LE OPINIONI

IL COMMENTO E’ facile dire “incompetenti”

Dovremmo fare una riflessione collettiva sull’interazione e le conseguenze del nostro rapporto con i social network. Qual è, in altri termini, l’incidenza – sul nostro vivere quotidiano – di quello che ormai viene definito il “quarto potere digitale”? La frequentazione dei social ci rende più radicali ed individualisti o i social non sono altro che lo specchio dei nostri pensieri più reconditi? Siamo più autentici quando scriviamo sui social o quello che appare digitalmente è uno specchio deformato della nostra personalità? Un fatto è certo: a leggerli attentamente, e con l’intento di capire come si evolve o involve la società, si nota nettamente che anche persone che pensavi di conoscere bene, ti appaiono in tutt’altra luce. E allora si ripropone la domanda: ma quell’amico o quell’altro è effettivamente quello che conoscevo prima e al di fuori di Facebook o è invece quello che mi appare ora sui social? Ed io stesso, ognuno di noi stessi, chi siamo veramente? La domanda non è peregrina e la risposta non è solo di ordine psicologico, ma essenzialmente sociologico. Lo smarrimento individuale, il gianobifrontismo che è presente in ognuno di noi, il nostro dottor Jekyll e Mister Hide, non destabilizza solo l’equilibrio della persona, destabilizza – quel che è peggio – la tenuta sociale. Da una moltitudine di individui destabilizzati non nasce una società coesa, ma una società di “spostati”. Il termine “spostati” è stato utilizzato, di recente, da Raffaele Alberto Ventura, analista del Groupe d’E’tudes Gèopolitique di Parigi, nel suo libro “Radical choc – Ascesa e caduta dei competenti”.

Che cosa sostiene Ventura? Che l’Occidente si trova di fronte a una crisi di crescita di coesione sociale e di paradigmi scientifici. I competenti sono nati per difenderci dai pericoli. Thomas Hobbes sosteneva che per neutralizzare la paura, gli esseri umani si associano. Ma – dice Ventura – a lungo andare è illusorio scansare i pericoli, in quanto essi si moltiplicano fino a renderne impossibile il controllo totale. A supporto di questa tesi, Ventura cita un principio economico teorizzato, tra il Settecento e l’Ottocento, da David Ricardo: la Legge dei rendimenti marginali decrescenti. Tale legge implica che ogni aggiunta di nuove scoperte scientifiche e tecnologiche produce progressivamente sempre minori risultati. E’ come se la modernizzazione andasse verso l’esaurimento. E non esclude affatto che, in questo progressivo incepparsi dello sviluppo, salti anche il modello di democrazia. Proprio perché i pericoli aumentano e la nostra risposta diminuisce. Saremo sempre più costretti a limitare gli spazi di libertà individuale nel tentativo di debellare i pericoli crescenti. L’unica risposta possibile, che Ventura ritiene si possa dare, è imparare ad accettare l’incertezza, ridimensionare il concetto di meritocrazia e selezionare la classe dirigente in base alla capacità di flessibilità e adattamento ai pericoli crescenti. Ecco perché stanno crollando alcuni “esperti” troppo sicuri di sé e che sottovalutano i limiti della scienza. Ciò che serve è un esercizio di relativismo ed umiltà. Risultato: in politica probabilmente arriveranno forme di populismo molto più radicali dei 5 Stelle in Italia o del trumpismo in America.

Questo il quadro generale fosco disegnato da questo studioso italiano che opera a Parigi. Se rileggiamo, nella nostra piccola realtà isolana, queste conclusioni apocalittiche, da choc radicale, inquadreremo meglio certe prese di posizione su facebook di nostri amici isolani. Di “spostati” ce ne sono molti, non nel senso triviale che siamo abituati a dare al termine e cioè di “mezzo pazzo”, di chi “non ci sta più con la testa”. “Spostati” oggi sono coloro che, di fronte alle incognite crescenti e alla crescente incapacità di affrontarle, sbandano nel tentativo di aggrapparsi a certezze che non esistono più. Vogliono un mondo assoluto, quando ormai è tutto relativo. Conosco persone che in passato erano politicamente moderati, concilianti e che ora assumono atteggiamenti intolleranti, presumendo di avere certezze che gli altri non hanno. Potrei fare esempi, potrei citare nomi e cognomi, per attestarne il mutamento, la metamorfosi ideologica e politica. Ma questo provocherebbe incomprensioni e ulteriore risentimento. Potrei citare consiglieri comunali dei tempi passati, che militavano in una Democrazia Cristiana interclassista e conciliante, e che oggi sono radicali di destra e odiano ogni mediazione e ogni tentativo di conciliare opposte esigenze. Dicono di essere contrari ad ogni forma di “politically correct”, dicono di essere contrari al “buonismo”, dicono di difendere la propria libertà individuale contro ogni Moloch della repressione. E non hanno capito che il pericolo viene dall’esterno e che tali insidie esterne crescenti ci stanno snaturando e frantumando. Sento parlare di “incompetenti al Governo” o negli organismi scientifici e non viene compreso che è crisi di “competenza” non di “competenti”. E’ crisi dell’Umanità che non regge più al confronto con i pericoli. Non siamo più padroni del nostro destino. Forse non lo siamo mai stati. Checché ne pensino i tutori dell’individualità (o dell’individualismo?) abbiamo una sola speranza di gestire l’incertezza: la coesione sociale, l’utilizzo dell’intelligenza collettiva, la rinuncia volontaria a certe forme di egoismo libertario, prima che siano altri a toglierci ogni spazio .E poi: empatia, tutti i tentativi possibili di farci carico dei problemi di tutti. Ogni volta che gettiamo odio e discredito su chi viene ritenuto imbecille e incompetente diamo una picconata all’intero corpo sociale.

C’è poi un altro risvolto della medaglia della “competenza”. La faccia della medaglia dell’alternatività a tutti i costi, C’è chi, nel timore di restare intrappolato nell’opinione corrente, nel mainstream dei mezzi di comunicazione, ritiene che sia meglio stare sempre e comunque su posizioni alternative. Irridono all’accusa di negazionismo e terrapiattismo (come se questi non esistessero) e incitano a stare sempre su un fronte “altro”.Nemmeno per un attimo viene il dubbio, a questi “liberi pensatori”, che qualche volta l’opinione corrente e diffusa possa essere nel giusto. E non calcolano che, non ci sono solo persone in buona fede come loro, ma veri e propri speculatori dell’alternatività, che lucrano “vendendo” sogni alternativi. E faccio un solo clamoroso esempio, nel campo della medicina: l’ineffabile dottor Adriano Panzironi di Life 120. Con grande sforzo ho voluto legger e la sua pubblicazione “Vivere 120 anni – le verità che nessuno vuole raccontarti”. In esso vi sono affermazioni del tipo: “L’uomo può vivere fino a 120 anni trascinando la sua vita senza malattie”. Poi Panzironi, che non ha alcuna laurea o titolo abilitante in campo medico, afferma: “In genere siamo abituati a dare credito a qualsiasi tipo di informazione solo se proviene da fonti che possono esibire titoli accademici o riconoscimenti giuridici classici. In pratica riteniamo più importante il soggetto che trasmette l’informazione dell’informazione stessa” Ecco, se i teorici dell’alternativismo studiano e citano i “ cambi di paradigmi “del filosofo Agamben hanno fondamento e credibilità; se seguono e citano i Panzironi delle diete e integratori miracolosi non sono credibili e mettono a repentaglio la vita degli altri .Dunque gli alternativisti ad oltranza rischiano di cadere dalla padella dei presunti “ incompetenti” al Governo e negli organismi scientifici, nella brace degli “incompetenti” ciarlatani truffatori in vari campi!

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