LE OPINIONI

IL COMMENTO Europa: continua il sogno o inizia l’incubo?

Oggi, in Italia come in altri 20 Stati della U.E., si vota. Per alcuni Comuni ( Casamicciola nella nostra isola) e soprattutto si vota per il Parlamento Europeo. Il 23-24 e 25 maggio si è già votato in 8 Stati. Paradossale che i Paesi che votano oggi debbano farlo conoscendo già gli exit poll di Paesi che hanno già votato. In Italia e a Ischia siamo ad elezioni post terremoto, “ reale” nel caso di Casamicciola, “ ideologico politico” nel caso dell’Europa. In entrambi i casi sarà importante verificare che tipo di risposta l’elettorato avrà saputo dare allo sconquasso delle fondamenta che, per Casamicciola, riguardano le strutture reali in pietra, mentre per l’Europa si tratta di verificare se le fondamenta della democrazia liberale occidentale riescono a reggere l’urto degli scossoni del populismo e del sovranismo che, paradossalmente, non abbattono muri come il terremoto  di Casamicciola, ma i muri li innalzano, per un antistorico ritorno agli Stati nazionali e sovrani.

Ma che cos’è l’Europa? Lo scrittore spagnolo Javier Cercas, parafrasando una riflessione di Sant’Agostino, contenuta nelle “ Confessioni” e concernente la Natura, scrive: “ Se nessuno mi domanda cos’è’l’Europa, lo so; però, se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so”. Il filosofo teologo del XII secolo, Pietro Abelardo, parlando della variegata cristianità che, in qualche modo, coincide con l’attuale cultura europea, disse che era “ diversa ma non adversa” e, nel nostro secolo, Ortega Y Gasset, filosofo e saggista spagnolo, parlando degli europei, ha detto che “ l’omogeneità non è mai estranea alla diversità, bensì il contrario”. Per molti anni l’Europa ha rappresentato un sogno e ha suscitato grandi entusiasmi . Un grande e noto sociologo americano, Jeremy Rifkin, agli inizi degli anni 2000, scriveva: “Mentre il sogno americano languisce, un nuovo sogno europeo vede la luce…è una nuova terra promessa per l’umanità”. Poi è successo che, soprattutto con la grave crisi economica del 2008-2009, il sogno europeo è andato svanendo, smarritosi nei meandri del burocratismo e di una cieca politica economica di rigore che spesso ha riguardato, a senso unico, paesi considerati vagoni di retroguardia del treno Europa. Col risultato che quel treno, da alta velocità, ha assunto piuttosto la configurazione di una sgangherata ferrovia regionale. A questo punto siamo!

Potremmo assistere  a un possibile deragliamento del treno, con un vagone ( Gran Bretagna) già sganciatosi, ma paradossalmente ancora in grado di condizionare ( col voto) il percorso da compiere, e con altri vagoni che sembrano voler prendere ognuno un deragliamento e un percorso diverso. Sembra rinnovarsi il mito greco di Europa e Zeus. Europa era l’unica figlia femmina ( con 5 fratelli) di Agenore. Di lei s’innamorò Zeus, che la insidiò, sotto le spoglie di un toro bianco. Ad Europa il toro apparve mansueto e bello per cui gli pose ghirlande di fiori in bocca e sulle corna. Ma Zeus la trascinò in mare e la condusse in un’isola dove, assunte le sembianze di un’aquila, la violentò. Di questo mito c’è una splendida raffigurazione pittorica dell’artista bolognese del 1500 Guido Reni: “ Il ratto di Europa” del 1639-40, esposto alla National Gallery di Londra e ce n’è una copia, in bianco e nero, all’Hermitage di San Pietroburgo. Ebbene, l’Europa di oggi sembra ricalcare quel mito greco, solo che il toro bianco che violenta Europa, nella fattispecie, è il populismo che tenta di violentare un’Europa ancora “ in fieri”, fragile ed esposta agli atti di violenza. Ma qual è l’etimologia del nome “ Europa”? E’ un’etimologia incerta. Le due più probabili derivazioni sono: quella semitica, con cui i Fenici indicarono i paesi a ovest della Siria ( da “Ereb” ovvero “occidentale”) e quella greca, con cui si indicavano i paesi a nord del Mediterraneo. Ma che cos’è l’Europa? L’Europa ha una propria identità, come possono averla singoli Stati, come l’Italia, la Francia, la Spagna?

L’anno scorso, al Salone del Libro di Torino, su questo tema, si confrontarono eminenti studiosi. Tra questi Massimo Cacciari che ( lo ha ribadito anche su l’Espresso di domenica scorsa) nega l’esistenza di un “ mito” o “radice” europea. L’Europa, egli dice, esiste solo nella sua continua metamorfosi. E’ un continuo rispondere, con la sua musica, la sua pittura, le sue arti, alla sua inquietudine. Paradossalmente, l’unico mito europeo possibile è la sua “ sradicatezza”. Il viaggio, la scoperta, la curiosità, fino anche al naufragio in certi casi, sono le caratteristiche della cultura europea. Solo in questi termini e a queste condizioni è possibile concepire una Patria europea. E un altro grande intellettuale, lo scrittore e saggista spagnolo Javier Cercas, in quel confronto al Salone del Libro di Torino, sostenne concetti analoghi: “ Hanno qualcosa in comune Dante e Shakespeare, Cervantes e Montaigne, Ibsen e Kafka? C’è qualcosa che condividano tutti questi scrittori, che non condividono una lingua? E a proposito, basta una stessa lingua per avere una stessa identità? “ La verità è che al pari dell’individuo in cui, secondo il poeta Ferdinando Pessoa, abita una confederazione di anime, anche l’Europa ha identità multiple “ E pluribus unum”, tante diverse culture, tradizioni, storie, ma un solo Stato. Dice lo scrittore Erri De Luca che ormai l’Europa è l’unica “ utopia possibile”. Obiettivamente, pensate amici lettori, che i novelli difensori della sovranità nazionale e delle “ radici” italiane, abbiano la sensibilità e la cultura atte a comprendere questi concetti un po’ più complessi del “ prima gli italiani”? Alcuni anni fa George Steiner tenne una conferenza dal titolo “ L’idea di Europa” nella quale sostenne che il continente europeo può essere ricondotto a 5 assiomi: 1) L’Europa è i suoi caffè, i luoghi dove si discute e ci si confronta 2) L’Europa è caratterizzata da paesaggi a scala umana 3) L’Europa è un vasto “ lieu de la mémoire”, un luogo impregnato di storia 4) L’Europa è il deposito di una duplice identità: quella di Atene e quella di Gerusalemme 5) L’Europa è la consapevolezza della sua caducità. Apprezzabile il tentativo di riassumere le caratteristiche del continente, ma qualunque elencazione risulterebbe insufficiente, perché basta dire che l’Europa deve rimanere culturalmente plurale, ma deve essere politicamente una. La pace è il più grande risultato che siamo fin qui riusciti ad ottenere. Nel frattempo sono emerse potenze mondiali, come la Cina, l’India, che minacciano l’annientamento economico degli altri paesi.

Solo un’Europa unita può sperare di fronteggiare e proteggere gli interessi degli Stati che la compongono. Ma per continuare a mantenere la pace e per tutelare i nostri interessi nel mondo, è necessario che l’unità politica divenga effettiva, con una politica economica fiscale comune, una politica di difesa comune, con una politica culturale comune. Se ci riflettete è lo stesso dilemma della nostra piccola realtà isolana, quando ci dividiamo tra fautori della difesa dei singoli campanili e fautori del Comune unico. E’ lo stesso dilemma, a cui possiamo dare la stessa risposta. Nessuno può o deve cancellare la diversità di usi, costumi, tradizioni che possono esserci, ad esempio, tra cittadini della fascia costiera dell’isola e cittadini della parte alta dell’isola. La pluralità è ricchezza, ma – per valorizzarla – ci vuole l’unità politico amministrativa. Dunque, Casamicciola voterà, per risorgere, come la Fenice, ancora una volta dalle ceneri e dalle macerie del terremoto. In attesa di potere, un giorno non lontano, costituire un unico Comune, che sappia rappresentare unitariamente le tante anime dell’isola. L’Europa voterà, nella speranza che le scosse di terremoto del sovranismo e populismo ( ancora di grado moderato della scala) non si intensifichi fino a minare le fondamenta del palazzo ( ancora in costruzione) degli Stati Uniti d’Europa. Anche perché i terremoti reali e materiali ci hanno purtroppo insegnato quanto difficile sia la strada della “ ricostruzione”.

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