IL COMMENTO Ejarque y la isla bonita

DI RAFFAELE MIRELLI

La conferenza di giovedì 12 gennaio tenuta dall’egregio signor Ejarque, è stata davvero interessante. Abbiamo avuto la possibilità di interloquire apertamente con l’esperto del marketing turistico su diversi aspetti del mercato isolano, in modo concreto e abbiamo analizzato i dati che la rete ci propone. Ejarque ha proposto, infatti, un’analisi basata su di un software specialistico, il quale raccoglie gli indici di gradimento dei fruitori del “servizio Ischia”. I punti portati alla nostra attenzione sono stati tanti e muovono da considerazioni molto interessanti. Prima fra tutte quella riguardante la cittadinanza ischitana: emerge con ragguardevole preminenza la mancanza di “rete” tra i comparti dell’accoglienza. Si tende a portare avanti un discorso di relazione individualistica con i clienti, poco attenta al resto del territorio.

Che cosa significa? La maggior parte dei nostri hotel, tende in un certo modo a isolarsi e a non comunicare con il mercato esterno. Noi cittadini, inoltre, tendiamo a criticare aspramente la nostra isola. Non siamo soddisfatti di ciò che mettiamo in campo.

Abbiamo, poi, passato in rassegna diverse voci di analisi. Le attrattive, per intenderci il patrimonio storico-culturale, rappresentano i nostri fiori all’occhiello: parliamo dei simboli ischitani, i quali sono ben quotati e raggiungono valutazioni ragguardevoli. Ischia, in generale, si piazza ai vertici del gradiente nazionale, dimostrando di avere un potenziale molto elevato. Gli stessi mezzi di collegamento marittimi rappresentano per i nostri visitatori un punto a favore, con grande stupore dei presenti. Nessuno se lo aspettava. Non raggiungono grandi risultati i servizi offerti dagli hotel e nemmeno le attività da noi proposte, quelle dell’intrattenimento e di qualsiasi altro settore non incluso dal comparto alberghiero. Ejarque ragiona in modo preciso e parla di marketing, non mette in campo questioni etiche e non

fomenta visioni alterate. Bisogna guardare al mercato. Menzione speciale al comprato termale che risulta essere obsoleto e in fase di stallo da molti anni, non essendosi adeguato alle nuove richieste del mercato. Sì, Ischia – ha detto l’esperto – non è un posto per “vecchi”, come si suol dire, risulta invece essere poco dinamica alle tendenze del mercato mondiale perché ferma, quindi è “vecchia”. Ovviamente va precisato che l’analisi si muoveva solo sul comune ischitano, fattore che tira in ballo un altro problema di cui si è discusso animatamente. Alla conferenza era presente solo il sindaco di Ischia.

Mentre i cittadini hanno espresso la loro perplessità nella previsione di una costruzione sinergica dell’intera isola, Ejarque, invece, ha esplicitamente detto che questo non rappresenta un impedimento alla progettualità di rilancio, sì ambiziosa, ma molto pragmatica. Secondo lui, infatti, saranno coloro che avranno voglia, forza e interesse di modificare le abitudini del mercato, a far da traino per quelli che mantengono un atteggiamento conservatore del proprio esercizio. Lo ha chiamato il “principio del terzo”. Ejarque ci invita a cambiare il modo di vedere le cose e di fare turismo: siamo in regressione sul mercato internazionale. Fattore estremamente negativo. Il turismo di prossimità non fa bene all’isola e non la proietta in una fase di crescita. L’appello accorato che ha poi lanciato, è stato quello di guardare l’isola con gli occhi del consumatore, cercando di percepire al meglio la richiesta dei nostri ospiti. Ischia è vista ancora come una località balneare e come destinazione non privilegiata, ma di massa. Questi due elementi non giocano a favore della tanta ambita (almeno sulla carta) “destagionalizzazione del mercato”. È ovvio! Una località di tipo balneare, nell’imaginario collettivo, non è un luogo che possa accogliere i visitatori tutto l’anno, ma per soli tre mesi. Tra l’altro gli arenili non figurano come le nostre eccellenze (altro termine abusato nel vocabolario isolano), perché – come per i nostri alberghi – insistono in una gestione alquanto obsoleta: non vengono proposte attività di svago alternative e l’ambiente è malcurato.

Altro grande punto di dibattito è stato quello sull’identità del luogo che, per molti presenti, è sembrato essere un argomento maltrattato. Ejarque è stato chiaro e forse anche un po’ rude, perché ha affermato che il turista non è interessato all’identità del luogo, ma alla sua autenticità. Insomma, il dialogo è stato acceso, molto. Anche il nostro sindaco si è espresso, dicendo che è auspicabile un coinvolgimento, una riforma del turismo ischitano per tutti i comuni, ma che, nei fatti non si è reso possibile. Il primo cittadino resta comunque fiducioso e attende che gli altri sindaci si facciano avanti. L’esperto ha concluso la sua conferenza con una domanda: “Come vorresti Ischia nel 2030?”. Tra tre settimane saremo chiamati a formulare idee e tavoli di lavoro.

Per tirare le somme: non stiamo messi malissimo, ma manchiamo di sostanza e mi meraviglia il fatto che alla base di un’analisi di mercato si ponga sempre il fattore umano: non facciamo rete, non rappresentiamo una comunità che sa lavorare davvero in sinergia. Eppure, Ischia ha un potenziale “reale” incredibile. Nonostante la nostra negligenza, i risultati sono buoni, ma non assicurano un futuro che possa essere competitivo con il mercato mondiale. Lo diciamo spesso: dobbiamo cambiare insieme e non abbiamo altra scelta. Il progetto di rilancio dell’isola mi sembra, a prima vista, buono, non voglio qui esprimere critiche che mi riservo per un prossimo futuro. Attendo. Sono ottimista e voglio costruire questo cambiamento, per questo invito tutti voi a partecipare al prossimo incontro e a portare valide idee di sinergia locale. Sarebbe bello cambiare l’isola in meglio, sarebbe bello vivere autunni e inverni ricchi di vita e di attività, di turismo slow e raffinato, invece di oziare o scappare dall’isola per ricominciare a lavorare a Pasqua. Ieri ne discutevo con alcuni amici: Ischia in inverno dovrebbe essere un luogo di festa per noi isolani, un luogo dove coltivare la felicità. Purtroppo, tendiamo a vedere solo il nostro orticello, il nostro interesse personale e serriamo i ranghi nei mesi invernali. Non possiamo fare diversamente e capire che i nostri esercizi sono, in primis, dei servizi pubblici, dei luoghi dove costruire la felicità e la festa invernale del nostro popolo? Sono ottimista e invito anche voi ad esserlo, a cominciare da subito: costruiamo il cambiamento insieme.

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