IL COMMENTO Il potere e l’intelligenza
A sette giorni di distanza dalla tornata elettorale amministrativa,analizziamo il responso (facile da pronosticare): i cittadini del Comune d’Ischia sono soddisfatti al 95% del loro Sindaco e dell’Amministrazione comunale uscente. “Maggioranza bulgara” ha detto qualcuno, con soddisfazione, come se la Bulgaria, quando era il più fedele alleato dell’Unione Sovietica, potesse essere un vanto. Quindi Ischia resterà un “giallo irrisolto”, un “cold case” da tradurre in futuro in telefilm poliziesco. Del degrado crescente (civile,sociale e, per certi settori, anche economico) non ci saranno colpevoli. Tutti assolti, con formula piena! Il traffico assurdo, l’incredibile gestione delle soste di auto consentite nelle situazioni più inaccettabili (vedasi via Nuova Cartaromana, vedasi spiazzato della spiaggia dei Pescatori alla Mandra, via Leonardo Mazzella, S.Ciro e tante altre situazioni); l’abbandono del vecchio mercato e di quello che doveva essere il nuovo; il passaggio di auto e moto nei centri storici negli orari ( 13.00-17.00) in cui la gente è seduta ai tavoli di bar e ristoranti; il proliferare incontrollato di autonoleggi e noleggi moto; lo scandalo della Piazzetta Ugo Calise dove prima si lusinga un privato imprenditore della ristorazione e poi lo si abbandona; il lassismo preelettorale che ha consentito a privati ogni tipo di abuso (occupazione di suolo pubblico, difformità urbanistiche) ; la vergogna più assoluta di mancati introiti da imposte e tasse comunali per milioni di euro a vantaggio di pochi grandi nomi; tutto ciò non è colpa di nessuno! Anzi, sono un merito per il quale andava premiata l’Amministrazione.
Una serie di errori (o complicità?) consente, da oltre 10 anni, la vergogna del Parcheggio alla Siena? La cosa sembra interessare solo 12 cittadini che hanno alzato il velo sulle malefatte, chiedendo ed ottenendo di accedere agli atti, cosa che ha spinto la nuova gestione della Soprintendenza a controlli più attenti e serrati di quanto non fosse stato fatto in precedenza. La soprintendente dottoressa Cinquantaquattro ha dimostrato, in un bellissimo intervento a Villa Gingerò, a Lacco Ameno (progetto Kepos 2022) una straordinaria sensibilità paesaggistico-culturale. Confidiamo che confermi, nella questione Siena, il dichiarato attaccamento e amore per il borgo di Ischia Ponte, per la sua storia e il suo paesaggio. E l’accenno alla Soprintendenza mi consente di allargare il discorso del Comune d’Ischia alla vera e propria “ emergenza democratica” alla quale siamo di fronte. Ha ragione Gennaro Savio nel dire che da una fase di sospensione della democrazia siamo passati all’emergenza vera e propria. Il dramma, per questo Comune, è che non ci troviamo di fronte ad un potere camorristico, nel senso letterale e giudiziale del termine, altrimenti potremmo sperare in uno scioglimento da parte del Prefetto, come è avvenuto per qualche Comune della Campania. Il potere esercitato a Ischia è più subdolo: border line tra legalità e illegalità, linea di demarcazione che, attentamente e scientificamente si cerca di non varcare. Situazione in cui non è chiara la predominanza del carnefice (amministrazione) sulla vittima (cittadinanza), ma vi è – piuttosto – complicità tra vittima e carnefice. Vi è ormai un rapporto talmente intrecciato e inscindibile tra eletti ed elettori che non si possono più condannare gli eletti senza contemporaneamente condannare gli elettori.
In un recente convegno, tenutasi al Grande Albergo Augusto di Lacco Ameno, sulla legalità, alla presenza del magistrato napoletano Catello Maresca, intervenni chiedendo alle autorità presenti delle tre forze: Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, di porre particolare attenzione alla lettura dei quotidiani locali, dove vengono esposti numerosi casi di “opacità amministrativa”, dentro la quale si nascondono misfatti difficilmente dimostrabili da giornalisti ed opinionisti locali che – ricordiamolo – sono quasi tutti volontari della penna e privi di strumenti e mezzi adeguati a dimostrare misfatti. Per questo non sono d’accordo con Gennaro Savio quando, nel suo comprensibile sfogo post elettorale, rilasciato a Isolaverde TV, ha coinvolto anche la stampa locale tra i responsabili della “batosta”. E’ vero, caro Savio, la batosta elettorale non è solo tua ma una sconfitta collettiva, però la stampa locale non ha colpe specifiche. Non dimentichiamo che un giornale ha una doppia funzione: da un lato deve “rispecchiare” la realtà sociale in cui è inserita, da un altro può tentare di orientare il pubblico verso un progresso civile. Può il giornale locale ignorare che esiste, nel paese, un 95% di consenso? No, che non lo può ignorare. E deve necessariamente tener conto dello sbilanciamento delle forze in campo. Però, quello stesso giornale consente a me e ad altri (e anche a te, Savio, in diverse occasioni) di esprimere la propria opinione, anche in dissenso con quel 95%.
Detto questo, cerchiamo di fare un’analisi, meno abborracciata e più approfondita del rapporto perverso che si è instaurato, nel Comune d’Ischia tra “potere” e “intelligenza”. Nemmeno la Barano dei Gaudioso, in cui il figlio cerca di smarcarsi dal professore, suo padre, (la cui presenza invece incombe massiccia perfino nelle foto di rito) e lo fa sottolineando il nome di battesimo “Dionigi” , è riuscita ad eliminare l’opposizione (niente affatto trascurabile la presenza di 4 consiglieri su 12). Solo Ischia fa eccezione e presto, quando stampa e televisioni nazionali accenderanno i loro fari sull’anomalia ischitana, ci accorgeremo che non verremo affatto dipinti come una comunità coesa, ma piuttosto ci dipingeranno come una comunità servile e compromessa. Il rapporto tra “potere” e “intelligenza” fu splendidamente descritto da uno scrittore italiano, non sufficientemente valutato, data la complessità del suo pensiero. Stiamo parlando di Carlo Cassola (nato a Roma nel 1917 – morto a Montecarlo nel 1987). Autore di libri diversi, dalla narrativa al genere politico (La ragazza di Bube, Fausto e Anna, Il Taglio del bosco, Un cuore arido ecc.). A noi, qui, Cassola interessa per un saggio (oggi si direbbe “distopico”): Il gigante cieco. Perché é importante questo saggio? Perché in esso, con pensiero complesso, Cassola sostiene che è stata l’intelligenza a creare la civiltà, ma che poi un “potere” scisso dall’intelligenza ha determinato e sta determinando i destini del mondo. Non so quali libri leggano i nuovi-vecchi consiglieri e amministratori del Comune d’Ischia o a quali fonti informative e formative facciano riferimento, però consiglio a loro e alla cittadinanza ischitana di leggere questo libro illuminante. Capiranno, capiremo che un “potere” (anche del 95%) se non congiunto all’intelligenza (Cassola lo definisce “potere sottosviluppato”) porta all’annientamento e alla distruzione. Scrive Cassola: “Non sto proponendo quello che Croce chiama < il sogno ricorrente di tutti gli imbecilli> cioè il governo degli scienziati. Nemmeno quel governo dei tecnocrati, dei manager, che fa capolino nei discorsi dei giornalisti… Quando parlo dell’intelligenza al potere, intendo rifare la stessa proposta fatta quasi 2400 anni fa da Platone e oltre 200 anni fa da Voltaire: il potere lo devono gestire i filosofi”. Ovvio che Cassola per “filosofi” non intende i professori di filosofia di professione bensì chi dedica i suoi sforzi in maniera sistematica all’analisi e lettura della società, premessa indispensabile alla successiva “azione amministrativa e politica”.
Leggetelo quel libro, pubblicato da Rizzoli nel 1976 e ripubblicato nel 2021 da Minimum Fax e riconciliate pensiero e azione, intelligenza e potere, realismo ed utopia, sviluppo individuale e progresso sociale. L’isola d’Ischia ha profondamente bisogno di una rivoluzione culturale. Dobbiamo gramscianamente sostituire all’attuale “egemonia culturale (o sottoculturale)” del tornaconto per sé, una nuova “egemonia” del Bene per tutti. E per ottenere ciò, non esistono solo i consigli comunali, ci sono strumenti legislativi che consentono azioni di cittadinanza attiva, ci sono Associazioni culturali che possono svolgere un’azione civile fondamentale, ci sono insomma quelle che Gramsci chiama “avanguardie”, ci sono i mezzi di informazione che di per sé sono “neutri”; sta a noi evitare che scivolino nell’area dell’appiattimento sul potere e costituiscano invece un grimaldello per scardinare gli eccessi del potere.