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Pensieri in liberà,la sensazione di essere rassegnati al peggio

Non si può, davvero non si può morire così. E non dovremmo tollerare che simili tragedie continuino ad accadere in una realtà insulare come la nostra, con noi che colpevolmente – tutti, nessuno escluso – ce le facciamo scivolare addosso senza degnarci nemmeno di provare a studiare una soluzione o qualcosa che gli somigli vagamente. Come se fosse normale, facesse parte del gioco, si trattasse di un qualcosa che ineluttabilmente non si può evitare. Dovremmo prenderci il tempo di fermarci e riflettere, il tempo necessario. Chi è genitore provi a immaginare per un solo istante cosa vuol dire essere svegliati nel cuore della notte e vedersi “consegnata” una tanto ferale notizia. Oppure andatevi a sfogliare per bene il nostro giornale, più avanti troverete il resoconto degli incidenti stradali mortali che si sono verificati sulla nostra isola negli ultimi anni. Tra i tanti commenti social ce n’è uno che mi ha particolarmente intrigato, quello nel quale un ischitano si interrogava sul come fosse possibile che si fossero registrate più vittime della strada ad Ischia, nell’ultimo decennio, che non sull’Asse Mediano. Che pure, per chi non lo sapesse, rappresenta una trappola.

Ora, potremmo fare mille considerazioni, partendo da quella forse più stupida e banale: quando sei diretto da Forio ad Ischia – non proprio da Napoli a Milano, per intenderci – non è che pigiare il piede sull’acceleratore ti faccia guadagnare un’oretta o giù di lì. Nel migliore dei casi tre, forse quattro minuti: e che cosa sono? Torniamo sempre al solito discorso: corriamo, corriamo, ma non si capisce per andare dove. Ma questa è filosofia spicciola, e in casi del genere è il caso di risparmiarsela.

Il fatto è che continuiamo a non far tesoro di tragedie del genere. Io stesso, a metà mattinata, dopo aver trascorso le prime ore del giorno a raccontare questa morte assurda, mi sono accorto che una volta in macchina ho provato un sorpasso sulla Superstrada. E nel corso della giornata ho notato qualche “peripezia” veramente border line di altri miei concittadini che hanno scambiato le strade per una pista di Formula 1.In teoria eravamo ancora sotto shock per quanto accaduto, ma di fatto non ci è servito a nulla. Ecco, forse questo sta diventando il lato peggiore della nostra comunità: non sapere più far sì che esperienze negative, traumatiche, drammatiche, possano farci da monito. Siamo rassegnati al peggio, anche quando di mezzo c’è il bene più prezioso, la vita umana. Questi, come tanti altri in casi analoghi, non sono pensieri in libertà, quanto piuttosto parole al vento. E intanto siamo costretti a piangere ancora…

gaetanoferrandino@gmail.com

 

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