LE OPINIONI

IL COMMENTO Democrazia o vice reame?

Su Il Corriere della Sera, il filosofo Roberto Esposito ha sostenuto che, a Napoli e in Campania, c’è una “democrazia incompiuta”, dove a decidere non è un processo democratico di alternanza tra diverse forze politiche ma il susseguirsi di oligarchie, retaggio di un’idea di vicereame di borbonica memoria. A dimostrazione di questo assunto, paradossalmente, è già il fatto stesso che il citato Corriere della Sera (da molti considerato a ragione il miglior quotidiano italiano) arriva ad Ischia a singhiozzo, eppure si tratta di un’isola sì, ma di primaria importanza turistico economica; e ciò accade per banali motivi di tempi e costi di distribuzione, nel totale disinteresse degli amministratori locali, niente affatto attratti dall’informazione e dalla cultura. Ma il dato più evidente di questa sottocultura politica e di oligarchia è il modo in cui viene concepito il governo regionale dal Presidente Vincenzo De Luca che, per paradosso, è laureato in Filosofia (come Roberto Esposito, settantunenne professore di Filosofia Teoretica della Normale di Pisa, nativo di Piano di Sorrento). Solo che Esposito è un finissimo filosofo della politica, stimato all’estero al punto che nelle Università europee e americane, a proposito della filosofia di Esposito, parlano di Italian Theory. Non starò qui a illustrarvi i nuclei tematici della filosofia di Esposito, per i quali chiederò all’amico e collaboratore de Il Golfo, prof. Raffaele Mirelli, di farne oggetto di studio in uno dei suoi prestigiosi Festival della Filosofia. Vi immaginate un confronto intellettuale De Luca – Esposito? Esposito che parla di “inerzia della società civile campana, assuefatta da anni di vicereame ed oligarchia e De Luca che insulta il suo stesso partito, il Ministro Franceschini, la dirigente del Ministero della Cultura, Annalisa Cipollone con la battuta, molto poco filosofica e molto più cafona e arrogante: “Con Cipollone ci faccio il brodo”?

Ma l’aspetto più grave, in questa vicenda di insulti, è che l’opinione pubblica (proprio quella abituata ad essere governata da oligarchie) liquida la questione con la considerazione che De Luca è fatto così, è il suo carattere e bisogna capirlo. Prendete pari pari il rapporto tra De Luca e il popolo campano e trasferitelo nell’isola d’Ischia, al rapporto tra Sindaci e cittadini. La stessa acquiescenza, la stessa indolenza la ritroviamo nella società civile isolana. Certo, non troviamo ai vertici amministrativi, la volgarità di De Luca, ma la stessa tendenza al vicereame, al disprezzo dei processi democratici e di trasparenza amministrativa. I nostri Sindaci non farebbero mai la battuta del “brodo Cipollone” ma nel concreto hanno lo stesso atteggiamento nei confronti di funzionari e consiglieri comunali, che vengono continuamente mortificati nel ruolo e nell’autonomia e soggiogati al potere dell’uomo solo al comando. Questo porta con sé, fra le varie conseguenze, anche il fenomeno deteriore del trasformismo per quei soggetti che, presentatisi all’elettorato con una veste, cambiano poi casacca con una disinvoltura disarmante, per restare all’ombra dell’uomo forte. De Luca, secondo voi lettori, è un uomo di destra, di centro o di sinistra? E’ eletto con voti determinanti del PD, partito di cui il figlio Piero è vice capogruppo alla Camera dei Deputati, ma non perde occasione per deridere e contrastare le decisioni del PD e del Governo di cui fa parte. Sulla vicenda del contrasto col Ministero della Cultura (Capo Ufficio Legislativo Cipollone) un giudizio superficiale porterebbe a ritenere che De Luca, se non nella forma, abbia invece ragione nella sostanza. Perché questo? Perché il Ministero, con due note della Cipollone, ha fatto presente alla Regione Campania che così come articolata la legge regionale 28 dicembre 2021di proroga del Piano Casa e alcune deroghe a vincoli paesaggistici, con aumento di volumetria e modificazione di destinazione d’uso, non può passare.

Il Ministero della Cultura ha precisato altresì che tale legge confligge in particolare con la Convenzione Europea del Paesaggio. Normale che in una Regione (e la questione riguarda in particolare l’isola d’Ischia) ingessata da mille vincoli e dall’assenza di una seria politica di pianificazione urbana, una semplificazione e un allargamento delle maglie possa sembrare un toccasana. Ma non è proprio così. Una cosa è l’annoso problema delle case abusive che da anni sono “incartate” in un budello normativo e per le quali il Parlamento dovrà prima o poi trovare soluzione, ad evitare ulteriori e dolorosi abbattimenti che colpiscono sempre i più deboli e tengono troppi cittadini sotto la spada di Damocle, altro è contrabbandare – attraverso il Piano Casa – un nuovo assalto alla natura dei luoghi. De Luca non ha ragione, lo ha detto chiaramente anche l’urbanista Alessandro Dal Piaz. E ha fatto l’esempio (art. 26 legge 31) che prevede “modifiche di tracciato viari” dizione troppo generica e pericolosa che consentirebbe qualsiasi stravolgimento viario così come il cambio di destinazione d’uso, senza passare per una variante al Piano regolatore, potrebbe trasformare qualsiasi attrezzatura pubblica in quartiere residenziale privato. La Regione pensi piuttosto a come l’assessore Discepolo ha fallito nel pianificare la ricostruzione nei Comuni terremotati isolani. Siamo ancora a un fatidico “Piano preliminare” e siamo ancora al rimpiattino su chi (Comune o Regione) deve fare che cosa. Speriamo che il nuovo Commissario alla Ricostruzione, Legnini, sappia trovare il bandolo della matassa.

Ma, per finire, vorrei tornare un attimo sulla Convenzione Europea del Paesaggio, derisa da De Luca. Si tratta di un documento che fu approvato dal Comitato dei Ministri Europei della Cultura il 20 ottobre del 2000, a Firenze, Palazzo del Cinquecento, successivamente ratificato dagli Stati membri. L’importanza capitale del documento è nell’assegnare valore a qualunque parte del territorio che, per natura o percezione dell’uomo e interrelazioni umane, assuma un significato pregnante. De Luca deride questa definizione ritenendo che, in tal modo, anche il luogo più degradato possa essere tutelato. Non riesce a comprendere che, tanto per stare a Ischia, un paesaggio di origine agricola, come la Siena, anche se per anni è apparso degradato, rimane “paesaggio” da tutelare agli occhi e nel cuore dei cittadini, perché la storia e la sensibilità delle relazioni fra gli uomini possono mutare, adeguarsi ai tempi e quindi ammettere la necessità di un parcheggio all’imbocco del centro storico del borgo, ma non possono essere cancellati del tutto. La Convenzione sottolinea giustamente: “i paesaggi della vita quotidiana”, nel cui concetto va inserito anche il ricordo di una famiglia “i Mangiaterra” che, nomen omen, lavorava quella terra con la passione e la competenza dei migliori agricoltori dell’isola. E quella terra non può essere “offesa”.

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Paco Iovine

Lo seguo sempre con interesse.Nutro tanta stima per quest uomo di elevata cultura,e spiccata signorilità,.Ma non ho il piacere di conoscerlo personalmente.Mi basta ascoltare le persone quando parlano di lui.
Riflessioni sempre attente e profonde,fatte con estrema semplicità.
I suoi commenti piacevoli da leggere e mai banali.
Ma soprattutto, cosa oramai difficile, senza mai offendere o scadere.
Una figura d altri tempi.
Chapeau Signor Franco!

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