IL COMMENTO Il turismo e l’isola “orfana” dei russi

DI MARCO BOTTIGLIERI
La guerra in Ucraina e le sanzioni imposte dall’Occidente a Mosca fanno tremare il settore turistico dell’isola d’Ischia e in generale quello italiano, già falcidiato da due anni di pandemia. Questa volta il colpo arriva sul filone del lusso, quello che da anni è il segmento che nel nostro Paese i turisti russi alimentano. Turisti che amano le mete più glam: lo shopping a Milano, il mare della Versilia, la Costa Smeralda, le terme di Ischia. Turisti che nel gergo di settore vengono detti “altospendenti” o “Bigspender”, un altro modo per dire che proprio non badano a spese. Per capire l’entità della batosta, occorre fare un passo indietro,al 2019, fiera Mitt Moscow: crescita del settore del 4,5 per cento e l’Italia considerata la meta turistica preferita dai russi in Europa e la terza nel mondo, dopo Turchia e Thailandia. Prima della crisi Covid, come riferito da Assoturismo Confesercenti, il turismo russo generava nel nostro Paese 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze. Ad Ischia contavamo oltre 200 mila presenze, un turismo tra l’altro dilatato nel tempo. Già dalla Pasqua ortodossa (che nel 2022 cade il 24 aprile) erano attesi i primi arrivi , che proseguivano fino ad autunno inoltrato. Global Blue, attiva nel settore del tax free shopping, ha pubblicato un approfondimento sulle attività dei turisti russi e ucraini in Italia, per valutare quali mete italiane rischiano di subire gli impatti maggiori.
I russi hanno sempre avuto una importanza significativa per il tax free shopping italiano – si legge nella nota dell’azienda -. Nel 2019, infatti, rappresentavano la seconda nazionalità per acquisti (12% del totale del mercato) con interessanti prospettive di crescita, dal momento che il loro shopping aveva registrato un +8% rispetto al 2018. Sull’isola d’Ischia invece i russi rappresentavano il 60% del totale del mercato dello shopping dei turisti extracomunitari, con uno scontrino medio di 1000 euro. Numeri ma soprattutto incassi che avevano portato a un’accoglienza dedicata: più personale e anche tour operator formati in lingua russa . Tutto ridimensionato causa pandemia ma costretto a un arresto ulteriore a causa delle sanzioni e del conflitto che faranno calare se non azzerare gli arrivi.
Ischia sognava il ritorno dei turisti russi; nel 2019 l’Isola verde era scelta dal 65 per cento dei russi che arrivavano in Campania. Anche in questo caso, terme, spa e fascia luxury cinque stelle erano le mete più ambite. Oggi in forte crisi: diversi hotel sono venduti all’asta e le strutture ricettive sono indebitate con le banche. Un settore che nel 2022 vedeva la possibilità di un riscatto proprio grazie a quel trend pre-pandemia e almeno 10 anni di lavoro, con tour operator e destination manager volto a costruire una linea fidelizzata di bigspender russi. Difficile capire oggi le tendenze con quello che sta accadendo, ma sicuramente dovremmo spostare le nostre aspettative di ripresa al 2023. Nella scorsa stagione, mentre abbiamo lavorato bene con il mercato italiano, con la Russia è stato più complesso a causa della questione del riconoscimento dei vaccini. Ora prevediamo ulteriori difficoltà per questo segmento turistico. Ma la preoccupazione maggiore riguarda il conflitto e la tragedia umana che porta con sé.
* CONFESERCENTI ASSOTURISMO CAMPANIA