentieri, i falegnami, i camerieri, i fisioterapisti, i massaggiatori, gli estetisti ed i bagnini… Vi era una anche una palestra musicale, perché sulla scia delle grandi glorie degli anni 50’ e 60’ che avevano calcato il Castillo d’Aragona, O’ Pignatiello ed il Rancio Fellone le band di supporto isolano avevano grande successo ed opportunità di lavoro, fino ad arrivare alla generazione di Ciro Mozart, di Paolo Roja, cito due amici miei coetanei, non se la prendano a male gli altri, a cui hanno fatto da filtro generazionale fra i primi ed i secondi, i vari Franzese e Filisdeo… Una filiera di negozi chiusi, di attività in ceditura, con il cartello “affittasi” e la vana speranza che si trovi un sostituto che possa imprendere una nuova azienda. Chiudono perfino le grandi catene, come “OVS” che si trovava ad Ischia Ponte, destinata ad una fascia bassa di clientela, pur essendo ubicata in direzione di un supermercato, di un ufficio postale e di una fermata EAV altamente frequentata anche da turisti, per via del transito verso il Castello Aragonese. In altri termini, il sogno ischitano è tramontato; l’unica prospettiva dopo il diploma è emigrare.

Un tempo, tutti i ragazzi seri e retti dell’isola potevano vantare a 18 anni anche qualche soldino in tasca, perché già dai 15 anni erano stati avviati nei bar di famiglia, nelle pensioncine, nei ristorantini oppure avevano dato una mano in spiaggia. Oggi è tutto offlimits, chiamata per lavoro interinale, oppure si scelgono extracomunitari, meno pretenziosi e più fungibili sui lavori pesanti. Va detto, per converso, che molti ragazzi isolani si sono anche rammolliti, nel senso che credono che il benessere piova dal cielo e che non si debba sudare sette camice per rialzarsi dalla vulnerabilità iconografica che si è avuta dopo la alluvione di Casamicciola. Non si percepisce l’evento negativo, perché tutto verrà risolto dall’intelligenza artificiale che ci porterà ben presto ad un algoritmo risolutivo del malessere transeunte, senza per questo investire in entusiasmi e vigore giovanile. Le storie della Prof.ssa Malatesta sono costellate di uomini nessuno che hanno fatto la differenza, hanno creato il “sistema Ischia” che faceva tremare le vicine isole e costiere sorrentine\amalfitane. Non mi capacito di vedere, anno dopo anno, precipitare negli abissi tutto ciò che i bisnonni ed i nonni ischitani hanno costruito. Fazioni, tribù, clan familiari si coordinano per ingaggiare lotte furiose, a colpi di diffamazioni, denunce, accuse reciproche per additare gli uni, anziché gli altri, come responsabili del default dell’isola.

Alla fine, ci si accorge che forse i 350 milioni del Patto per lo Sviluppo, che il coordinatore dott. Mimmo Barra attendeva di assistere nelle istanze progettuali di impiego, sono marciti perché proprio questo contrasto tra famiglie dell’isola non ha consentito di trovare una pace augustea, una tregua strategica idonea ad attingere finanziamenti pubblici. In altri termini, se un comune capofila avesse incominciato per prima degli altri, questi si sarebbero opacizzati nell’immagine rispetto al precursore e quindi è valsa la legge non scritta “niente per me, niente per nessuno”. Personalmente, non ritengo positivo l’abbattimento del corpo di fabbrica che ospitava l’antica pizzeria “Capriccio” di Calise, perché nell’ecosistema paesaggistico non era distonica ed avrebbe potuto continuare a fungere da plesso pubblico. Proprio in questi giorni, il giornale ha dato evidenza all’avviso pubblico di gara per la ricerca di un locale per l’Agenzia delle Entrate, che vedrete andrà deserto, come è andato per l’ASL Na2 Nord. Non conosco perché non ho approfondito l’argomento, ma non oso immaginare se il restyling del Pio Monte potrà donare ad Ischia il suo Centro Direzionale, vista la sua posizione strategica; non credo possa dare vita a centri commerciali della filiera del lusso, visto che l’isola allo stato attuale manca di sedi territoriali delle grandi “maison” dell’alta moda, che per diventare stanziali in un luogo devono annidarsi accanto a strutture recettive di altissimo profilo economico-finanziario. Come la si voglia vedere, girare e rigirare la frittata, non si trovano sbocchi positivi.

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Ischia, a mio sommesso avviso, neppure sarà in grado di garantire i LEP dei servizi pubblici essenziali, perché non offre opportunità di alloggio a prezzi calmierati ai dipendenti pubblici, i quali sono costretti a trasferte altamente stressanti e profondamente usuranti del livello di produttività prestazionale. Ai magistrati deboli di stomaco, si aggiungono i medici o gli insegnanti diligenti, che non riescono a reperire alloggi di supporto, poiché l’isola affitta anche le gabbie dei conigli a prezzi che in costiera sorrentina\amalfitana garantiscono qualità ed alto lusso. Ci entusiasmiamo per quattro diagrammi sul giornale, per annunciare la novella stagione e non diamo spazio ad idee innovative, a start app, oppure a soluzioni provenienti dalle forze meritocratiche locali. Se esiste qualcosa di buono imprenditoriale sull’isola è frutto del mecenatismo di qualche forestiero di passaggio, che a differenza dei suoi abitanti, ne apprezza unicità, bellezza e potenzialità economiche costruttive, non invasive, ma che attua i suoi progetti con forze economiche proprie, senza attingere a nessun fondo pubblico dei sei encomiabili Enti Locali. Questi ultimi, in virtù del principio politico del trasversalismo clientelare, al costo di far appassire l’economia di sistema dell’isola, hanno deciso omissivamente l’inerzia verso il Patto per lo Sviluppo ed oggi non mi sembra che si avviino progetti targati PNRR. La conseguenza è ineluttabilmente sotto i nostri occhi: chiusura delle piccole realtà imprenditoriali ed emigrazione giovanile; trasformazione del territorio in una grande residenza per anziani. Tutto farebbe propendere per l’approdo al Comune Unico, ma trattasi di mera utopia e di retorica fine a se stessa.

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* AVVOCATO

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2 Commenti

  1. “centri commerciali della filiera del lusso, grandi “maison” dell’alta moda”..
    L’avvocato Della Monica sogna una Ischia che ormai non c’è più: abbiamo negozi sui corsi rinomati che vendono merci da bancarella, abbiamo una gioventù bruciata che si sente realizzata solo quando corre per strada anche di notte con moto e scooteroni rumorosissimi alla Gomorra-maniera disturbando turisti e residenti, abbiamo politici che ancora agiscono in maniera clientelare distribuendo prebende e posti di lavoro agli accoliti per perpetuare il loro potere, abbiamo una litigiosità stupida dei cittadini che favorisce solo la classe forense, si sogna ancora di costruire l’ennesima casa in collina quando l’isola è già stata cementificata troppo, la clientela turistica ormai è rappresentata dalla tiktoker De Crescenzo..
    Deve tornare Angelo Rizzoli dalla tomba per salvarci.

    1. Innanzitutto la ringrazio per la sua riflessione. Il mo sogno è quello di un’isola che si risollevi con le forze intellettuali e fisiche dei suoi giovani…Sulle liti giudiziarie Ischia non è dissimile da Napoli…Mi addolora tanto ma il Cummenda non tornerà più…

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