LE OPINIONI

IL COMMENTO Il tempo e le sue declinazioni

DI GIUSEPPE LUONGO

Abbiamo spesso discusso dei luoghi per la difesa dell’ambiente nel quale viviamo, ma poco o per nulla del tempo che l’uomo vi ha trascorso, trasformandolo per renderlo vivibile. Con le riflessioni che seguono proviamo a dare spazio al tempo. Se il lettore ci segue scoprirà quanto sia rilevante questo parametro fisico per l’evoluzione delle società umane fin dalla preistoria.

Il tempo è scoperto e declinato in funzione dell’evoluzione della conoscenza acquisita dalla specie Homo Sapiens. Un salto rivoluzionario nella concezione del tempo è effettuato dalla evoluzione della specie umana verso l’Homo Faber. La transizione tra l’utilizzo delle risorse naturali per cibarsi dei prodotti naturalmente cresciuti nell’ambiente nel quale si è immersi, all’intervento diretto dell’uomo per produrre il cibo per la sopravvivenza produrrà una profonda modifica nella percezione del tempo. Questa rivoluzione produrrà la nascita dell’agricoltura e con essa si avrà lo sviluppo delle popolazioni, per l’abbondanza del cibo prodotto. Non sarà un caso che le prime civiltà stanziali si formeranno nelle aree pianeggianti con suoli fertili, ricchi d’acqua e in climi temperati, come la Mesopotamia. In queste condizioni il trascorrere del tempo non si segue nella passività, ma si rispetta il tempo necessario agli interventi da realizzare con la necessaria periodicità, condizionata dai cicli delle risorse naturali che a loro volta sono determinati dai fenomeni meteorologici e climatici. Questi processi hanno una diversa declinazione, in quanto i primi hanno tempi di ritorno brevi, ovvero i loro cambiamenti sono di breve durata, come le stagioni, o ancor più brevi con variazioni all’interno delle stesse stagioni. Quindi chi operava in agricoltura, quando mancavano gli strumenti tecnologici oggi disponibili, aveva da declinare anche un tempo della durata breve in giorni, settimane, mesi per la produzione. L’aspetto climatico o, meglio, la variazione del clima non era in passato un elemento percepito come una variabile, bensì come una caratteristica permanente del sito. La declinazione del tempo profondo è stata a lungo patrimonio di quanti erano dediti alla pastorizia. La necessità dei pascoli per gli animali produceva innanzitutto la divisione del tempo in due stagioni e la collocazione del gregge in due siti. A questa esperienza si accompagna, per i pastori, quella del tempo sospeso per la successiva transumanza e il tempo breve per accudire gli animali al pascolo. Poi l’uomo conquista un nuovo successo, con il quale modifica il suo rapporto con l’ambiente, quando ragionando è capace di risolvere problemi senza passare attraverso un processo fisico di prove ed errori. Invece di tentare di fare una cosa con le proprie mani, e magari produrre un disastro, la fa usando idee. Alla ragione tocca operare con simboli e non con cose e azioni nel mondo esterno. Questo passaggio è definito <emancipazione dell’uomo dalla schiavitù del concreto>. Le idee divengono un elemento effettivo nell’ambiente di ogni società umana, così come il mondo della natura esterna.

Per entrare in relazione con questo mondo immateriale la società ha bisogno di strumenti che investano lo spirito e che potremmo identificare con l’ideologia. Secondo gli antropologi l’ideologia tende a tenere unite le società in quanto facilita il funzionamento dell’economia, mentre secondo la concezione materialistica della storia l’economia determina l’ideologia. Senza questa attrezzatura spirituale le società tendono a disgregarsi.

Probabilmente sarà il pensiero filosofico sviluppato in Grecia a tenere unita la comunità organizzata in polis e colonie nel Mediterraneo. Un pensiero così robusto da aver influenzato lo sviluppo del mondo e la cultura occidentale per secoli, con tracce profonde ancora determinanti.

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In anni recenti gli effetti del cambiamento climatico previsto e temuto per gli effetti negativi alle aree densamente popolate siano per lo sviluppo di condizioni meteo estreme, capaci di produrre temporali di elevata energia su vaste aree e di innalzare il livello del mare, sommergendo le aree caratterizzate da coste basse, ha suscitato interesse diffuso e l’avvio di un dibattito tra sostenitori di tale cambiamento e negazionisti. Da questo dibattito è emerso l’interesse per le cause delle ere glaciali registrate negli strati geologici più recenti. Questo processo ha portato l’attenzione a un tempo geologico recente. Ma la geologia tra fine Settecento e metà Ottocento ha rivoluzionato il concetto del tempo, introducendo il Tempo profondo. La superficie della Terra ha modificato continuamente il suo aspetto con la modifica della collocazione delle terre emerse e degli oceani, la formazione di catene montuose e la loro disgregazione attraverso l’azione delle acque dilavanti, la formazione di sedimenti marini, la loro trasformazione in rocce dopo aver subito processi all’interno della Terra. Tutto è avvenuto in tempi lunghi, secondo cicli della durata di centinaia di milioni di anni in una Terra formatasi più di 4 miliardi di anni fa come corpo con una superficie solida.

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Nei nostri territori vulcanici che hanno modellato il Golfo di Napoli si confrontano rocce di qualche centinaio di milioni di anni con le aspre alture della Penisola dei Monti Lattari che si fronteggiano con il più dolce paesaggio vulcanico di Ischia, Campi Flegrei e Vesuvio con età di poche centinaia di migliaia di anni. Immaginare il significato del tempo in questi luoghi per l’umano è un’impresa significativa, restiamo sbalorditi se la Scienza non ci aiuta.

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