LE OPINIONI

IL COMMENTO Il Vescovo, il patronato e i decreti prevedibili

di Lello Montuori

Tanto tuonò che piovve. Alla fine il Vescovo ha deciso. All’esito di un lungo procedimento che -a leggere le premesse dei decreti- risale addirittura al Luglio del 2017 per essersi sul punto già pronunciata con proprio parere la Congregazione per il Clero, il Vescovo ha dichiarato cessato il privilegio del diritto di patronato con annesso diritto di presentazione, per la nomina dei Parroci di Santa Maria Maddalena a Casamicciola e di San Vito a Forio. Chiarissime in punto di fatto le motivazioni degli atti: non solo e non tanto la libertà del Vescovo, Padre della famiglia del Presbiterio, di conferire uffici e benefici fra i suoi sacerdoti come previsto dal Decreto del Concilio Vaticano II Christus Dominus, ma, e di più ancora “il fondato timore che la nomina a Parroco possa essere percepita da alcuni membri del popolo di Dio, sia laici che presbiteri, come un diritto da conquistare anche con l’aiuto delle istituzioni civili e non come servizio da accogliere in obbedienza al Vescovo per il bene della Chiesa>> oltre che <<le circostanze notevolmente differenti rispetto al tempo in cui il privilegio fu concesso in ragione della mutata sensibilità a livello di Chiesa Universale sul tema della nomina dei parroci, che ha già prodotto per altre Parrocchie la rinuncia al diritto di Patronato da parte delle amministrazioni dei Comuni di ISCHIA, Barano e Serrara Fontana”.

Qualcuno si sentirebbe di dire, in cuor suo, che non siano validissime ragioni queste, per porre fine a privilegi di oltre cinquecento anni fa, maturati in contesti assai diversi e storicamente superati? Io credo di no. E mi piace credere che anche i Sindaci e gran parte degli amministratori di Casamicciola e Forio che conosco e di cui ho stima, siano convinti -in cuor loro- delle validissime ragioni poste a fondamento dei decreti vescovili.  Mi metto tuttavia nei loro panni. Essi amministrano comunità vive, direi anche vivacissime, con un profondo senso di appartenenza e identità, con un attaccamento alle tradizioni e alla cultura locale che è esso stesso patrimonio di una comunità. Tuttavia ci sono casi in cui a chi rappresenta una comunità, è richiesto di antivedere, di andare persino oltre la comunità che rappresenta, di guidarne le scelte, anziché di assecondarle, per costruire un nuovo modello di comunità, più aperto, più libero dal passato, più autentico. Nessuno può negare che all’interno dei Consigli Comunali delle nostre comunità potrebbero riprodursi secondo schemi di appartenenza alle famiglie, ai gruppi consiliari, alle forze politiche, le logiche che troppo spesso regolano le nomine dei Comuni negli enti pubblici, nelle società partecipate, negli organismi comunali e sovracomunali. È un pericolo che esiste e che noi ischitani, da sempre divisi su tutto, non siamo mai stati capaci di fugare.

Le autorità civili di qualsiasi Comune, in qualsiasi Diocesi, devono restare alla larga dalla nomina dei Parroci, perché vi sono diversità di carismi, e diversità di ministeri ma uno solo è lo Spirito che opera tutto in tutti, e non c’è Consiglio Comunale, Giunta o Sindaco che interpretando il genuino sentimento del popolo, possa suggerire ad un Vescovo il Parroco più adatto per una comunità di fedeli, per quanto possa essere glorioso il passato di quella Parrocchia o risalente il privilegio che le fu riconosciuto. Il Vescovo Lagnese non ha commesso gli errori procedurali del suo amato predecessore e le condizioni in punto di diritto risultano oggi assai diverse da quelle che opposero e poi videro vittorioso il Comune di Casamicciola e uno dei presbiteri della terna richiesta e poi tralasciata dal Vescovo dell’epoca, nel procedimento per la nomina del Parroco di Santa Maria Maddalena, dinanzi alla Congregazione competente per la decisione sul ricorso interposto contro l’atto di nomina del Parroco. Difficilmente un nuovo ricorso – sempre possibile come emerge dai Decreti di cessazione del privilegio ai sensi dei canoni 1734-1737 del Codice di diritto Canonico – potrà vanificare la decisione dell’Ordinario Diocesano. Anche se la Diocesi forse più piccola d’Italia e i suoi abitanti sono storicamente inclini a colpi di scena e a battaglie di principio.

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