LE OPINIONI

IL COMMENTO Il dilemma della teologia politica e le chiese parallele

Dopo i tragici e terribili eventi dell’11 settembre 2001, sullo scenario planetario si è aperto un conflitto teologico-politico che tutt’ora emana fuoco ardente. Dall’avanzata del radicalismo islamico alla reazione dei teo-conservatori, espressione di una visione belligerante di teologia politica cristiana. Proseguendo poi, con gli ultra ortodossi ebraici, strutturalmente ostili allo stato laico, con l’induismo nazionalista, con il buddismo dei monaci tibetani, votati al sacrificio totale. Tale intensa fermentazione non deve essere intesa, come qualcuno tende a credere, una rigogliosa rinascita religiosa ma un ritorno bellico con una fisionomia identitaria dirompente, verso la conquista di una salvezza immediata da tutti i mali sociali e morali, prodotti in primo luogo dalla civiltà occidentale. Qui arriviamo, all’impetuoso vento del Dio degli eserciti, che conduce ad uno scontro teologico e politico di notevoli e turbolente conseguenze. Davanti a ciò, ci poniamo la domanda: “Esiste una risposta di profonda critica ad un simile assalto integralista?”. Cercando, la troviamo ne “La città di Dio” di Agostino d’Ippona, che con la sua sublime genialità, la esplicita attraverso la diversità tra Dio e Cesare. Sviluppa tale considerazione nel rispondere alle accuse dei pagani, dopo il sacco di Roma, da parte dei Goti di Alarico, nel 410 D.C. L’accusa consiste nel fatto che tale saccheggio, è causato, in termini punitivi, dall’abbandono degli antichi dei per affidarsi alla falsità del Dio cristiano.

Il vescovo d’Ippona, la smonta radicalmente, pervenendo alla totale dissociazione tra religione e politica, e parimenti smonta il prodotto dell’Editto di Costantino del 313 D.C., che trasmette il convincimento che l’autentica adesione alla fede cristiana, trovi il suo senso nel coniugare e attuare la realizzazione del successo politico. Verso tali posizioni, così lui scrive ne “La città di Dio”: “Il valore della fede in Cristo, non è da misurare in base al successo politico ma, esclusivamente, al riferimento della rivelazione divina.”. E rafforza tale valore in modo più chiaro con queste parole: “Vittorie, governo politico, tempi di pace, sono tutti doni e consolazione della vita terrena, che anche i sovrani pagano ottengono, perché così stabilisce la misericordia di Dio, la quale invita a coloro che profondamente credono, a non ritenere tali beni come i supremi.”. E qui, separa teologia e politica, ma mantendole unite nell’ambito della Creazione, dove la “potestas” intesa come autorità, sovranità, potere e forza, può essere tanto pagana quanto cristiana. Con ciò, smonta la raffigurazione Costantiniana dell’Impero cristiano, inteso come fondamentalismo religioso, nel quale viene incorporata una teologia tutta dentro una cornice militaresca, con Dio che guida una vasta gamma di soldati, schierati per vincere e punire coloro che si ribellano alla volontà e alla potenza divina. Qui, la genialità agostiniana ci fa cogliere in anticipo l’arrivo del totalitarismo moderno, nel quale la politica, diviene una religione atea che si coniuga col fondamentalismo religioso, in cui la sacralità del Dio degli eserciti costituisce, l’ideologia mondana dei loro seguaci. Davanti a tale cataclisma, gran parte dell’Europa, compreso il nostro paese, convinto di aver realizzato la secolarizzazione si considera al di fuori del fuoco della teologia politica autoritaria. Pia illusione, perché come emerge dalle riflessioni di Papa Francesco, esiste ed è ben radicata, con la società italiana in prima fila, una nutrita e alquanto agguerrita struttura ecclesiastica, proiettata dentro la logica costantiniana, che conduce a rigide norme di teocrazia che non prevede la “pietas”, il perdono amorevole. Così, resta in piedi la problematica delle chiese parallele, che divora e consuma da secoli, lo spirito e l’essenza del cristianesimo, del Dio che si fa uomo che abbraccia la via dolorosa per ricomporre un rapporto armonioso tra Dio e l’umanità. Non sappiamo ancora quanti cicli lunari ruoteranno, quanti cammini della Via Lattea, per vedere la religiosità amorevole spazzare via, definitivamente, quella del Dio vendicativo. Forse giungerà, inaspettato, il momento in cui si apre l’era dell’umanesimo cosmico aldilà delle angustie e miserevoli vicende terrene.

* FILOSOFO

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