IL COMMENTO Domenica è sempre domenica

Per quelli che hanno meno della mia avanzata età, ricostruisco il senso del titolo di questo editoriale. “Domenica è sempre domenica” era un film e una canzone, originati dalla fortunata e seguitissima trasmissione televisiva Il Musichiere degli anni ’50, presentata dal simpatico Mario Riva. La canzone omonima era di Garinei, Giovannini e Gorni Kramer. Il film era diretto da Camillo Mastrocinque. Cito qualche verso del brano musicale: “Domenica è sempre domenica/ E ognuno appena si sveglierà/ felice sarà e spenderà/ ‘sti quattro soldi de felicità/ E’ domenica pei poveri e signori/ Ognuno può dormire tranquillamente/ Né clacson, né sirene, né motori/ Si sveglia la città più dolcemente”. Erano anni felici, nei quali si schiudevano nuovi sogni per buona parte degli italiani, fino ad arrivare a quello che fu definito Il Miracolo economico. Ma in quel fervore, in quella laboriosità fiduciosa, in quelle rosee prospettive per il futuro, c’era un sacro rispetto della festività domenicale. Certo anche legato ad una più forte religiosità rispetto a quella odierna,che è invece più flebile, più personalizzata, più cucita a modo proprio. I veri scontri politici avvenivano tra liberali liberisti e socialisti liberali o comunisti. A destra venivano tollerati romantici monarchici e rimanevano sotto la cenere i nostalgici del fascismo, considerati fuori per sempre dall’arco costituzionale,
Poi tutto è stato sdoganato (prima da Craxi, per motivi di pacificazione nazionale, poi da Berlusconi per motivi di calcolo elettorale contro il nemico comunista). Siamo arrivati al punto che alla Presidenza del Senato siede un fascista mai pentito e a guidare il Governo c’è una donna abile, con capacità comunicative, brava conduttrice di partito ma assolutamente priva dell’aplomb di statista. Meloni guida la metà del paese che la pensa in un certo modo. Non ci pensa proprio a rappresentare tutto il popolo italiano. Disprezza l’altra metà del cielo e non fa nulla per nasconderlo. Ora, in questo quadro, regge ancora che la domenica è sempre domenica? E’ ancora vero quello che diceva la canzone? Ognuno può ancora dormire tranquillamente e quando si sveglierà ognuno sarà felice e spenderà i quattro soldi di felicità? Ed è domenica per i poveri come per i signori? Pensavo a questo quando ho letto un bel saggio di Maurizio Bettini, filologo, latinista e antropologo (Università di Siena e Università Berkeley della California) dedicato proprio alle origini storiche della Domenica. E pensavo, in contrapposizione, al Sabato del Villaggio di Giacomo Leopardi, in cui la vera felicità è nell’attesa della festa, non nel giorno della festa. E mi pongo tante domande sulla domenica perché è il giorno che ho scelto (e ringrazio il giornale che me lo consente) per esprimere una mia opinione su fatti isolani che hanno un impatto sul più vasto mondo che circonda l’isola. Ho scelto la domenica perché difendo il giornale cartaceo e la domenica consente il giusto tempo e la giusta concentrazione per tentare di uscire dal banale quotidiano e cercare di dare un senso ad azioni e pensieri che agitano la nostra vita.


Ma ritorniamo al saggio di Bettini sulle origini della domenica, Chi l’ha inventata? Non i Greci e nemmeno i Romani. Anzi entrambi non avevano nemmeno la settimana. I Greci consideravano non i sette giorni ma andavano per decadi. I Romani andavano per otto giorni, al nono contadini e agricoltori si recavano in città a vendere i loro prodotti. Con gli ebrei venne introdotto il concetto di settimana, incentrata però sul sabato (corrispondente al giorno in cui Dio si riposò dalle fatiche della creazione). Sotto la spinta degli ebrei anche Greci e Romani incominciarono a ragionare in ottica della settimana, parallelamente al numero dei pianeti (7 per l’appunto). E l’ordine dei pianeti fu così sistemato: Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole. Dunque il Sole rappresentava la Domenica e non è un caso che per gli inglesi la domenica sia Sun-day, il giorno del Sole e il sabato sia Satur-day, il giorno di Saturno. La domenica è il giorno del Sole perché Gesù, secondo il Nuovo Testamento, era risorto i giorno dopo il sabato. Oggi possiamo ancora considerare la domenica come il giorno del riposo assoluto? Con i turni massacranti imposti dall’overtourism, con il lavoro a distanza e i telefonini che non ti danno tregua? Costantino prescrisse ai soldati cristiani di dedicare l’interro giorno domenicale al culto del Signore e costrinse i non credenti a recarsi in un campo a rivolgere una preghiera a Dio. Valentiniano vietò agli esattori delle tasse di andare a riscuotere nel dies solis (Salvini potrebbe trarre spunto per aggiungere che ogni giorno è domenica). Ma la cosa che oggi appare più fuori tempo la fece Teodosio, che proibì di tenere giochi e spettacoli la domenica. Apriti cielo e come si farebbe senza le partite di calcio oggi? E di che parlerebbero le centinaia di TV private nelle quali si parla, si sparla, si maledice, si ingiuria in nome del Dio Pallone? Dal Dio del Sole al Dio del calcio è un cammino lungo e inesorabile. Come lo è da Costantino a Maradona. Alla fine, il mio dubbio è: vale ancora la convinzione che la domenica si legge meglio e di più?