LE OPINIONI

IL COMMENTO I due “Maradona” e la politica acchiappa click

Sarebbe un errore ritenere le elezioni comunali di Napoli, ormai fissate con decreto ministeriale per il prossimo 3 e 4 ottobre, una circostanza lontana dagli interessi delle isole, Ischia in particolare. L’elezione del prossimo sindaco, non potrà non avere ricadute politiche importanti per le altre realtà territoriali della provincia. Si pensi soltanto al prossimo anno, quando Procida sarà capitale italiana della Cultura, a quanto sarà determinante la sinergia tra il capoluogo partenopeo e tutte le istituzioni che saranno coinvolte nelle iniziative previste nel corso di una stagione straordinaria dal punto di vista dello sviluppo, non solo turistico ma anche economico. Ecco allora che non può passare inosservata la strategia di stampo “calcistico” che alcuni contendenti allo scranno più alto di palazzo San Giacomo stanno adottando nel tentativo di convincere i cittadini a schierarsi dalla loro parte. Non è una novità, è accaduto in passato con alterne fortune e accadrà anche in futuro. Perché la benevolenza del popolo si ottiene, spesso, anche attraverso strani espedienti, arzigogoli mentali, piccole trappole mediatiche, fumo negli occhi che inebria senza dare la possibilità di guardare bene, cosa si nasconda dietro l’angolo di una politica fatta di chiacchiere, promesse e false ideologie. Sulle schede elettorali sono comparsi negli anni i nomi di attori, comici, calciatori, cantanti e persino pornostar. E molti di questi sono stati legittimamente eletti, magari anche con merito. 

In questo contesto, un po’ malinconico a dire il vero, soprattutto per chi nella Politica crede ancora, nonostante tutto, si inseriscono le candidature dei “due Maradona”, Hugo e Diego Junior, messi in campo da Catello Maresca e Gaetano Manfredi, nell’ambito di un’operazione nostalgia nel ricordo dell’unico vero Maradona che sia mai esistito. 

Appare quindi anomalo il ricorso ai due neofiti della politica cittadina, con un passato non proprio esaltante dal punto di vista calcistico, ora inconsapevoli strumenti nella mani di un sistema contro il quale il vero Diego si è sempre schierato, rifiutandosi di farne parte, a costo della sua stessa vita, non solo professionale. Lui che le etichette le ha sempre rifiutate, schierandosi solo dalla parte della gente, rifiutando i compromessi, gli accordi sottobanco, i sotterfugi e quella “specie di politica” (come diceva Totò), che oggi sembra adattarsi ad un perfetto stile social, dove i click contano più delle idee e dove i candidati, alcuni di essi almeno, rischiano di essere una sorta di specchietto per le allodole. E le allodole, in questo caso, sono gli elettori, almeno quelli che si lasciano infinocchiare, da chi sceglie, ancora una volta di utilizzare (sarebbe meglio dire, sfruttare) il nome di Diego Maradona per succhiarne il nettare, come le api lo succhiano ai fiori di campo. Sfruttato da vivo e ora sfruttato da morto, in un vortice di malafede e ipocrisia del quale faremmo volentieri tutti a meno. E forse anche un rischio calcolato da parte dei due contendenti alla carica di primo cittadino, che potrebbero paradossalmente fare un favore ai propri avversari, che magari hanno deciso di puntare sui progetti e sui fatti concreti per convincere l’elettorato. 

Un “Maradona” alle elezioni, nella città che lo ha eletto “Sindaco” ad honorem, è come uno stop sbagliato, la papera di un portiere, un gol mangiato o un campionato perso. Pensare di vincere rievocando il nome del Mito-Diego è come un tragicomico autogol, una malinconica retrocessione in serie B.

* DIRETTORE SCRIVONAPOLI.IT

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