IL COMMENTO Il turismo nei ponti pasquali

DI LUIGI DELLA MONICA
“Sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. Come è usuale tutti gli operatori si preparano a scaldare i motori per accogliere i turisti pronti a visitare la nostra isola per i ponti religiosi e civili delle prossime settimane ma regna la totale incertezza sul flusso dei futuri ospiti. Mentre luglio, agosto e parte di giugno sono al sicuro in termini di prenotazioni, i piccoli operatori non sanno nel brevissimo periodo di bassa stagione, per dare ossigeno all’ozio invernale, se dovranno “fare a botte” per respingere domande ossessive di servizi turistici in genere. Questa notazione mi risulta vigente per Ischia Ponte, ma non posso dire altrettanto per il versante Ovest, Forio su tutti, che sembrerebbe più fortunata. Ma alla fortuna non credo, sia per motivazioni personali di ordine religioso, sia perché l’uomo è il solo artefice del proprio destino. Evidentemente altrove sull’isola, sempre nell’ottica della disomogeneità di intenti ed obiettivi, protesi a voler prevalere sul vicino campanile, si è pensato che fornire al turista un’idea, una programmazione di eventi e di opportunità ricreative sia un fattore di propulsione di maggiore attrattiva.
Badate bene cari lettori, sulla terraferma, in viaggio per l’Italia, mi risulta che stia sempre di più ingenerandosi l’opinione che Forio sia più ricca di eventi, rispetto agli altri comuni, che si stanno considerando le cosiddette mete tranquille per pensionati e bambini in tenera età; quasi come se l’orizzonte dei potenziali ospiti sapesse che a Forio ci sia la movida e negli altri posti il riposo totale. Per carità, onore al lavoro degli operatori di settore, ma evidentemente quando non si raggiunge l’overbooking degli alberghi, che si mantengono sul filo sottilissimo del lavoro interinale, che da ultimo avrebbe “contagiato” anche i ristoranti, rischiamo di mandare in default l’indotto artigianale e\o manifatturiero dell’isola, nonché il commercio di lusso medio-piccolo. Il tutto collide con collegamenti marittimi allineati su orari scomodi, eccessivamente costosi nel corrispettivo ed anche predisposti ad accogliere una pletora di veicoli a motore non necessari per il congestionamento della viabilità insulare e per l’ecosistema generale e particolare. Il divieto di sbarco dalla terraferma non deve discriminare i soli cugini campani, che poi si invocano a piacimento per i finanziamenti regionali, ma tutto il territorio continentale: nessuno deve mettere piede, o meglio ruota, come accade nelle vicine isole pontine, che non sia residente e\o autorizzato in deroga, perché il territorio non lo consente. Si devono costruire parcheggi destinati agli ospiti delle isole, in prossimità degli hub portuali di Napoli e di Pozzuoli a prezzi accessibili, non certo a 50 euro giorno, impulsare gli autonoleggi locali e potenziare il trasporto pubblico terrestre, in alternativa ed in armonia con i taxi, che a mio sommesso avviso restano eccessivamente cari, oltre che assurdi – ragiono con la mente dei turisti – in termini di differenziazioni di tariffe per i sei comuni.
Gli armatori non hanno nulla da temere, visto che gli autoveicoli commerciali sono sempre disponibili a consentire il pieno carico, non mancando i forestieri pronti al transito a tutte le ore, mentre avrebbero un’impennata positiva i servizi portabagagli, come del resto nella vicina Capri accade. Regna la improvvisazione e l’affidamento agli auruspici: il volo degli uccelli nell’antica Roma, anche se da ultimo l’argomento è stato di interesse di un presunto bracconiere. Per questo, il piccolo gestore non sa oggi nel 2025, perché non gli forniscono inconsapevolmente o volutamente le informazioni degli arrivi, se nelle prossime settimane dovrà accogliere 10 o 100 turisti al giorno… tutto si allinea sulle previsioni dei due mesi centrali dell’estate, per cui possiamo attenderci prezzi quadruplicati, su di un’isola che deve incassare il deficit di dieci mesi di stallo, per recuperare tutto in luglio ed in agosto. Questo fenomeno è il lento declino di una debug del sistema “Ischia” che si basa da troppo tempo sulla richiesta di turismo di lusso russo, ormai estinto, su di una richiesta americana che sarà certamente influenzata dai dazi di Trump e su di una totale non curanza del mercato floridissimo dell’Est asiatico, o Arabo, che avrebbe salvato l’isola dalla crisi strutturale di cui è vittima a far data dal post sisma 2017.
Nemmeno vi è capacità di posizionare l’ancora di salvezza del turismo italiano, proprio perché esso si duole della assoluta dicotomia della offerta, laddove alberghi a 4 stelle consentono il pernottamento pensione completa a 350 euro settimanali, anche in alta stagione, mentre residence e b&b chiedono almeno 80\100 euro al giorno per famiglia. Resiste ancora la mentalità miope ed inestirpabile, che, tirando le somme, sempre nel mucchio ci sarà qualche turista che potrà colmare il deficit strutturale del fare impresa con improvvisazione, tanto, anche se il “butta dentro” è stato dichiarato illecito, come da ordinanze sindacali delle ultime ore, il vuoto per pieno ci sarà sempre. Il rimedio è uno solo: consorziarsi e fare squadra, altrimenti l’isola sprofonderà in un bradisismo inverso che è già in atto e che si vuole far finta di non vedere.
* AVVOCATO