LE OPINIONI

IL COMMENTO Dalla mitologia alla ricostruzione

Questo giornale ha sviscerato e tuttora analizza l’aggrovigliata questione della Ricostruzione e della tutela del paesaggio. A tal proposito, illuminante – come al solito – il commento su Il Golfo di giovedì scorso del prof. Luongo “Rigenerare l’esistente o naturalizzare?”, in cui si evidenziano tutti i grovigli burocratici che allungano i tempi della ricostruzione. E si evidenzia come l’idea del Parco dell’Epomeo non può che essere un Parco vivo, attivo e interattivo con la realtà urbanizzata che lo circonda. Sarebbe sbagliato considerare il Parco una sorta di Riserva indiana, isolata dal resto dell’isola. Ed è esattamente l’idea dinamica di CO.RI.VERDE. Ci sono innumerevoli angolazioni da cui è possibile affrontare il problema della ricostruzione e rigenerazione. Ma ce n’è uno che finora non è emerso e che desta curiosità e interesse e di cui vale la pena raccontare: il rapporto tra mitologia e ricostruzione. Il filologo classico Maurizio Bettini (Università di Siena e Università di Berkeley) nel suo libro “Arrogante umanità” illustra il mito di Fetonte, così come raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi. Fetonte, fiero di sentirsi figlio di un Dio, osò rubare il carro del padre Dio Sole, ignorando il monito paterno che la natura umana e non divina non consentiva al giovane un simile atto. Da questo atto di arroganza, scaturirono disastri sulla terra (incendi, desertificazione, siccità, scioglimento dei ghiacciai). Secondo alcuni interpreti del mito, addirittura ci fu una sorta di diluvio universale. Cosa c’è di diverso in questo mito dalla realtà odierna di una società che si crede autorizzata a godersi il proprio privilegio sul pianeta? L’uomo odierno, arrogante come Fetonte, suppone di avere uno “ius” che non gli compete (quello di sconvolgere l’ordine naturale del cosmo) e di commettere quindi un “nefas” (sacrilegio). Usciamo dal mito ed entriamo nella realtà fattuale, così come l’hanno vista e la vedono gli esperti che sono stati impegnati nell’elaborazione del Piano di Ricostruzione e del Piano Paesaggistico. Il prof. Michelangelo Russo, Direttore del Dipartimento di Architettura (Diarc) della Federico II, che venne anche a Ischia al Palazzo Reale per illustrare il PDRI, qualche tempo fa ha scritto un articolo per Repubblica dal titolo “Ricostruire la vivibilità dopo i disastri”. Ne trascrivo alcuni interessanti passaggi: “Dalla rinascita dell’abitato di Ischia devastato dal terremoto del 2017 e dalla frana del 2022, fino al rifacimento della Cattedrale di Notre Dame di Parigi distrutta dall’incendio del 2019, il tema ricorrente è quello della ricostruzione come necessità collettiva di ripristinare uno stato di equilibrio, di ristabilire condizioni di vivibilità e sicurezza”.

Vivibilità e sicurezza, ecco i due pilastri su cui ri-costruire e ri-generare. Il prefisso” ri” sta a significare nuove basi da cui costruire il futuro. E “costruire il futuro” vuol dire partire dalla storia dei luoghi, dalle tracce di lungo periodo, fisiche e immateriali, cioè legate alla dimensione sociale e culturale del territorio. Dice, giustamente, Russo che “Futuro e storia non sono un ossimoro: il loro nesso costituisce una prospettiva fertile del progetto contemporaneo che deve pensare gli assetti urbani, ma anche preservare valori ambientali, storici, paesaggistici e trasmetterli alle generazioni future”. La “ricostruzione critica” è antitesi al consumo di suolo, significa riconoscere e valorizzare l’identità locale, i caratteri storici degli ambienti di vita, le risorse e la storia degli insediamenti, degli usi, delle tradizioni, degli stili di vita”. Chiude l’articolo il prof. Russo con queste parole: “Il rilancio di politiche di pianificazione e sviluppo urbano e metropolitano, insieme alla redazione del Nuovo Piano Paesaggistico Regionale della Campania e all’innovazione del Piano di Ricostruzione di Ischia, sono segnali concreti di buone pratiche”. Questi concetti che costituiscono l’antidoto all’Arrogante umanità non sembrano essere stati percepiti dai Sindaci isolani, ancora sintonizzati sulle preoccupazioni elettoralistiche di “ingessamento” del territorio. Le critiche sono piovute, al Piano Paesaggistico, dai Sindaci di destra come da quelli di sinistra, a dimostrazione che manca un retroterra politico e ideale. A fine ottobre ci dovrebbero essere le elezioni regionali e se i Sindaci di destra possono avere interesse ( per quanto di bassa caratura) a creare difficoltà all’attuale amministrazione regionale in carica ( e questa volta a destra milita anche Giosi Ferrandino) quale interesse e quale coerenza possono vantare i Sindaci di Ischia (Enzo Ferrandino) e il Sindaco di Barano (Gaudioso) a mettere i bastoni tra le ruote di De Luca, Fortini, Bonavitacola, Discepolo e company? Dalla Regione arrivano segnali di stizza dell’Assessore Discepolo per il comportamento frenante dei Sindaci di destra e di sinistra, mentre dal Palazzo Reale di Ischia non arrivano segnali del Commissario Straordinario Giovanni Legnini, molto attento agli equilibri con gli Enti locali, ma – c’è da giurarci – non è affatto contento del freno pigiato dai Comuni, dopo che egli si è speso con grande abilità per creare un difficilissimo equilibrio tra Piano della Ricostruzione e Piano Paesaggistico e tra Comuni, Soprintendenza, Regione ed altri Enti interessati.

Per quanto riguarda il Soprintendente Nuzzo, che aveva fatto grandi aperture verso l’isola anche nel senso di “flessibilità”del Piano Paesaggistico ma soprattutto nell’impegno di implementazione e valorizzazione dei Beni archeologici (Museo di Villa Arbusto e Parco Marino Sommerso di Cartaromana) anche nei suoi riguardi è apparso ingrato l’atteggiamento dei Sindaci. Qualora i Sindaci volessero accampare, come giustificata reazione, la difesa degli interessi degli isolani, li incalzeremmo e chiederemmo loro: di quali isolani vi fate paladini? Di quelli che vogliono continuare a consumare suolo e dissipare risorse naturali? Se sì, state sfidando – come Fetonte – il Dio della Natura e mettendo a rischio la sicurezza e la vivibilità del resto degli isolani che ancora hanno una coscienza e una sensibilità.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllare Anche
Chiudi
Pulsante per tornare all'inizio
Copy and paste this code into your web page.