LE OPINIONI

IL COMMENTO E intanto si continua a morire sull’asfalto

Figli che escono di casa, con i loro sogni, le loro speranze, e quel poco di follia della giovinezza, di quell’età che non ha pensieri, se non quelli belli. Chi esce con la bici, chi con lo scooter, ma comunque stanno su di un mezzo a due ruote, e per quanto possano fare attenzione c’è sempre il pericolo in agguato, e la preoccupazione che possa accadere qualcosa, c’è sempre. E per chi li aspetta, fino a che non rientrano, non potranno stare tranquilli dopo tutto quello che sta succedendo sulle nostre strade. Di educazione stradale se ne parla, come anche di sicurezza stradale, sia la polizia che i carabinieri spesso vanno nelle scuole per cercare di responsabilizzare i ragazzi verso comportamenti più ponderati alla loro stessa sicurezza. E nonostante ciò, si continua a morire sull’asfalto, c’è il sangue versato fresco di Cassandra Mele, morta sul colpo, dopo essere stata sbalzata in aria da un’auto, era sulla sua bici e Cassandra era una delle poche cicliste ad indossare il casco. Ma il destino, quello crudele ha voluto così, lei che di cose pericolose ne ha fatte, era Caporal Maggiore dell’Esercito Italiano, con un profondo attaccamento alla divisa e ai suoi valori. È stata impegnata in numerose azioni in Afganistan ed era appassionata di ciclismo e Cassandra è una dei figli che non ha fatto più ritorno a casa. La dinamica poco importa, nessuno porterà più Cassandra in vita, la sua è stata spezzata per sempre, dalla solita auto in corsa, dai soliti errori che si commettono alla guida, dimenticandosi delle responsabilità di quando si guida un mezzo e si mette in pericolo la propria vita e quella degli altri.

E stiamo sempre punto e a capo, e di strade “sicure”, non ce ne sono. Eppure l’impegno da parte delle amministrazioni c’è, in sinergia con la scuola e le famiglie, ma purtroppo si continua a morire e sempre per lo stesso motivo, non si può parlare di incidente, purtroppo sono veri e propri omicidi stradali con la differenza che ad oggi, tutti quelli che li hanno commessi, guidano ancora e vivono la loro vita senza alcuna restrizione. La giovane che era alla guida dell’auto che ha sbalzato in aria Cassandra è risultata positiva all’alcol test, ed erano le 7 del mattino, si presuppone quindi che proveniva da una notte di svago, forse era stanca, aveva sonno, e, i ma e i se ormai non servono più, dopo che è capitato il peggio alla giovane ciclista. Se la ragazza ha bevuto, perché non fare dei controlli direttamente all’uscita dei locali, potremmo evitare di trovare altre persone con un tasso alcolico superiore alla norma e impedirgli così di mettersi alla guida, ma è fantascienza, come pure poter disporre di un servizio taxi dedicato a questa problematica. Per tutti quelli che assumono alcol in un locale pubblico, anche il gestore del locale dovrebbe avere la responsabilità di sapere queste persone, come lasceranno il locale, se verranno accompagnati oppure andranno via in autonomia mettendo a repentaglio la propria vita e quella degli altri, non possono pensare solamente a riempire la cassa. Tutto il tessuto sociale deve rispondere di questi tragici episodi, se evitiamo di farci i “fatti nostri”! Poi tutti sapevamo però nessuno ha fiatato, non bastano i dissuasori di velocità, non si possono controllare così le strade “assassine”, la responsabilità è di tutti quelli che permettono di mettere alla guida, persone che per un motivo o per un altro non potrebbero farlo. E intanto a morire questa volta è Cassandra, sulla sua bici, insieme al suo sorriso, al suo coraggio e al suo casco perché lei aveva rispetto per la sua vita, ma le hanno spezzato le ali.

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