IL COMMENTO Il greenpass che vorrei
DI DANIELA SCOTTI
A settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico abbiamo avuto la sensazione che qualcosa di nuovo ripartisse anche per tutti noi. Un carico di adrenalina, nuove regole, diverse disposizioni, tanto caos, molta disorganizzazione, la solita improvvisazione, infinite polemiche. Quante, tante, troppe le cose che ancora non funzionano e che difficilmente funzioneranno. Essere il cambiamento che vorremmo, sembra non essere mai la nostra priorità. Si parla tantissimo, si agisce pochissimo. Come sempre impegniamo le nostre energie in polemiche sterili e spesso violente, urliamo tanto ma ascoltiamo poco. Le rivoluzioni si vincono in silenzio e con intelligenza. Stritolati nel vortice delle polemiche complottiste ed anticostituzionali perdiamo di vista i tre obiettivi primari, chiari ed auspicabili. Le Tre “S” ossia Salute, Scuola e Sicurezza.
Partiamo dalla Salute: vaccino si o vaccino no, l’importante è uscire indenni dall’empasse. Ognuno agisca come meglio crede, ma se ne assuma le responsabilità. Per me vale sempre il principio che la propria libertà termina quando inizia quella del prossimo, quindi maggiore rispetto, fattiva collaborazione ed estrema intelligenza sono sicuramente le armi vincenti. Però consentitemi qualche riflessione su come si investe nella sanità pubblica. Solo due delle tante… Se sussiste penuria di medici e sanitari perché continuiamo a fare concorsi d’accesso universitario a numero limitatissimo e formulando inoltre dei quesiti errati per poi essere costretti a fare “mea culpa” e confermare che troppo spesso siamo il paese delle banane? Perché i medici di base in pensione non vengono sostituiti da tempo neanche durante una pandemia ed in uno stato di emergenza sanitaria nazionale che dura da circa due anni? Attendo risposte serie! Passiamo alla seconda S = Scuola, tema a me vicino. In questi due anni cosa è cambiato nel mondo scuola?
Molti sono vaccinati, tanti altri no. Il personale ha l’obbligo del green pass, gli studenti no. Le distanze sono diventate opzionali, le responsabilità sempre più personali ma in quanto ad investimenti reali sull’edilizia scolastica siamo al solito gioco delle tre carte. Mi riferisco alle scuole superiori dove non essendoci competenza comunale ma metropolitana tutto tace e quando ci si muove sembra essere la solita “aria fritta e rifritta”. Quindi in questi due ultimi anni scolastici in cui la Dad ha destabilizzato un pò tutti e ha fatto delirare anche il più pacifista dei monaci tibetani nulla sembra essere sostanzialmente cambiato. Ora si è tutti finalmente a scuola, questo sì, ma il “come”, il “per quanto” e il “a che prezzo” sembra non interessare più a nessuno. Ora si sta lavorando sul futuro. Ma davvero? Strano non essercene ancora accorti. A livello locale noto solo un impoverimento strutturale, una retrocessione, un lento assuefarsi che si contrappone palesemente ad una sconcertante frenesia e ad una rabbiosa arroganza. Sui social i leoni sono più numerosi che nella Savana ma nella realtà vedo solo greggi di lamentosi mufloni. L’emergenza ha messo in luce e proiettato su scala nazionale quello che è il problema fondamentale ed atavico della Scuola, l’edilizia scolastica. Ebbene resisi conto delle grandi difficoltà sono stati stanziati fondi, approvate procedure agevolate, messi a disposizione sostegni economici e materiali. Ma davvero? A me risulta che nella maggioranza dei casi il mondo Scuola anche quest’anno è ripartito da dove si era fermato. Fatte salve alcune eccezioni come alcune scuole di competenza comunale per le restanti la solita “fuffa”. Parole, parole, soltanto parole, avrebbe intonato la grande Mina. Ma possibile che nulla si possa intraprendere? O forse le volontà politiche in terraferma non intravedono alcun interesse locale? Quest’ultima la vedo più plausibile. E allora perché ci siamo assuefatti a tale indolenza? Mi dispiace per loro ma io non mi rassegnerò mai. Darò sempre voce a tutti coloro che come me da genitori auspicano il meglio per i propri figli che invece vedono costretti ad adattarsi ed accontentarsi di trasporti pubblici carenti, scuole fatiscenti o inesistenti, didattica intermittente, promesse costantemente disattese e sogni calpestati. Cosa insegniamo ai nostri ragazzi se non diamo loro l’esempio che tutto è migliorabile e che rispettosi dei propri doveri si lotta per rivendicare i propri diritti. Anche qui si accettano solo risposte serie.
Passiamo alla terza S = Sicurezza. Qui il significato abbraccia tanti ambiti ma vorrei soffermarmi sull’argomento più discusso: il famigerato Green pass. Si, ma non quello che attualmente ci rende intolleranti, ma tutt’altro …vorrei che ad ognuno di noi venisse assegnato un ambizioso “Green Pass”, quello che attesti non tanto vaccini & Co. ma bensì il rispetto e la partecipazione attiva e fattiva ad abitudini comportamentali atte a tutelare e migliorare l’ambiente che ci circonda. Iniziando dal corretto conferimento dei rifiuti domestici ad ogni altra azione quale l’abbattimento totale del consumo della plastica, la riduzione costante dell’immissione sconsiderata e massiva di Co2, la reale tutela dei mari e la valorizzazione delle nostre meravigliose spiagge, delle nostre dimenticate pinete e delle distrutte aeree boschive. Insomma sarebbe auspicabile che si istituisse un pass che consentisse innumerevoli opportunità ed agevolazioni a chi costantemente e coscienziosamente dimostrasse di impegnarsi non per moda, nè per sport a migliorare la propria qualità di vita e di conseguenza anche quella di tutta comunità. Ecco questo sarebbe un “Green pass” per il quale lottare e che fortemente vorrei…