IL COMMENTO Fare rumore, per tutte le Giulia del mondo
DI ARIANNA ORLANDO
Le parole di Gino Cecchettin volano alto sopra qualsiasi dibattito: “Come padre [la sentenza all’ergastolo di Filippo Turetta, ndr] non ha cambiato nulla perché è da un anno che io non ho più Giulia. Per forza di cose viene paragonata la vita a una cifra e ho iniziato a sentirmi male da quel momento lì come se la vita e l’affetto di una figlia fossero remunerabili”. Queste all’indomani di una sentenza finalmente giusta le parole di un padre orfano di figlia, l’immensamente Giulia Cecchettin cui un anno fa è stata ingiustamente tolta la vita da un individuo, Filippo Turetta, che ha appena ricevuto la condanna all’ergastolo. Condanna giunta però senza le aggravanti dello stalking e della crudeltà. Per quanto concerne la crudeltà spieghiamo che il concetto comune di questa parola varia da quello della parola giuridica in quanto per crudeltà si intende la capacità di infierire su qualcuno al di là dell’azione omicidiaria. Noi crediamo che, con il numero di 75 coltellate, Giulia Cecchettin abbia attraversato di certo il calvario della crudeltà e che non le sia stato risparmiato nulla. Per quanto concerne invece l’aggravante dello stalking siamo largamente scandalizzati dal fatto che non sia stata aggiunta all’indice di pena non tanto perché avrebbe gravato sulla pena, comunque massima, ma perché ancora una volta a una donna è stata negata dignità alla sua sofferenza. È qui che ancora una volta accogliamo il messaggio via instagram della sorella di Giulia, Elena Cecchettin, che rimpiange nel massimo della pena che è stata data a Turetta la possibilità di contare lo stalking tra le pene che sono state inflitte a sua sorella, prima di morire per mezzo di mano armata.
“Migliore, ti meriti un tempo migliore”: canta così il front-man dei Pinguini tattici nucleari nella canzone “Migliore”, dedicata alla violenza di genere, con chiari riferimenti alla giovanissima Giulia Tramontano, anche lei recisa da questa vita con i colpi di 37 coltellate. L’assassino, anche stavolta, era il compagno, Alessandro Impagnatiello, da cui Giulia aspettava un bambino, il piccolo Thiago. “Tramontano le nuvole ma resterà il sole” perché anche per Impagnatiello è giunta la sentenza dell’ergastolo che non restituirà Giulia e Thiago alla loro famiglia ma forse, lo speriamo e ce lo auguriamo in prossimità del Natale e ce lo ripetiamo come proposito per l’anno nuovo, fungerà da repellente contro le azioni omicidiarie prossime e future. “Che strano destino andarsene a maggio come due fragole”, queste le parole per Giulia e Thiago: una donna forte e un bambino non nato che sono stati ingiustamente strappati a questa vita da una mano nemica. I diritti della donna, si scrive, sono diritti umani. E noi non faremo un minuto di silenzio stavolta. Per Giulia e per tutte le Giulia del mondo, stavolta è sempre, fate rumore.