IL COMMENTO Il sisma e la (possibile) ripresa

DI ELENA WHITEHEAD
Il terremoto del 21 agosto 2017 fu devastante. Vi furono vittime, dissesti, smottamenti e crolli. Nelle parti più alte di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio si videro subito squarci e macerie, ma anche a Piazza Bagni e nelle zone circostanti i danni furono ingenti. Ben presto, si attivarono i primi soccorsi, coordinati dalle autorità locali. L’esercito giunse a presidiare gli spazi ed un capannone improvvisato offriva a tutti un punto di incontro che riscaldava il cuore e rinvigoriva le membra. L’evento sismico ebbe ampia risonanza, grazie ai continui collegamenti di emittenti locali e nazionali. Piazza Maio diventò la ribalta su cui si attivavano servizi giornalistici di ampio respiro. In cerca di scoop, si indagava su cosa e su chi poteva avere avuto responsabilità significative. Parole come cemento selvaggio, abusi edilizi, condono, piano regolatore, erano sulla bocca dei più che vedevano ovunque colpe e corruzioni. Da allora sono passati quasi cinque anni e si continua a parlare soprattutto di abusivismo edilizio. In ogni piano di ricostruzione c’è questo punto nodale che fa rima con condono e con ristoro.
Le migliori pianificazioni vacillano sull’argomento ed ogni discorso, per quanto fluente, concettoso e forbito si inceppa, dubbioso, come se volesse dire e non dire. Ma, se questo è il problema, non serve parlare con i toni della Sibilla. Occorre fermarsi a pensare, avere il coraggio di osare, di dire, di dare la soluzione più equa facendoci uscire da questo pantano. Gli anni di attesa sono stati lunghi e snervanti per chi si trova lontano dalla sua casa. Nello stato di precarietà che si è venuto a creare, le persone anziane sono quelle che soffrano di più. La tristezza affiora già nell’incedere lento di chi rispondendo al saluto, lascia trapelare un senso sconfinato di amarezza. Una volta, si diceva che “nelle luci del Natale si vede già il sole di primavera” ma, in questi frangenti le stagioni non contano più, né le Feste, né il Covid devastante. Per chi avanza negli anni il futuro è già nel presente. Mentre i Soloni di turno fanno processi al passato che “non dovrebbe essere giudicato ma solo compreso”, vecchi e giovani se ne vanno anche se in destinazioni diverse. È triste sentire le parole di un lupo di mare dai capelli bianchi che nel marasma del momento, confessa di voler tornare nella sua casa non per viverci, ma, almeno, per morirvi. Per chi si trova in situazioni provvisorie e si parla di circa duemila persone, il ritorno nel proprio nucleo abitativo appare ancora lontano, ma non potrà prescindere dal pieno rispetto della legalità.
Il terremoto, quale evento imprevisto, colse di sorpresa non solo gli inermi cittadini, ma anche coloro che dovevano prendersene cura. Fin dagli inizi, ci fu un alternarsi di nomine e di ruoli che produssero fraintendimenti e ritardi creando non pochi ostacoli alla gestione dell’emergenza; il che, nelle sue linee generali, non avrebbe dovuto presentare eccessive difficoltà, sia perché si trattava di una prassi ormai consolidata nella nostra Nazione, soggetta, per gran parte del suo territorio, ad eventi di tal fatta, sia perché la zona sinistrata era di proporzioni limitate. Tuttavia, allo stato attuale, la ripresa post terremoto avanza con la lentezza di un cammino irto di ostacoli, di nuove disposizioni, disdette, rettifiche ed omissioni senza che si abbia ancora notizia di una concreta pianificazione che consenta di ricostruire in modo armonico e funzionale. Eppure, i luoghi del disastro sono stati visitati dalle più alte cariche dello Stato che di fronte a cittadini smarriti e impauriti hanno preso solenne impegno per una rapida ricostruzione. Il cittadino comune, stanco di vivere in una situazione precaria, è alla continua ricerca della tranquillità perduta e nell’attesa che giunga qualche nuova disposizione a suo vantaggio, può capitare che diventi sospettoso e malpensante, alimentando sentimenti di rivalsa che ostacolano l’uso di un ragionamento pacato.
Comincia, quindi, a covare risentimento verso chi appare più audace ed avanza spedito, realizzando in qualche modo, la ricostruzione della sua casa; oppure invidia coloro che avendo posizioni economiche ragguardevoli e cariche di rilievo, avrebbero goduto di particolari agevolazioni. Può essere anche sfiorato dal sospetto che un povero diavolo come lui non venga considerato né tutelato e mentre continua ad appellarsi alle leggi, fa la figura di un ingenuo sognatore. Quanto detto è, a volte, causa di dissapori anche all’interno dello stesso nucleo familiare, dove non tutti hanno le medesime aspettative. Di solito, chi vi è nato lotta e si angustia fino allo spasimo per ritornare nel suo guscio, mentre per la moglie che viene da lontano e per i figli che nel loro entusiasmo giovanile, vogliono andare altrove, potrebbe anche convenire una diversa soluzione abitativa. Cosa fare? Bisogna considerare, innanzitutto, che il cittadino comune non è solo con le sue elucubrazioni, ma vive in una società civile dove le autorità preposte hanno il dovere di garantire con assoluta trasparenza il diritto di ciascuno. In tal modo, per chi ha già iniziato la ricostruzione, per chi la deve ancora intraprendere e per chi non ha un soldo, ci possa essere la tanta sospirata ripresa che porti benessere e serenità e ridia vita a quei luoghi che rischiano di diventare soltanto un sito, da visitare per le sue rovine, com’è già accaduto in altre parti d’Italia.
Ultima riflessione. Qualsiasi ricostruzione, pur con tutte le accortenza e norme antisismiche, cela comunque il pericolo di finire di nuove in mezzo alle macerie. Sappiamo bene che la zone è una delle più sismiche del mondo e anche le intensità più “lievi” portano disastri per la poca profondità degli eventi. Converrà ricostruire sullo stesso punto e vedersi in un futuro, anche lontano nel tempo, di nuovo con la casa a terra? D’altra parte, l’isola oramai è una colata diffusa di cemento e quindi anche qualsiasi spostamento è difficile. Ci sono tantissime case vuote però. la vogliamo smettere con le speculazioni “estive” e aprire queste case all’affitto o anche alla vendita a chi ne avrebbe disperato bisogno? So che parlo contro un muro ma la speranza di un cambiamento in questa direzione rimane.