LE OPINIONI

IL COMMENTO Il rancore, la retorica e lo spaesamento

Rancore, retorica, spaesamento. Sono tre sostantivi, individualmente pregni di significato, ma di cui non è facile capire le possibili interconnessioni. Ci provo, a spiegare quale nesso può esserci tra loro, nell’ambito sociale, politico, psicologico e sociologico della collettività isolana. Partiamo da Lacco Ameno, che sembra destinata ad attrarre l’attenzione pubblica locale ancora per parecchio tempo. Alcuni giorni fa tentai (con un articolo che molti hanno considerato “equilibrato” e che qualcun altro ha rimproverato di essere “troppo equilibrato”) di analizzare quelle che sarebbero state le prossime mosse di Domenico De Siano, dopo la sconfitta. Onestamente, non avevo nemmeno preso in considerazione l’ipotesi del ricorso al Tar. Domenico lo ha fatto e l’esito si conoscerà il 15 dicembre. Per cui, fino a quella data, non sapremo se la insediata amministrazione mangerà il panettone a Natale. Bene, con lo stesso equilibrio riconosciuto al mio primo intervento, devo dire che questa mossa di Domenico è sbagliata e appare frutto di rancore di chi non vuole arrendersi all’evidenza dei fatti. Il ragionamento è semplice: De Siano ritiene non valida tutta la procedura in quanto inficiata da un errato conteggio delle schede nel primo turno, per cui – è la sua tesi – il secondo non ci doveva nemmeno essere. Anche se così fosse , e sicuramente gli avvocati Gino Di Meglio e Paolo Scarano sapranno sparare le loro cartucce, nessuno può ignorare la circostanza che, al secondo turno (legittimo o non legittimo che sia) la popolazione ha dato oltre 150 voti in più a Pascale. Ergo, De Siano riterrebbe giusto un eventuale ribaltamento di responso, sapendo che la parte maggioritaria del paese gli è contro? E, di fronte ad un pronunciamento del Tar che gli desse ragione, quale speranza ci sarebbe più di ripristinare un corretto e democratico confronto maggioranza-opposizione? E come potrebbe più pacificarsi il paese? Non è più questione tecnico legale giocata sul filo delle schede contestate, ma è questione etico politica.

Gli avvocati devono fare il loro mestiere ma il politico De Siano è tenuto a fare valutazioni di più ampio respiro, senza soggiacere al rancore. Rancore, termine da noi evidenziato, a fronte del quale Pascale sfodera il secondo termine: retorica. In un post, che dimostra buone letture, Pascale Sindaco pro tempore in attesa di giudizio, ha citato la prima delle quattro Catilinarie (orationes in Catilinam) dell’anno 63 a.C.. Il passo citato: “Quo usque tandem abutere, Catilina,patientia nostra?” (Fino a quando, o Catilina abuserai della nostra pazienza?) è un breve riferimento all’attacco retorico a Catilina ad opera di Cicerone che, con quattro memorabili orazioni (due in Senato e due in pubblico) distrusse dialetticamente chi aveva attentato alla sua persona. Il passo latino, citato da Pascale e, naturalmente riferito a De Siano, recita ancora così:”Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese efferata iactabit audacia?” (Per quanto tempo ancora il tuo folle comportamento si farà beffe di noi? Fino a quando si scatenerà questa tua sfrontatezza che non conosce freno?) E va detto che, con queste orazioni, Cicerone stravolse le regole della retorica classica, rinunciando alla “concinnitas” (armonia di periodi lunghi ed equilibrati) sostituendoli con interrogativi brevi ed incalzanti, tesi a generare intenso patetismo. E il secondo paragrafo della citata prima catilinaria, contiene anche la famosa esclamazione “O tempora, o mores!” (Che tempi, che costumi!”), frase che appare quantomai attuale Tutto questo dimostra quanto attento sia stato il candidato Sindaco Pascale all’importanza della retorica fu battere elettoralmente l’avversario. Pascale ha saputo mixare l’antica arte della retorica con la moderna comunicazione, fatta di slogan facili, comprensibili e che arrivano direttamente al cuore degli elettori. Come fa De Siano a non accorgersi, dalla lettura dei social, che Giacomo ha “sfondato” ben oltre la cinta del proprio Comune? E questa è dunque la spiegazione del secondo sostantivo: “retorica”. Retorica contro Rancore.

E veniamo al terzo sostantivo: “Spaesamento”. Per la spiegazione di questo termine possiamo sì, ancora riferirci a Lacco Ameno, perché davvero questa sorpresa del ricorso al Tar, getta la popolazione nello sconcerto più totale, ma – oltre Lacco – vi sono motivi profondi che determinano in tutta la nostra isola (e non solo, ma qui interessa Ischia) lo spaesamento. Cito un triste avvenimento di pochi giorni fa: la morte del prof. Antonio Patalano. Non lo conoscevo, ma quelli che lo conoscevano lo descrivono come persona a modo, equilibrata, disponibile con tutti. Che cosa dunque può averlo spinto all’estremo gesto? Qualunque sia la causa scatenante, non v’è dubbio che al fondo della sua anima ci doveva essere un “disagio”, uno “smarrimento” di cui nessuno, neanche le persone più care sembrano essersi accorti. Ed è questo il dramma: la diffusa incapacità di lettura della sofferenza delle persone accanto. L’uomo sembra essere “solo” nel dramma quotidiano della vita. Ma nessuno deve sentirsi – per questo – colpevole. E’ la precarietà del vivere moderno (e non è vero che è sempre stato così, perché la frequenza delle incognite è aumentata esponenzialmente) che ci rende incapaci di cogliere per tempo i disagi altrui. E così, per quanto riguarda noi ischitani, siamo “isola nell’isola”. Inoltre, a breve distanza dalla batosta del terremoto che sconvolse, nel 2017, la dorsale Casamicciola, Lacco, Forio e che è stata recentemente rievocata magistralmemte dal gruppo di studiosi che fa quadrato intorno allo scienziato Giuseppe Luongo, è intervenuta questa micidiale pandemia che ha scombussolato lo stato emotivo e psicologico di tutti noi.

Semplificando, si sono create tre fazioni: un centro, una sinistra e una destra. A sinistra abbiamo quelli che lottano per il massimo rigore nell’applicazione delle misure di contenimento, a destra abbiamo quelli che invocano la difesa ad oltranza della libertà individuale, ponendo in secondo ordine o,addirittura, negando la pericolosità del virus. A centro c’è chi vuole essere “responsabile” senza isterismi e fobie. I pronunciamenti di scienziati e politici, non sempre soppesati, hanno fatto registrare contraddizioni e sbandamenti che hanno disorientato l’opinione pubblica. Siamo, ormai, alle ingiurie nei confronti di scienziati e pubblici amministratori, rei di aver detto il tutto e il contrario di tutto. A provocare sconcerto è stata, da ultimo, la decisione del Presidente De Luca di chiudere scuole primarie e secondarie nonché Università, fino alla fine di ottobre. Il ministro Azzolina ha giudicato improvvido il provvedimento di De Luca. Il paradosso è che le stesse persone che richiedono – a gran voce – le dimissioni di Azzolina, chiedono contemporaneamente a De Luca di rivedere la sua decisione. Ciò a dimostrazione che, in questo momento, qualunque decisione si assuma, non soddisfa più. La gente, bombardata dai telegiornali che snocciolano dati giornalieri devastanti, ha davvero perso la bussola. Anche il direttore di questo giornale, Gaetano Ferrandino, ha confessato, sui social, di essere frastornato: “Mi sembra di vivere una situazione surreale”. Ecco, dunque, la spiegazione del terzo sostantivo: “spaesamento”. E lo spaesamento può generare “rancore” e può incentivare l’uso della “parola” per distruggere l’avversario.

Ma “rancore” e “retorica” non sono le armi giuste per superare lo spaesamento. Il rancore non porta da nessuna parte e la retorica, se non seguita da azioni capaci di fare il bene comune, rimane fine a se stessa. C’è poco da fare, per vincere lo “ spaesamento” bisogna sforzarsi di capire le ragioni dell’altro, cercare i punti che ci uniscono anziché andare spasmodicamente alla ricerca di quelli che ci separano; pretendere dai poteri pubblici “trasparenza” delle decisioni assunte ma disponendosi a comprendere tutte le difficoltà di una situazione sanitaria ed economica senza precedenti. A quelli che insultano, vorrei dire di riflettere per un attimo sulla circostanza che l’Italia sta vivendo le stesse difficoltà che stanno attraversando paesi d’Europa e del mondo, a volte anche con risultati migliori. Possibile mai che l’intero mondo abbia governanti stolti ed incapaci? Non viene il dubbio che l’uomo ha dei limiti, la scienza – per quanti progressi faccia – ha dei limiti? Possibile che non ci si renda conto che rimproverare al governo o alle Regioni di non aver fatto nulla nei tre- quattro mesi estivi per potenziare la sanità e i trasporti, a parte che non è del tutto vero, a parte che era una fase in cui ci si preoccupava di risollevare il piatto economico della bilancia che era sceso troppo giù, c’erano anche tanti scienziati (anche con un passato prestigioso e credibile) che sostenevano che ormai il virus non c’era più o che – comunque- era depotenziato? Non facciamo come quei concorrenti dei quiz televisivi che – da casa – sono tutti bravi, tranne poi a fare scena muta quando si trovano col pulsante decisionale in mano!

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