LE OPINIONI

IL COMMENTO Il desiderio di felicità

DI LUIGI DELLA MONICA

Il nostro Prof. Mirelli ha lanciato il promo del festival della filosofia del 2023, anche riportata la notizia sull’Ansa, Regione Campania. Gli antichi greci, in particolare Platone nel “Simposio”, argomentavano che davanti ad un banchetto si potevano affrontare i più elevati discorsi di politica, filosofia, retorica, matematica e strategia militare. Ciò dimostra che la filosofia, al cospetto della imperante tecnologia, della alta finanza, della televisione su cui si era particolarmente soffermato il pensiero di Carl Popper, nel 20^ secolo, sarebbe stata dichiarata fuori tempo e fuori della praticità quotidiana. Questi “valori” hanno narcotizzato le coscienze dell’opinione pubblica, per scardinare il ruolo sociale, ma anche economico, vale a dire la possibilità di mantenere una esistenza dignitosa ed autonoma dell’uomo libero pensatore e teorico della vita migliore: il filosofo. L’uomo che pratica la filosofia, ovvero la medesima scienza umana, sono stati, a cavallo degli anni ‘80, i felici anni, confinati in una nicchia di pochi eletti, avulsi dalla realtà e forse talvolta anche scherniti dalla società.

A poco, a poco, vengo a scoprire che la città di Napoli, con evidenti correlazioni con la nostra isola e con la cugina Procida, era terra amena di filosofi. Ricordate l’episodio finale de “l’Oro di Napoli” di De Sica: “don Ersilio vendeva saggezza”. Un monumentale Eduardo de Filippo diretto da altro genio del neorealismo ci dipingono sulla macchina da presa il personaggio che consiglia, suggerisce, media, fa riflettere per stimolare le coscienze alla pace ed al bene comune. Sono o non sono questi i principi ispiratori della filosofia, in parole povere l’amore per la conoscenza.

Ho scoperto che mio suocero, il prof. Ciro Fiorillo, vice direttore del Museo di Capodimonte, sino a metà degli anni ’80, altri non era che un filosofo, un uomo immerso nello studio e nel miglioramento del bene collettivo, attraverso la cura dell’arte. Egli era un cultore dei pittori c.d. caravaggeschi, come Pitloo, Luca Giordano, Jusepe de Ribera e nel 1991 curò una mostra sull’isola di Procida di arte ed oggetti preziosi appartenute alle famiglie nobiliari procidane.

Oggi Ischia con il suo festival, che mi permetto asserire dovrebbe avere la stessa notorietà del festival di Sanremo della canzone italiana, dovrebbe candidarsi a diventare la patria del desiderio di cultura e di filosofia permanenti e non solo per un anno come accaduto per la vicina Procida. Badino bene i lettori che lo scrivente sa bene, per aver pagato egli in prima persona una bolletta della luce da “santo uffizio” che le chiacchere non producono reddito, ma ciò non è del tutto vero. Leggevo con sommo dispiacere della preoccupazione diffusa a livello isolano rispetto al booking delle prenotazioni turistiche per la stagione ventura, a cominciare da Pasqua. Certamente sono questi i numeri, la matematica, l’economia che danno da mangiare ai cittadini. Ma nessuno ha mai creduto che il pensiero possa forse essere altrettanto benefico per la crescita e l’evoluzione di un territorio, tanto sofferente come il nostro dopo l’alluvione?

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Qui torna il tema del simposio di Platone, richiamato all’inizio del mio articolo: la filosofia è più densa di significato di quanto non si creda, perché il vecchio adagio “ad Ischia si mangia, si beve e si fischia”, a parte il riferimento dionisiaco all’ultimo passo della frase, a mio sommesso avviso, significa che l’isola è una terra perfetta per organizzare eventi enogastronomici e quindi spiccatamente turistici a sfondo filosofico-culturale. Una perfetta fucina di idee, in una cornice naturale di bellezza ed armonia del creato. Per approdare a questo obiettivo comune è necessario sperare e desiderare un cambiamento. Io credo che l’ischitano medio ritenga che la felicità, a parte il ripristino della normalità ante terremoto 2017 ed ante alluvione nov 2022, possa essere tornare a rivedere i corsi principali dei sei comuni isolani pieni di ristoranti full booking ed i posti letto introvabili. A parte che questo al limite avviene fra il 15 giugno ed il 15 settembre di ciascun anno, ma vi siete ormai chiesti se davvero ne valga la pena o non si debba desiderare un altro scenario possibile. Ed in quale sede le nuove idee dovrebbero essere confrontate o sottoposte a critica costruttiva, a dubbi cartesiani? Nel festival della filosofia.

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Tale sede dovrebbe ergersi, al di là del mirabile operato delle scuole isolane, nella promozione del desiderio della “Grande Bellezza” ischitana come lo stile di uomo di cultura che non si occupa solo di economia reale e monetaria del turismo, ma anche di business alternativo della conoscenza e della organizzazione dei meeting di confronto filosofico per il miglioramento dell’ambiente globale. Non dimentichiamo che a Ventotene venne teorizzata l’Europa Unita. Il Festival della filosofia di Ischia dovrà essere sempre di più implementato per suggerire agli ischitani ed agli operatori del settore turistico una forma alternativa di sfruttamento amorevole e non invasivo del territorio. Una dimostrazione empirica ed inconfutabile che nulla ha a che vedere con l’abusivismo la tragedia di Casamicciola, ci viene in questi giorni dall’emisfero australe, precisamente ad Auchland, Nuova Zelanda, che non credo sia paragonabile ad una terra di palazzinari selvaggi, che è stata colpita da un nubifragio improvviso in appena 30 minuti. La tragedia di Casamicciola è un evento sincronico che deve indurre gli isolani a ripensare il desiderio della felicità e dell’amore per il territorio ed accogliere nuove mentalità di business turistico. Non posso pensare che oggi, nel mentre scrivo, nessun turista se non profondo conoscitore dell’isola, stia godendo della meravigliosa Baia di Sorgeto che consente bagni in acqua di mare in pieno inverno; non posso credere che Ischia Ponte ed anche la Riva Destra del porto d’Ischia, come il porto di Casamicciola debbano fare i conti con deficit strutturali, (acqua alta e collasso di materiale sommerso) allorquando il porto di Amburgo sul Mar Baltico si insabbia continuamente, ma si pone come il secondo porto d’Europa per cabotaggio dietro a quello di Rotterdam.

Tralascio il tema delle terme, perché già affrontato ampiamente da Franco Borgogna, ma la rieducazione delle modalità di offerta del servizio turistico potrà svolgersi soltanto in un contesto di ammaestramento, di formazione del cambiamento del core business isolano, della predisposizione delle coscienze degli operatori economici ad un tipo diverso di servizio. La felicità odierna, quella effimera del post pandemia era: ristoranti, alberghi, taxi, spiagge piene ed accoglienza di capitali forestieri per vendere strutture, a dire dei venditori, costosissime perché inserite nella cornice dell’isola più bella del mondo, tanto da caricare il prezzo di oltre il 200%. Solo il festival della filosofia, la cultura della conoscenza e dell’amore della crescita comune potrà indurre questo cambio di passo della comunità isolana: attraverso la cultura, quella vera pura e disinteressata si potrà rintracciare un modo diverso di attrarre ugualmente capitali sull’isola ma in modo ecosostenibile e non “prenditore” come ha asserito il dott. Ejarque.

* AVVOCATO

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