IL COMMENTO Il Pio Monte ed il picnic mancato

In questi giorni in cui finalmente si pone fine ad una storia di degrado durata fin troppo tempo, la storica struttura del Pio Monte della Misericordia passa definitivamente dopo mille traversie al Comune di Casamicciola Terme. Ma lo sapete come è nata l’idea di fondare la “Confraternita del Monte della Misericordia “? Anni fa, mi sono trovata a leggere un capitolo di Paolo Buchner sulla nascita del termalismo sociale, e m’incuriosì molto, ve lo racconto in breve. Fu al principio del seicento che un gruppo di nobili napoletani si riunì per fondare una Confraternità, alla quale diede il nome di «Monte della Misericordia», destinata ad uno sviluppo importante per la vita balneare dell’Isola d’Ischia. Secondo la tradizione un picnic, organizzato nell’anno 1601 in un giardino di Posillipo, avrebbe dato il primo impulso alla sua fondazione: ciascun componente di una compagnia di nobili doveva contribuire alla piccola festa campestre, ma il giorno stabilito pioveva a dirotto; il giorno seguente era venerdì, e i nobili, non volendo mangiare le pietanze di carne già preparate, stabilirono di portare tutto ai poveri dell’Ospedale degli Incurabili. Alcuni dei cavalieri vi andarono di persona e furono talmente impressionati dalla gioia e dalla gratitudine di quei poveri ammalati, che decisero di ripetere la visita anche il venerdì successivo.
In quell’anno, sette nobili napoletani cominciarono ad andare, ogni venerdì, in quell’Ospedale per portare cibi e rinfreschi ai poveri e per confortarli, nello stesso tempo, spiritualmente. Oltre a ciò stabilirono che uno di loro ogni mese andasse per la Città raccogliendo elemosine. Il primo che attuò questa nobile decisione fu Cesare Sersale, dopo pochi mesi il movimento era giunto ad un punto da poter fondare — il 19 aprile 1692 — un « Monte», che si proponeva di dedicarsi a tutte le sette opere della carità. Il 10 luglio 1604, il Vicerè approvò gli Statuti allora concepiti che il 15 novembre dell’anno successivo furono sanzionati anche da un breve di Carlo V. Lo stemma che scelse il « Monte » mostra sette colline che formano un monte sovrastato dalla Croce. Su cinque di queste colline si leggono le lettere FA E OG, come abbreviazione del motto prescelto Fluunt ad eum omnes gentes, che si leggeva una volta anche sull’ingresso dell’ospizio a Casamicciola. Per quanto graziosa sia la storiella del picnic guastata dalla pioggia, questo movimento altruistico, naturalmente, ha delle radici più profonde, di un movimento spirituale che si propagò per tutta l’Europa verso la fine del Cinquecento. Già nei primi Statuti del «Monte» era stabilito che per le sette opere fossero da eleggere sette gentiluomini di almeno 25 anni di età chiamati i Governatori o i Deputati del Governo, i quali, seduti ad un tavolo rettangolare formavano la Consulta, che decideva tutte le cose riguardanti la Confraternita. Nel gennaio del 1604, Cesare Sersale, accompagnato da Carlo Caracciolo e Giambattista Severini, da medici, architetti e muratori si recarono ad Ischia, dove la Commissione si convinse che il posto migliore per la costruzione fosse un terreno di fronte alle sorgenti del Gurgitello, situato sotto una certa Casa Barbieri. La Consulta consentì a questa proposta e stabili così, per quasi 280 anni, il posto di questo importante stabilimento, che poi il terremoto del 1883 ridusse ad un cumulo di rovine.
Pare che i Governatori del Monte avessero poca fiducia negli ischitani. Dobbiamo tener conto che allora la odierna Piazza dei bagni aveva tutt’altro aspetto. Era una vallata ancora naturale, con un ruscello formato dalle diverse sorgenti, qualche misera casupola per i bagni, qualche casa di campagna sparsa qua e là. La Casamicciola del Seicento restava invisibile dal mare, l’Ospizio era molto isolato, ed oltre a ciò restava per undici mesi dell’anno disabitato. In ogni caso i Governatori temevano, non senza fondamento per il suo ricco corredo e preferivano trasportare ogni anno, finita la stagione balneare, quasi tutte le suppellettili, la biancheria, le coperte, gli arredi della Cappella, ben impaccato in casse e cesti, a Napoli, dove rimaneva affidato al sacrestano della Chiesa, per riportare tutto l’anno seguente. Neanche i bisogni più modesti sono dimenticati, carta, inchiostro, penne, chiodi, spilli, aghi sac-corali, seta, filo, spago, lacci, funi cordicelle, lamparoli, zolfanelli, palicchi — ossia stuzzicadenti (mille pezzi) – scope ordinarie e speciali, catini, tinozze, piatti, caraffe, tegami, pignatte, candelieri di creta, caraffoni, ecc. Bellissima è la chiusa di questo elenco: «orinali, cocchiari di legno, solimato per li sorci e polvere per sparare alla festa di Nostra Signora». Molto modesto il consumo del sapone, neanche il vino, la frutta e la verdura si acquistavano ad Ischia: «Nella Isola non si può sperare altro che legna», tutto veniva invece da Napoli. Nel frattempo, Casamicciola diventa fra le più importanti stazioni di cura d’Europa poiché nacquero altri stabilimenti termali, alberghi e ville residenziali. Il terremoto del 28 luglio 1883 distrusse tutta Casamicciola ed anche il grande complesso ma i Governatori dell’Ente decisero di costruirne un altro, “in più ferma sede” e così appena 12 anni dopo il terribile sisma. Nel 1895, fu inaugurato il nuovo maestoso complesso giù verso la Marina collegato alle fonti del Gurgitello da un acquedotto imponente per circa 500 metri, questo complesso, con ampi giardini, depositi di acqua, due enormi sale e corridoi rivestiti di marmo di Carrara – è stata la struttura fondamentale per la “prima rinascita” di Casamicciola ed è stato il centro della vita civile non solo di Casamicciola ma di tutta l’isola d’Ischia. Lo è stato per circa un secolo e cioè fino al 1973, anno in cui fu chiuso per la crisi finanziaria dell’Ente Morale. E se nel 1800 in soli 12 anni e’ stata ricostruita una costruzione imponente al servizio dei bisognosi e che oggi versa in rovina, in quanti anni saremo in grado di restituirlo per il bene della collettività? E se la storia insegna, Casamicciola aspetta!