LE OPINIONI

IL COMMENTO Il Valentino e Don Carlo, due entità inconciliabili

DI LUIGI DELLA MONICA

In questi giorni, a parte la pessima condizione meteo dell’ultima settimana di settembre, si è mormorato a tambur battente su questioni di impatto sociale e storico, ma non certamente influenti sulla buona vita isolana. Una sensibile levata di scudi si è portata ora dalla comunità cattolica, fedele a Don Carlo Candido, per il cui trasferimento dalla precedente sede parrocchiale si sarebbe gridato allo scandalo, ai veleni, alle serpi in seno alla stessa Chiesa e benissimo ha fatto il protagonista stesso ad ammonire alla riservatezza ed al silenzio. Altrettanto clamore ha suscitato il noto imprenditore isolano “by night” sig. Marcello Bondavalli, che annunciava la chiusura della sua attività con sede in Piazzetta dei Pini: “New Valentino”. Cosa hanno in comune questi due personaggi nostrani? Apparentemente nulla, se non che entrambi costituivano e\o costituiscono attrattive giovanili, il primo spirituale, il secondo secolare e laico. Una sorta di acqua santa e diavolo, come il “Tao” cinese, in cui In e Iang si equivalgono in bianco e nero. A parte le retoriche e le discussioni sterili, questi soggetti su nominati, mi hanno fatto riflettere che la coscienza sociale collettiva ad Ischia non è sopita. Vi è ancora la voglia di pensare, parlare, esprimere la propria opinione, bella o brutta che sia, ma pur sempre frutto di una mente umana che si chiede il perché e ragiona.

Il nostro giornale persegue umilmente lo scopo di ridestare le menti dei cittadini isolani dalla rassegnazione allo stato delle cose. Nel caso di Don Carlo la comunità ha manifestato il proprio disappunto, anche se ritengo forse eccessivo entrare nel merito delle dinamiche ecclesiastiche, pur sempre vincolate al voto della obbedienza, per cui interferire troppo negli affari di culto finisce per ingenerare equivoci e maldicenze che non giovano alla serenità di alcuno. Per quanto riguarda il patron del “Valentino” gli si è ascritto un merito di aver scritto la storia dell’isola. Chino il capo, perché non lo conosco personalmente e rispetto l’altrui pensiero, ma ritengo che sia eccessivo; almeno lo scrivente non è il Presidente delle Repubblica Italiana che conferisce onorificenze del Lavoro all’esito di una severa istruttoria. Pur tuttavia, necessitando di rimanere il Sig. Bondavalli ed il suo compianto fratello nei ricordi rosei e fiorati della bella vita ischitana, non ritengo che le pagine della storia le scrivano gli imprenditori del divertimento notturno. La storia appartiene a quei validi musicisti che hanno calcato i palcoscenici delle discoteche e spiagge isolane, ai giovani frequentatori del territorio, nostrani e forestieri, che hanno trascorso momenti di vita spensierata, ai barman ed agli addetti alla sicurezza, che erano il volto dell’isola e per l’isola in questo ed in altri locali notturni. La storia appartiene ai ragazzi lavoratori del settore turistico che per una serata al “New Valentino” sognavano tutta la settimana lo smonto dal servizio, ai giovani universitari in vacanza che anelavano la fine della sessione estiva di esami per danzare spensierati. Ciò non di meno, si può argomentare che quell’anelito di vita e “grande bellezza” ischitana possa terminare con la chiusura disposta dal sig. Bondavalli. Ho letto frasi di commiato del tipo: “Vedremo se chi vi succederà sarà all’altezza”. Ritengo che tutto questo sia distonante con un semplice avvicendamento generazionale, poiché il locale si chiuderà soprattutto per l’enorme ciclo di anni, ben 45, che in mancanza di eredi diretti doveva giocoforza terminare.

Sicuramente tutto quel pulsare di vita e spensieratezza non è tramontato, perché altrimenti dovrei seriamente preoccuparmi se non ho visto sui social ischitani una sola frase di sensibilizzazione per le uccisioni di giovani donne in Iran, oppure per il genocidio che emerge via, via che i nostri fratelli ucraini liberano le aree del Nord Est occupate dai russi. Questa stessa dinamica, non mi fa comprendere la ragione di tante polemiche per il cambiamento di sede del bravissimo Sacerdote don Carlo. Io stesso ebbi la gioia, perché tale è, di conoscerlo nel lontano 2005 quando si trovava nella frazione di Ischia – Sant’Antuono e con immensa felicità me lo sono trovato a celebrare il mio matrimonio nel 2011, ma una sola volta, dapprima che nascesse mio figlio, mi esortò ad invocare il Santo Papa Giovanni Paolo II per il concepimento. Superstizione, fariseismo, credenze medievali che possano suscitare nei lettori non credenti le mie parole, posso testimoniare che la lontananza fisica da Don Carlo non ha mai inficiato su di me e sulla mia comunione spirituale con il suo sacerdozio: ogni anno all’anniversario del mio matrimonio con affetto mi invia un augurio, puntuale come un orologio svizzero.

Le forti contestazioni sul suo trasferimento mi fanno ritenere che alcuno possa ritenere che il rapporto con la chiesa locale debba essere morboso e personalistico, ma ben venga se il nostro don Carlo, che credo non lasci l’isola, sia reperibile qualche centinaio di metri più distante. Vedendo le interviste di Teleischia ho udito una qualche definizione del sacerdote come una sorta di promotore del turismo e dell’accoglienza nel borgo di Ischia Ponte. Non ho ascoltato il parere dell’interessato sull’argomento, ma a mio sommesso avviso credo che sia una qualifica inidonea da imputare a Don Carlo Candido, il quale ha il solo unico merito di occuparsi della parte metafisica degli uomini e delle donne, non del divertimento materiale come il su citato Bondavalli. Le filosofie di spensieratezza sono inversamente proporzionali, come gli antichi greci argomentavano il contrasto fra Apollo e Dioniso, il primo dio della saggezza e della ragione, il secondo dio del vino e della sregolatezza. Don Carlo si occupa di anime, spiriti ed intelletti, anche se non guasta la preghiera con il canto, il ballo e la buona cucina, Bondavalli si curava del divertimento laico di uomini\donne, ma con o senza di loro la comunità isolana deve andare avanti ed interrogarsi perché è così arroccata sul conservatorismo e non sul rinnovamento. È il momento di aprirsi a nuovi progetti e nuove risorse strutturali, non rinchiudersi sulla torre asserendo talvolta in maniera anacronistica: “Ischia questo è, se non ti conviene prendi il traghetto e te ne vai”. Non si può accettare il discorso che siccome alcuni uomini hanno fatto bene, benissimo, come Don Carlo e Bondavalli, nelle rispettive aree di pertinenza, dopo di loro ci debba essere il vuoto. Questo stesso discorso di rassegnazione al cambiamento in cui gli isolani non credono ha condotto molte strutture alberghiere di pregio a cercare di chiudere o vendere, ma esiste un sottile e subliminale messaggio non detto che vuole nascondersi dietro la “grande bellezza” ischitana per chiedere un maggior prezzo che non è ancorato alla realtà.

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Il nostro tempo ipertecnologico ed ipersonico, globalizzato che non consente alle libere menti di radunarsi per cacciare via i dittatori – si vedano Russia, Iran, Afganistan, Cina –, impone parimenti di sollevarsi repentinamente dal pantano ideologico, poiché altrettanto repentinamente se la mentalità isolana non si libererà di retaggi vetero-Rizzoli-ani nel ricambio generazionale perderà la sua identità turistica ed il suo patrimonio ideale a favore di realtà imprenditoriali di dubbio valore. Libertà di pensiero per i casi Don Carlo e Bondavalli, ma è necessario evitare le esagerazioni.

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antonio

Sono pienamente d’accordo, il Valentino sarà stato anche l’unico locale da ballo dell’isola per tanti anni, anche perchè non ha avuto concorrenza, ma era pur sempre un garage interrato, e non vedo quali particolari meriti ha avuto il gestore, per don Carlo poi non sappiamo veramente quali sono stati i motivi dello spostamento, ma ci sono cose ben più importanti da dire e da fare

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