LE OPINIONI

IL COMMENTO Il futuro di Ischia, tra bancomat e… ragionieri Casoria

Quando nei giorni scorsi Gaetano Ferrandino, mi ha chiesto una riflessione sulla chiusura dei tanti sportelli bancari sulla nostra isola d’Ischia, istintivamente ho avuto un momento di smarrimento. Perché ci sono alcune abitudini che appartengono al nostro vivere quotidiano, che sfuggono alla nostra percezione di cittadini, fino a quando le circostanze non ci portano a doverne fare a meno e a sentirne la mancanza. A pensarci bene avvicinarsi ad uno sportello bancomat è uno di quei gesti, quasi quotidiani, che compiamo in maniera naturale senza neanche pensarci troppo. Abbiamo bisogno di contanti e andiamo a prenderli. Punto e basta. E invece anche il nostro rapporto con lo strumento più agevole di erogazione del nostro denaro, sta cambiando profondamente da qualche anno, senza che ce ne stiamo accorgendo. Basta andarsi a rileggere qualche articolo del Sole 24 Ore di qualche mese fa, per rendersi conto che il fenomeno di cui è vittima Ischia in questi mesi, è in realtà comune anche ad altre città italiane.

Secondo una stima, nei prossimi tre anni, infatti, le maggiori banche italiane puntano a chiudere circa 2.500 filiali, portando il numero complessivo ampiamente sotto le 20.000 unità. Dieci anni fa, nel 2012, erano circa 33.000, mentre alla fine del 2020 erano già scese a 23.480 (secondo i dati di Bankitalia). In sintesi questo il dato riportato dal quotidiano, che fa capire come debba in qualche modo cambiare anche la nostra percezione nei confronti degli istituti bancari e verso quella «rivoluzione industriale digitale» in corso nel settore, con la quale obtorto collo bisogna fare i conti. Un cambiamento radicale che riguarda vari aspetti, dalla ricaduta occupazionale, al nuovo modello di servizio verso una clientela che deve abituarsi, in fretta, a transazioni digitali e smanettamenti da tastiera più o meno agevoli. Il nostro rapporto col denaro, insomma, sta cambiando e il tutto sta accadendo nel periodo più nero della storia dell’umanità, dalla Secondo Guerra Mondiale. Una crisi Covid che ha stroncato interi settori economici per oltre due anni e che ancora non ci siamo lasciati alle spalle. Poi gli effetti di una guerra in Ucraina, la cui fine non sembra prossima e sulla quale c’è in gioco non solo la libertà di un popolo e dell’Europa stessa ma anche la convergenza di interessi penosi e tenuti ben nascosti da un’informazione che ancora una volta non brilla per equidistanza e obiettività. La parola d’ordine, in questo momento storico, sembra essere allora una sola: “adeguarsi”. Lo diceva Totò in una famosa ed esilarante gag con Peppino De Filippo, nel film “La Banda degli Onesti”, quando di fronte alla prepotenza dei vari “Casoria e compagni…” non trova di meglio che consigliare all’amico Lo Turco di “adeguarsi” al sistema e conviverci nel migliore dei modi. In quel film i protagonisti non riusciranno nel loro intento, perché l’onestà che li contraddistingue li porterà a disattendere i propositi truffaldini messi in atto per punire il potente di turno e la storia finisce con la beffa finale dello stipendio bruciato in un falò che diventa simbolo di ribellione e sprezzo dell’ingiustizia. Proviamo ad adeguarci quindi alle nuove regole, accettiamo pure la chiusura degli sportelli bancari. Ischia, come ha sempre fatto, saprà reagire. Senza però dover passare dalla parte del “ragioniere Casoria” , mantenendo invece la propria dignità, quella che non ha prezzo e che non si compra, neanche con i soldi prelevati ad un bancomat.

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