IL COMMENTO Formazione e Informazione

DI GIUSEPPE LUONGO
Domenica 2 marzo 2025 ho letto un pregevole articolo di Franco Borgogna su Il Golfo, un invito agli uomini e alle donne di scuola perché si creasse un ponte tra l’informazione del quotidiano e la formazione, obiettivo della scuola. L’acuto e colto Borgogna ha prodotto in me, sempre interessato alle vicende dell’Isola, lo stimolo per la riflessione che vi sottopongo. Formazione è l’acquisizione di strumenti per comprendere il mondo nel quale siamo immersi e ne facciamo parte. Questa è compito dei formatori che agiscono principalmente nella prima parte della nostra esistenza, nell’istituzione scolastica, nelle Università fino al livello di dottore di ricerca o in scuole di specializzazione specie per il settore medico. Esiste un altro livello di formazione, delegato alle Regioni, finalizzato prevalentemente alla formazione tecnico-professionale. La qualità della formazione dipende in gran parte dalla capacità dei formatori a trasferire interesse ai giovani studenti. Una “buona scuola” è una garanzia per una buona formazione. Una formazione con impronta mercantilista ha corto respiro; occorre una scuola che consenta da maturi di aprirsi alle sfide della vita. Alla formazione prodotta dai formatori deve seguire l’autoformazione, perché oggi il mondo cambia con una velocità tale da mettere in crisi le nostre competenze in un tempo breve rispetto anche alla durata della nostra vita. Abbiamo così bisogno di biblioteche, di musei, di luoghi di dibattito, di teatri, di librerie, di scuole, di parchi tematici, di circoli.
Dalla Treccani l’informazione è dare forma a qualche cosa, è intesa anche come istruzione, educazione, cultura; è la ricezione dal mondo esterno o la trasmissione verso l’esterno da noi di messaggi e immagini relativi a notizie ritenute utili per il singolo individuo o la società. L’informazione è trasmessa ed è ricevuta da un individuo che ha acquisito un certo livello di formazione e questa condiziona la comprensione del contenuto dell’informazione ricevuta e la stessa qualità dell’informazione trasmessa. Un uomo colto trasmette messaggi evoluti che consentono il progresso della comunità nella quale è diffusa l’informazione. Talora si registrano nella società anche forti contraddizioni per la mancanza di uno sviluppo omogeneo dell’utilizzo delle conoscenze. In buona sostanza, senza finire in un’analisi troppo sottile del significato di tale omogeneità, provo a richiamare l’attenzione che alcune tematiche sono diffuse quasi ossessivamente, lasciando il segno nella memoria di chi riceve il messaggio, mentre altre scivolano ad arte senza lasciare traccia. Questo è il destino di gran parte delle comunicazioni di matrice scientifica, a meno che non si tratti di una catastrofe naturale, ma anche in questo caso l’informazione è “guidata” anche per mancanza di competenza del comunicatore.
L’informazione deve essere tarata in funzione della destinazione, ovvero del livello di conoscenza di chi riceve il messaggio. Non si può utilizzare lo stesso linguaggio per tutti se siamo interessati alla sua ricezione. Abbiamo, quindi, diversi problemi che proviamo ad enumerare. Il decisore politico quando deve scegliere un percorso tecnico trova la soluzione affidandosi ai consulenti, purché tale scelta sia tecnica. Il problema più delicato da risolvere è la scelta da parte di una comunità esposta ad un rischio, sia esso naturale o antropico, del rischio accettabile. Tale scelta è condizionata da elementi sulla pericolosità del sito, il vantaggio di vivere in un’area dalle elevate potenzialità economiche e ambientali, il rischio di danno associato ad un probabile evento catastrofico. Si tratta di una valutazione costi-benefici. Una tale scelta cosciente può realizzarsi senza drammi se siamo in grado di avere disponibile uno scenario comprensibile, senza cadere in un comportamento irrazionale. Spesso questo obiettivo trova ostacoli nella stessa comunità esposta per la divaricazione degli interessi economici relativi al governo del territorio.