LE OPINIONI

IL COMMENTO I comuni isolani e il PNRR

Mercoledì scorso, arricchendo la bacheca dei sempre più numerosi commentatori di questo giornale, Mimmo Barra, ex Commissario dell’Azienda di Cura e Soggiorno di Ischia e Procida, ha disegnato il quadro delle sfide che ci attendono per non rimanere tagliati fuori dal Recovery Fund che, secondo indiscrezioni raccolte dallo stesso, prevederebbe la necessità, per Ischia, di rientrare in un Piano delle isole minori. E naturalmente Barra auspica innanzi tutto un’Unione dei Comuni isolani e quindi una collaborazione tra le isole minori. I sei Comuni isolani, a detta di Barra, potrebbero portare, come contributo, alle isole minori, il Patto Strategico e i relativi Protocolli di Intesa che l’ex Commissario offrì agli amministratori ischitani. Io non so se, come dice Barra, il Governo centrale si aspetta un Piano delle isole minori, certo è però che si aspetta di inquadrare le prospettive di Ischia in un più generale progetto chiamiamolo così di “Ambito turistico”. Ove per Ambito turistico si intende un campo largo, comprendente realtà “analoghe”. Il principio di “analogia” lo riscontriamo nell’insularità minore, come ipotizza Barra? Confesso che faccio un po’ fatica a ritenere per vero ciò. Perché i vari arcipelaghi hanno esigenze molto diverse tra loro e perché, nel frattempo, si sono verificati movimenti e programmi che sparigliano l’idea di omogeneità tra le isole minori.

Procida

Procida, ad esempio, col progetto vincente Capitale della Cultura 2022, ha sì previsto un’apertura ad altre realtà, ma legate piuttosto all’Area Flegrea, Ischia compresa. Procida sta tastando il polso ai principali e più attivi Comuni dell’Area Flegrea nonché ai principali poli turistici della costiera amalfitano-sorrentina. Quindi un concetto un po’ diverso dal semplice criterio di “ isole minori”. Comunque sia, è evidente che un Comune dell’isola d’Ischia da solo e nemmeno i sei Comuni isolani da soli riusciranno mai ad accedere alla distribuzione pianificata dei fondi del Next Generation EU. E’ giocoforza inserirsi in un’area più vasta, con un preciso disegno progettuale. Inutile sottolineare che siamo in gravissimo ritardo ed è per questo che sarebbe realistico partire da un punto fermo come può essere il Piano Strategico a cui fa riferimento Mimmo Barra. Dispiace dover constatare, ancora una vola, il vuoto assoluto di idee dei nostri amministratori: il Sindaco di Casamicciola è alle prese con i gravi ed irrisolti problemi susseguenti al terremoto del 2017; il Sindaco di Lacco Ameno (che non sa neppure se continuerà a fare il Sindaco) è alle prese elettorali infinite; il Sindaco di Serrara è già in pieno clima di elezioni amministrative (ottobre) e sa che non potrà essere riconfermato ma dovrà accontentarsi di fare il semplice consigliere comunale; il Sindaco d’Ischia e quello di Barano si beano delle loro opere, orgogliosamente snocciolate attraverso stampa, TV e social (ma sono opere di ordinaria amministrazione e senza la cornice complessiva di ripresa e resilienza). Alla fine, l’unico che potrebbe permettersi di guardare in prospettiva, per la sua posizione di Sindaco per ora saldamente in sella e anche per il ruolo di Presidente di Ancim, è il Sindaco di Forio, Francesco Del Deo. Ma all’orizzonte di tutte e sei le amministrazioni comunali non si vede lo straccio di un’idea di Piano che possa rientrare nei canoni del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Ma siccome non mi piace accusare altri di mancanza di idee, senza avere, a mia volta, contribuito a suggerire una qualche idea, passo ad indicare come, a mio modesto avviso, dovremmo muoverci versi il PNRR.

Regno di Nettuno

Prendo, a sostegno di quel che sto per suggerire, il parere di tre competenti esponenti rispettivamente della politica, dell’economia e dell’analisi socio-economica italiana. Nell’ordine, Claudio De Vincenti, economista ed ex Sottosegretario per la Coesione Territoriale e Mezzogiorno; Mariano D’Antonio, professore universitario di Economia e Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, istituto italiano di analisi sociale ed economica. Claudio De Vincenti ha scritto su Il Corriere della Sera: “Si tratta di definire, per ogni Comune, un programma di attivazione dei servizi che mancano e di un loro progressivo ampliamento: con risorse del PNRR andranno finanziati gli investimenti in immobili e attrezzature necessari per la fornitura dei servizi; con il Piano di reclutamento del personale, ,coerente con il Patto per l’Innovazione e del Lavoro Pubblico ( firmato pochi giorni dal Ministro Brunetta della Pubblica Amministrazione e i Sindacati di categoria) si potranno assumere le professionalità corrispondenti”. Mariano D’Antonio ha scritto su La Repubblica: “Il meglio che è stato prodotto e realizzato avendo di mira lo sviluppo economico e civile, è stata la valorizzazione del patrimonio di storia, d’arte, di cultura, sedimentato nella storia millenaria del Mezzogiorno”. All’arte e alla cultura, Mariano D’Antonio aggiunge il turismo, l’enogastronomia ( che egli definisce “industria del gusto”) la manifattura di abbigliamento (la moda) e l’artigianato che produce bellezza attraverso gli oggetti. In sostanza il professore è per rafforzare ed esaltare le maggiori peculiarità del Mezzogiorno, senza troppi voli pindarici. E sulla stessa lunghezza d’onda si schiera De Rita: “La mia risposta (all’onda , oggi trionfante, tutta tesa all’obiettivo di fare l’Italia del 2030) poggia sull’antica convinzione che un programma di sviluppo – di resilienza o di ripresa, comunque lo si chiami – ha senso e coerenza solo se si basa non sulla volontà di realizzare traguardi mirabili, ma sul concreto sostegno dei processi socioeconomici realmente esistenti, per questo io sarei propenso a caricare le risorse disponibili sulle quattro filiere di sviluppo che hanno fin qui ottimamente funzionato: dalla variegata filiera del made in Italy alla filiera della creazione e manutenzione dei macchinari; dalla filiera enogastronomica alla composita filiera turistica di élite o di bed and breakfast“.

Insomma, De Rita, come Mariano D’Antonio, fanno un bagno di realismo (“terra terra” dice De Rita). E quindi pervengono entrambi alla conclusione che il Mezzogiorno e le isole del Golfo partenopeo debbano incrementare e aggiornare i filoni tradizionali del turismo, della cultura, dell’enogastronomia. Ovviamente De Rita aggiunge che “mi vergognerei se negassi l’importanza di fondo degli obiettivi del PNRR nazionali”. Ma resta dell’opinione che essi sono traguardi ottimali e non processi reali e si rischierebbe, senza uno sguardo anche al presente, di produrre più documenti che atti amministrativi, più annunci d’opinione che procedure decisionali. Come risulterebbe molto rischioso proiettarsi su scenari alternativi futuri senza le necessarie riforme di struttura (della Pubblica Amministrazione, del Fisco, dei poteri locali ecc.). Insomma, per concludere, anch’io, come gli uomini illustri che ho citato, credo moltissimo negli obiettivi strategici di lungo respiro e tutti dovremmo perseguirli e anche Ischia deve considerarli la stella polare del nostro futuro, però non possiamo ignorare il presente e l’immediato domani. Turismo (con tutti i suoi corollari, a partire dall’enogastronomia e dai prodotti della nostra terra, per arrivare alla nautica da diporto) Termalismo (tradizionale e delle nuove correnti), Cultura (dallo sfruttamento dei beni storico-monumentali all’archeologia di terra e di mare) rimangono i piloni portanti su cui incardinare uno scatto verso il futuro, con prospettiva 2030.

Come si fa a guardare e progettare il futuro, tenendo i piedi a terra e la testa concentrata sull’immediato? Per renderlo comprensibile, faccio tre esempi: l’esempio del Parco Archeologico di Ercolano, quello dei nuovi indirizzi strategici per il Rione Terra a Pozzuoli e, infine, quello del corso “Isole verdi”, indetto dal Regno di Nettuno per operatori del turismo per le isole. Allora, il Parco Archeologico di Ercolano si basa, per l’immediato e per il futuro, sulla connessione e partecipazione del pubblico, attraverso un bilanciamento tra reale e virtuale, in modo da vedere il presente, ricostruire visivamente il passato e immaginare scenari futuribili. Tutto questo, avvalorato e reso plasticamente evidente con la creazione di un nuovo logo che raffigura il Nodo di Ercole, con il quale si allacciava al collo la pelle di leone di Nemea. Non a caso questa strategia comunicativa si chiama “Il Mito con il futuro intorno”. Per quanto riguarda Pozzuoli, la Giunta comunale ha deliberato i nuovi indirizzi strategici e una gara internazionale per l’individuazione di un gestore unico del Nuovo Rione Terra. Il Rione, borgo seicentesco, disastrato dal bradisismo nel 1970,i cui lavori di ristrutturazione e rifunzionalizzazione termineranno nel giro di due-tre anni, avrà una vocazione turistica di alto livello e sarà attrezzato con 44 botteghe, 5 bar, 3 ristoranti, 468 posti letto, 1 centro Congressi e 1 Edificio Termale. Ecco come si fa a coniugare presente e futuro! Per quanto riguarda Ischia, in assenza di azione dei Comuni, ci pensa Antonino Miccio, valente Direttore dell’Area Marina Protetta, a gettare il seme di un presente intelligente e di un futuro prospero. Ha avviato il Corso gratuito “Isole Verdi”, su piattaforma Zoom, che indirizza gli operatori turistici interessati verso tutti i temi del turismo sostenibile legati al mare (raccolta differenziata, cambiamenti climatici, specificità della nostra flora marina, fauna aliena ecc.). Tutto questo dimostra che è possibile tenere un piede fermo nel presente e un piede nel futuro, che è tanto più realizzabile quanto più agganciato al passato e al presente.

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