IL COMMENTO Il commiato umile di Francesco

A ingrigire ulteriormente questo tempo di incertezze, disumanità, guerre, smarrimento di equilibri e valori consolidati, in cerca di nuovi equilibri e valori tutti ancora da dimostrare e realizzare, è intervenuta la morte di papa Francesco. Ed è intervenuta in un giorno emblematico: la Pasquetta. Il lunedì dell’Angelo è il giorno in cui, secondo i Vangeli, le donne giunsero al sepolcro di Gesù e trovarono la pietra ribaltata, da cui l’annuncio della Resurrezione. E così mentre tutti cercano una meta per trascorrere una giornata diversa e spensierata, il Papa ha terminata la sua missione sulla terra alle ore 7,30. Si chiama Pasquetta per due motivi: per dimensionarla in scala minore rispetto alla Pasqua, che è la vera festa religiosa e perché, in lingua italiana, il suffisso “etta” sta ad ingentilire la parola. E’ morto come è vissuto, ha dettato condizioni estremamente semplici e sobrie per il suo funerale: niente esposizione del corpo nudo ma in bara di legno; niente sfarzo; sepoltura non in Vaticano ma nella Basilica di Santa Maria Maggiore. E’ una grave perdita, non solo per i cattolici (e non per tutti i cattolici, perché ce ne sono di quelli che, contrapponendo arbitrariamente Francesco a papa Ratzinger, lo hanno considerato una specie di comunista). E’ una grave perdita per l’Umanità, credenti e non credenti. Incarnava alla perfezione il Cristo che, venuto in terra, si fece Uomo per redimere l’Umanità. Il Cristo che s’immola sulla croce e predica amore, giustizia, misericordia e umiltà. E Papa Francesco ha rappresentato tutto ciò, in un periodo storico in cui all’amore ha fatto spesso da contraltare l’odio razziale, religioso, politico; alla giustizia ha corrisposto la manipolazione, la strumentalizzazione, la politicizzazione della giustizia; alla misericordia è stata contrapposto l’egoismo, la difesa dei confini dallo straniero a prescindere dai motivi di forza maggiore che spingono ad emigrare; la conservazione di privilegi e il disprezzo per i diversi ed emarginati; all’umiltà è stata contrapposta l’arroganza, il ricorso alla forza nelle controversie internazionali e interpersonali.
La malattia, la lotta tra la vita e la morte di Papa Francesco, con l’infausto epilogo, è la croce su cui è stato conficcato Francesco, mortificato dai mali del mondo e dalla difficoltà di giungere ai cuori di persone insensibili. Sbaglierò, ma ho la sensazione che la brutta atmosfera che spira in tante parti del mondo, finirà con l’influenzare negativamente la nomina del nuovo Papa, quando tra una quindicina di giorni si aprirà il Conclave. Di sicuro Papa Francesco aveva avvertito avvisaglie di questo indirizzo e si era affrettato a nominare persone di sua fiducia in gangli vitali dell’organizzazione ecclesiastica. Ma non mi meraviglierei se a qualcuno venisse la voglia di adottare la pratica dello spoils system anche nella Chiesa cattolica. Francesco si è speso per la pace, perché si ponesse fine a massacri di bambini, donne, civili , a distruzione di ospedali e fonti energetiche. Se i Capi dei vari Paesi del Mondo avessero ancora un briciolo di umanità, sensibilità e solidarietà universale, dovrebbero – per la morte di Francesco – cessare immediatamente il fuoco e consentire alla Croce Rossa e a tutte le organizzazioni umanitarie di ripristinare accettabili condizioni di vita a chi non ha più una casa, una chiesa, un ospedale, una scuola. Non succederà, con ogni probabilità, ma possiamo, ciascuno di noi, elevare quel grido di dolore, quel richiamo alla ragione che Francesco, nei suoi ultimi giorni, non riusciva più a emanare con la sua voce flebile. E tuttavia ha voluto impartire la sua ultima benedizione Urbi et Orbi. Anche io mi chiamo Francesco, in onore del Santo d’Assisi e ne vado fiero, e ancora più fiero andrò da adesso per l’omonimia col Papa che è morto. E di questo grande Papa condivido infine un’altra grande battaglia: la difesa della Natura, dell’Ambiente, in linea col Santo di cui portava il nome. Mentre nel mondo si fa largo il negazionismo dei cambiamenti climatici, la derisione del Green Deal, il rispolvero di politiche energetiche suicide, Francesco associava all’Uomo il mondo animale e vegetale, quali componenti essenziali della vita sulla terra.
Chiudo con alcuni versi di una grande poetessa, Alda Merini, che a San Francesco (ma vale anche per Papa Francesco) dedicò la raccolta dal titolo < Francesco, Canto di una creatura>: “ Perché amo gli animali?/ Perché io sono uno di loro./ Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba,/ il panico del cervo che scappa,/ sono il tuo oceano grande/ e sono il più piccolo degli insetti/”.