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Corruzione a Procida, Trotta spera nel Riesame

ISCHIA. Si è svolta ieri, presso la decima sezione del Tribunale di Napoli, l’udienza del Riesame sul ricorso presentato dalla difesa del Colonnello Giuseppe Trotta, comandante della Polizia Municipale di Procida. Trotta è attualmente ai agli arresti domiciliari, dopo l’ordinanza emessa dal Gip lo scorso venerdì 22 gennaio nell’ambito dell’inchiesta denominata Final Berth (Sbarco Finale), il “terremoto” giudiziario che ha turbato la tranquillità della comunità procidana e che vede complessivamente coinvolti ventitré indagati. A quanto si è appreso, il suo legale di fiducia, l’avvocato Guido Izzo, ha sottolineato dinanzi ai giudici del Riesame la mancanza delle esigenze cautelari che il Gip Emilia di Palma aveva posto a base della misura restrittiva: il tempo trascorso dai fatti contestati, che risalgono a circa quattro anni fa, secondo la difesa renderebbero ormai insussistenti le necessità di custodia cautelare. Inoltre, il Trotta attualmente non ricopriva più alcuni incarichi risalenti all’epoca dei fatti contestati, circostanza che secondo la linea difensiva escluderebbe ogni pericolo di reiterazione del reato. Il responso dei Giudici del Riesame dovrebbe arrivare entro questa settimana. Al Colonnello, in servizio dal 1999 sull’isola, e alla sua stretta collaboratrice Maria Grazia Costagliola Di Polidoro vengono contestati i reati di falso in atto pubblico, calunnia, peculato e corruzione.  Come si ricorderà, l’inchiesta  partì da un esposto anonimo, poi suffragato dalle dichiarazioni di un agente della Polizia Municipale di  Procida, dalle quali cui emergevano gravi indizi a carico di Trotta e della segretaria per un episodio dell’ autunno 2011.    I due si sarebbero appropriati dei diritti di segreteria destinati al Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno. Intercettazioni telefoniche e ambientali avrebbero  documentato successivamente  tentativi di inquinamento probatorio attraverso una serie di falsi. In quattro casi, attraverso false attestazioni, il colonnello Trotta avrebbe finto di aver eseguito demolizioni disposte dall’ Autorità Giudiziaria o avrebbe segnalato l’impossibilità di procedere.   In questo modo il Comandante della Polizia Municipale avrebbe consentito agli autori degli illeciti edilizi di conservare la disponibilità dei manufatti abusivamente rea1izzati, salvo poi tentare di scaricare le responsabilità sull’ex sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto, mediante una documentazione fabbricata a tavolino dalla quale sarebbe emersa l’inerzia del sindaco nell’ esecuzione delle demolizioni.  Per inficiare un sequestro operato dai carabinieri ai suoceri di un suo fedelissimo, Trotta secondo gli inquirenti avrebbe messo in atto  palesi falsi ideologici. D’intesa con il responsabile dei Servizi Tecnici del Comune di Procida, Il Comandante si sarebbe adoperato per l’affidamento di lavori pubblici per circa 50mila euro, ad una ditta individuale che non aveva i requisiti di Legge.   Tra gli agenti considerati dissenzienti c’era  Vincenzo Intartaglia, il quale, per aver preteso più volte una gestione meno clientelare del comparto contravvenzioni, era stato accusato ingiustamente di un furto perpetrato nell’ ufficio del Comandante. Le  accuse sarebbero state utilizzate a scopo intimidatorio.   Al Comandante della Polizia Municipale vengono inoltre contestati numerosi casi in cui il ‘preavviso di infrazione’ non si trasformava in ‘verbale di contestazione’ se elevato nei confronti di parenti, dipendenti pubblici o liberi professionisti ritenuti dal Trotta utili per il proprio tornaconto e venivano cestinati. Favoritismi sono stati contestati a Trotta anche per i permessi di sbarco e di circolazione sull’isola di Procida.

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